Ann Radcliffe nacque a Londra il 9 luglio 1764; era figlia unica e il padre – William Ward – aveva un negozio a Holborn, forse di mercerie o di tessuti pregiati.
In realtà non sono molte le notizie a noi pervenute sul conto della scrittrice, al punto che la poetessa Christina Rossetti, che aveva iniziato a scriverne la biografia, dovette rinunciare scoraggiata dalla scarsità del materiale a sua disposizione. Ogni lavoro in tal senso si basa su una nota necrologica del 1824, per la quale i dati furono in massima parte forniti da William Radcliffe, marito della scrittrice, e su una Memoir posta a prefazione dell’edizione del 1826 di Gaston de Blondeville, probabilmente scritta dallo stesso William Radcliffe.
La Prefatory Memoir di Walter Scott all’edizione completa dei romanzi pubblicata nel 1824, sembra sia piuttosto imprecisa. Su questi dati sono basati i migliori studi biografici sulla Radcliffe: il primo capitolo di Ann Radcliffe in Relation to Her Time di Clara Frances McIntyre e Ann Radcliffe di Aline Grant, che non aggiunge in pratica niente ai fatti già noti, ma fornisce una rievocazione dell’atmosfera che contribuì a formare la personalità dell’autrice che è efficace e suggestiva.
Sia il padre che la madre erano strettamente imparentati con professionisti noti ed affermati che appartenevano quindi a una classe certamente più elevata. Fra questi Thomas Bentley, persona di grande cultura, che aveva sposato la sorella della madre di Ann ed era socio e consulente artistico della famosa casa di porcellane Wedgwood. Ann fu spesso ospite per lunghi periodi dello zio, ed è probabile che, ancora giovanissima, nella sua casa abbia avuto occasione di conoscere alcune figure dell’élite intellettuale londinese, tra cui la famosa Mrs. Montague.
Ann aveva solo otto anni quando la sua famiglia si trasferì a Bath, dove al padre fu affidata la direzione di un negozio che era stato aperto dalla ditta Wedgwood. I Ward si installarono nel centro di Bath, nella Milsom Street; nella zona adiacente alla loro abitazione si trovavano alcune biblioteche circolanti che indubbiamente alimentarono la passione di Ann per la lettura. A Bath dimorava Sophia Lee, l’autrice del romanzo pseudo-storico The Recess (1785), che insieme con le sorelle aprì una scuola per giovinette della quale Ann Ward probabilmente seguì i corsi, subendo così l’influenza della Lee, cosa che senza dubbio costituì altra circostanza favorevole nella formazione della futura scrittrice.
Nel 1787 la giovane sposò William Radcliffe, matrimonio che fu ostacolato dalla madre di Ann, forse a causa delle opinioni politiche di William, che pare fosse un radicale, o per il poco affidamento che veniva dalla professione di giornalista, intrapresa da William dopo l’abbandono di quella di avvocato per la quale si era preparato a Oxford; timori che si rivelarono infondati, visto che William Radcliffe divenne in seguito proprietario del “English Chronicle”.
Dopo il suo matrimonio si fanno ancora più scarse le notizie sul conto di Ann Radcliffe, ma si può intuire che il suo fosse un matrimonio felice e che il marito la incoraggiasse nella sua attività letteraria. Nel 1794 intrapresero un viaggio in Olanda e in Germania, profittando di una breve tregua nelle operazioni belliche che imperversavano in quegli anni nella zona da loro visitata.
La carriera letteraria della Radcliffe si aprì nel 1789 col modesto successo riportato da The Castles of Athlin and Dunbayne, per chiudersi già nel 1797 con The Italian, quando la scrittrice era ormai molto nota e ogni suo libro era un grande successo letterario. Scrisse tra il 1802 e il 1803 un nuovo romanzo, Gaston de Blondeville, or the Court of Henry III keeping Festival in Ardenne, ma non volle che fosse pubblicato. Fu dato alle stampe, postumo, a cura del marito, ma è di livello nettamente inferiore ai precedenti. I suoi sei romanzi furono pubblicati tutti a Londra ma da quattro diversi editori.
A differenza delle opere prodotte nell’ambito dello stesso genere narrativo (gotico) i romanzi di Ann Radcliffe contengono sempre una spiegazione razionale degli avvenimenti che erano apparsi a prima vista soprannaturali. Questo colloca l’opera della Radcliffe in pratica come capostipite del genere thriller moderno. In realtà gli elementi orrorifici dei suoi romanzi sono metafora delle inquietudini generate dall’imporsi del moderno sistema industriale, nell’ambito del quale la borghesia assumeva il ruolo di classe dominante creando ulteriori fratture nelle classi sociali emergenti.
Evidente anche l’influenza anticlericale proveniente dalla rivoluzione francese, ben accolta dalla borghesia puritana avversa alla chiesa romana. Il monaco Schedoni, protagonista del romanzo “The Italian“, condivide con padre Ambrosio di The Monk di Lewis il prototipo tenebroso e satanico sul quale si modellerà l’eroe byroniano.
A soli 33 anni, Ann Radcliffe si ritirò quindi dalla scena letteraria inglese, forse intuendo che la sua prosa, letterariamente collocabile come fase di transizione dal realismo della prosa settecentesca all’esplosione della fantasia romantica, stava diventando meno accetta da un pubblico più maturo e meno disposto ad accettare gli intrecci complessi ma spesso ovvi e banali dei suoi romanzi. Di lei non si ebbero più notizie, tanto che presero a circolare voci del tutto infondate sulla sua cattiva salute e perfino sulla sua morte, mentre in realtà è molto probabile che ella abbia trascorso serenamente la sua vita col marito.
La Radcliffe morì a Londra il 9 gennaio del 1823.
H. P. Lovecraft, nel suo classico saggio L’orrore soprannaturale in letteratura così parla di Ann Radcliffe:
Cinque anni dopo [rispetto alla pubblicazione di The Recess – 1785 – di Sophia Lee], tutti i lumi esistenti impallidiscono al sorgere di un nuovo astro di valore – Ann Radcliffe (1764-1823) i cui famosi romanzi fecero del terrore e della suspense una moda; costei stabilì nuovi e più alti modelli nel regno del macabro e dell’atmosfera che incute terrore, malgrado un vezzo provocatorio di distruggere i suoi stessi fantasmi da ultimo con elaborate spiegazioni meccaniche. Rispetto ai familiari accessori gotici dei predecessori, la Radcliffe aggiunse un genuino senso dell’ultraterreno nelle scene e negli episodi che si accosta al genio. Ogni tratto di scenario e di azione contribuisce artisticamente all’impressione di illimitato spavento che lei desidera suscitare. Pochi dettagli sinistri, come una traccia di sangue sulle scale del castello, un lamento da un sotterraneo lontano, o un magico canto notturno nella foresta possono, con il suo talento, evocare le più potenti immagini di orrore incombente, superando di gran lunga le stravaganti e laboriose descrizioni di altri. Né tali immagini sono in sé meno potenti per il fatto che vengono chiarite prima della fine del romanzo. L’immaginazione visiva della Radcliffe fu fortissima e compare sia nei tratti di deliziosi paesaggi – sempre in ampi contorni stupendamente pittoreschi, e mai minutamente descritti – sia nelle fantasie del mistero.
Le sue principali debolezze, a parte l’abitudine del disinganno prosaico, sono una tendenza alla geografia e alla storia errata e una fatale predilezione a infarcire i suoi romanzi di insipide poesiole, attribuite all’uno o all’altro dei personaggi.
Ann Radcliffe scrisse sei romanzi: The Castle of Athlin and Dunbayne (1789), A Sicilian Romance (Una avventura siciliana) (1790), The Romance of the Forest (L’avventura dalla foresta) (1792), The Mysteries of Udolpho (I misteri di Udolfo) (1794), The Italian (L’italiano) (1797) e Gaston de Blondeville composto nel 1802 ma pubblicato postumo nel 1826. Di essi, Udolpho è di gran lunga il più famoso, e può essere preso a prototipo del migliore racconto gotico della fase iniziale. È la cronaca di Emily, una giovane francese trapiantata in un antico castello funesto sugli Appennini, a seguito della morte dei genitori e il matrimonio di sua zia con il signore del castello, l’intrigante nobiluomo Montoni. Suoni misteriosi, porte aperte, leggende spaventose, e un orrore innominabile in una nicchia dietro un velo nero, tutto congiura in rapida successione a snervare l’eroina e la sua fedele ancella, Annette; ma alla fine, dopo la morte della zia, la ragazza fugge con l’aiuto di un compagno di prigionia da lei scoperto. Durante il viaggio di ritorno in patria, Emily si ferma ad un castello pieno di altri orrori – l’ala abbandonata dove abitava la defunta castellana, e il letto di morte con il nero drappo funebre – ma alla fine riguadagna sicurezza e felicità con il suo amante Valancourt, dopo la rivelazione di un segreto che per un certo tempo aveva avvolto la nascita della ragazza nel mistero. È chiaro che si tratta di materiale corrente rielaborato; ma la rielaborazione è così buona che Udolpho sarà sempre un classico. I personaggi della Radcliffe sono fantocci, ma lo sono meno spiccatamente di quelli dei predecessori. E quanto alla creazione della atmosfera ella occupa un posto preminente fra i contemporanei.
Degli innumerevoli imitatori della Radcliffe, il romanziere americano Charles Brockden Brown è il più affine per spirito e metodo. Come lei, danneggiò le sue creazioni con spiegazioni naturali, ma come lei, egli ebbe un fantastico potere nel creare l’atmosfera adatta, il che dà ai suoi orrori una spaventosa vitalità finché rimangono senza spiegazione. Egli differì dalla Radcliffe per lo sprezzante rifiuto degli accessori e oggetti scenici gotici esteriori, scegliendo invece moderni scenari americani per i suoi misteri; ma tale disconoscimento non si estese allo spirito e al genere di episodi gotici.
Nota bibliografica:
- The Castles o f Athlin and Dunbayne; a Highland story, Hookham, 1789;
- A Sicilian Romance, Hookham, 1790 (in due volumi.);
- The Romance of the Forest: interspersed with some Pieces of Poetry, Hookham, 1792 (in tre voll.);
- The Mysteries of Udolpho: a romance interspersed with some Pieces of Poetry, Robinson, 1794 (in quattro voll.);
- The Italian, or The Confessional of the Black Penitents: a romance, Cadell, 1797 (in tre voll.);
- Gaston de Blondeville, or the Court of Henry III keeping Festival in Ardenne: a romance, Colburn, 1826. (Dei quattro volumi dell’edizione del Colburn Gaston de Blondeville occupa una parte del primo, tutto il secondo e 87 pagine del terzo).
Opere varie:
A Journey made in the Summer of 1794 through Holland and the Western Frontier of Germany, with a Return down the Rhine: to which are added Observations during a Tour to the Lakes of Lancashire, Westmoreland, and Cumberland, Robinson, London 1795.
St Alban’s Abbey: a metrical tale e Some Poetical Pieces, furono inclusi dal Colburn nei quattro volumi già ricordati a proposito del romanzo postumo della Radcliffe.
Come curiosità, che dimostra come a volte i bibliotecari sbagliano nell’attribuire opere ad autori, ricordiamo che la Cambridge Bibliography dell’inizio del secolo incluse fra i libri della scrittrice The Female Advocate, or an Attempt to recover the Rights of Women from Male Usurpation, del 1795, che è invece di Mary Ann Radcliffe, di Kennington Cross; tale errore viene a tutt’oggi perpetuato da diversi commentatori, compresa la nota, a firma Michele Bottalico, presente sul grande dizionario enciclopedico fondato da Pietro Fedele (UTET); vi incluse anche The Poems of Ann Radcliffe, del 1816, che è una raccolta dei versi sparsi nei primi tre romanzi pubblicata senza l’autorizzazione della scrittrice da qualcuno che aveva accettata per vera la notizia circolante a quel tempo della morte di quest’ultima; e non esitò fra l’altro ad aggiungervene dei suoi. Opportunamente questi due libri sono stati giustamente esclusi dalla New Cambridge Bibliography of English Literature.Nel 1824 fu pubblicata postuma, probabilmente a cura del marito della scrittrice, un’edizione completa dei suoi primi cinque romanzi, con una Prefatory Memoir di Walter Scott.
Traduzioni italiane:
- I misteri del castello di Udolpho, 5 voll., Tipografia dell’Orfanotrofio, Milano 1863.
- I misteri del castello di Udolpho, 3 voll., Fratelli Ferrario, Milano s.d. (ma prima metà dell’800).
- I misteri di Udolpho. Roma, Theoria, 1989.
- I misteri di Udolpho; traduzione di Lidia Conetti, introduzione di Anna Luisa Zazo. Milano, A. Mondadori, 1998.
- I misteri di Udolpho; traduzione e note di Vittoria Sanna con introduzione di Viola Papetti. Milano, BUR classici moderni, 2010.
- Emilia e Valancourt. Napoli, presso Gaetano Nobile e C. vico Concezione a Toledo, n. 6, 1830.
- La foresta perigliosa, o, L’abbazia di Santa Chiara, Fratelli Ferrario, Milano 1863.
- La foresta, ossia L’abbazia di S. Chiara; traduzione dal francese del sig. De-Coureil. Roma, dai tipi di Costantino Mezzana calcografo-editore [s.d.], poi: Ajani 1823.
- La foresta, ossia L’abbazia di S. Chiara; (dall’inglese). Genova, Tipografia di M. De Carli, 1830.
- La foresta perigliosa o L’abbazia di Santa Chiara. Illustrata a colori da Luca Fornari. Milano, Società Editoriale Milanese, s.d. (1960?). Pubblicazione a dispense.
- Le visioni del castello dei Pirenei. Fratelli Ferrario, Milano s.d. (ma prima metà dell’800).
- Le visioni del castello dei Pirenei. Milano, Edoardo Sonzogno Edit., 1888 (Roma : Tip. Di Innocenzo Artero).
- Le visioni del castello dei Pirenei. Napoli, Presso Gaetano Nobile e C., 1827.
- Le visioni del castello dei Pirenei. Napoli, Batelli s.d.
- Le visioni del castello dei Pirenei, Firenze, A. Salani, 1902.
- Le visioni del castello, Torino : Tip. Ed. Taurinia di G. Giribone, 1937.
- I fantasmi del castello; Traduzione e prefazione di Irene Brin. Roma, F. Capriotti, 1944.
- Giulia o i sotterranei di Mazzini. Milano, O. Ferrario, 1877.
- I sotterranei di Mazzini. Milano, Carlo Simonetti Editore, 1883.
- Giulia o i sotterranei del castello di Mazzini. Milano, E. Sonzogno, 1889.
- Giulia o i sotterranei di Mazzini. Napoli, F. Casella fu Gennaro.
- Romanzo siciliano, a cura di Rita Bernini. Palermo, Sellerio, 1991.
- Il confessionale dei penitenti neri, o, Elena e Vivaldi;Fratelli Ferrario, Milano s.d. (ma prima metà dell’800).
- Elena e Vivaldi. Traduzione dal francese del signor De-Coureil. Napoli, presso Gaetano Nobile e C. editori, vico Birri a Toledo n. 20 primo piano, 1826.
- Elena e Vivaldi; traduzione dal francese del sig. De Coureil. Firenze [s.n.] [s.d.].
- Il confessionale dei penitenti neri. Roma, De Luigi, 1944.
- Il confessionale dei penitenti neri. Milano, Editoriale Corno, 1966.
- Il confessionale dei penitenti neri (L’italiano); prefazione di Giorgio Spina. Milano, Sugar, 1970.
- L’italiano, ovvero Il confessionale dei penitenti neri. Traduzione di Giorgio Spina. Roma, Theoria, 1990.
- L’italiano, ovvero Il confessionale dei penitenti neri; traduzione di Alessandro Gallenzi. Milano, Frassinelli, 1995.
- L’italiano o il confessionale dei Penitenti Neri in: I grandi romanzi gotici a cura di Riccardo Reim. Roma, Newton Compton, 1993.
- L’italiano, ovvero il confessionale dei penitenti neri; traduzione e introduzione di Alessandro Gallenzi; con un saggio di Mario Praz. Milano, Oscar Mondadori, 2011.
- Le paure di Matilde o La badia di Grasville. Fratelli Ferrario, Milano s.d. (ma prima metà dell’800).
- Gli spettri della Badia di Grasville. Milano, O. Ferrario, 1884.
- La tomba, storia inglese della sig.ra Radcliffe. Prima traduzione italiana. Livorno, Stamperia Vignozzi, 1817.
- La tomba. Milano Ferrario s.d.
- La tomba, storia inglese. Livorno, Francesco Tellini, 1865.
- La tomba, storia inglese. Firenze, O. Berni. s.d.
- La tomba. Roma, R. Perino, 1887.
- L’eremita della tomba misteriosa, ossia Il fantasma del vecchio castello. Napoli, dai torchi di Raffaello Di Napoli, 1825.
- Gli assassini di Ercolano o Celestina. Milano, F.lli Ferrario, 1876.
- Gli assassini di Ercolano. Traduzione dal francese. Milano, C. Simonetti, 1871.
- Lo scheletro vivente o la terribil vendetta. Milano, F.lli Ferrario, 1882.
Domenico De Ferrari (Genova 1804-Torino 1882) trasse da un romanzo di Ann Radcliffe il dramma in quattro atti Amalia di Vill’Altieri ossia Il fratricida punito, stampato a Milano, P. M.Visaj, 1833.
Fonti:
- Clara Frances McIntyre: Ann Radcliffe in Relation to Her Time, Yale University Press, 1920, Archon Books, 1970.
- Aline Grant: Ann Radcliffe, Alan Swallow, Denver 1951.
- Giorgio Spina: L’epoca d’oro dei “Tales of terror”, Genova 1970.
- H. P. Lovecraft: L’orrore soprannaturale nella letteratura, in Opere complete. Milano 1973.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti e Catia Righi.