Componimenti poetici di Vincenzo Padula (17 in lingua italiana e 2 in dialetto calabrese) che non erano stati inclusi nell’edizione in due volume delle Poesie di Padula pubblicata a Napoli nel 1894 a cura di V. Julia.
Dall’incipit del libro:
Deh! lasciatelo solo in mezzo a l’onde,
Eternamente a la balìa del mar…
Fuggi, fuggi da noi — gridan le sponde,
Fuggi — l’eco ripete — e non tornar.
Quando risonerà l’ultimo giorno
Che l’invecchiato mondo avvamperà,
Solo allora ei potrà fare ritorno
A crescer l’ira de l’estrema età.
Ma, fino a quando non sarà quell’ora,
Dovrà sui flutti instabili vagar;
L’ira di Dio che le sue tracce odora,
Lo caccierà da un mare a l’altro mar.
Dategli un vascel negro e senza remi,
Come quel de la morte e del dolor,
Negra la vela, che senz’ aura tremi
Col rantolo allungato di chi muor.
Tra il ciel immenso l’esacrato legno
E il mare immenso si vedrà sparir,
Immenso il ciel come di Dio lo sdegno,
Immenso il mare come il suo fallir.
E mentre sorgeran madidi ed irti
I suoi capegli, sotto l’onde udrà
Un labbro mormorar: Non puoi pentirti,
E troppo tardi; o sciugurato, va! —
Ed egli andrà da l’uno a l’altro polo,
Sempre con la speranza d’arrivar;
Ma, sempre maledetto e sempre solo,
Vedrà dopo d’un mare un altro mar.


