Carlo Gastone della Torre di RezzonicoCarlo Gastone Gaetano della Torre di Rezzonico nacque a Como nel 1742. Ufficiale nell’esercito della soccombente coalizione franco-ispanica, il padre aveva lasciato la Lombardia e si era stabilito a Parma al termine della guerra di successione austriaca, e lì il giovane R. si segnalò nel collegio di nobili, dove per un quinquennio fu allievo del Bettinelli, che influenzò notevolmente i suoi indirizzi culturali.

Dopo un breve soggiorno assieme al padre dapprima a Roma per onorare suo cugino, il nuovo pontefice Clemente XIII, fu poi a Napoli, accolto nella scuola dei paggi del re Carlo di Borbone; nel 1760 rientrò a Parma e ben presto si accattivò i favori del duca Ferdinando di Borbone, stringendo amicizia con i letterati e i filosofi che il ministro L. Du Tillot aveva raccolto a corte, ma in specie col Condillac nel decennio in cui questi visse nel ducato come precettore del principe ereditario, e con l’ormai vecchio C. I. Frugoni, di cui seguì gli ultimi insegnamenti e divenne affezionato e prediletto discepolo.

Crescenti e continue incomprensioni caratteriali incrinarono rapidamente i rapporti col padre, peraltro preoccupato anche dalle scelte esistenziali del figlio, refrattario tanto alle lusinghe di una carriera ecclesiastica prevedibilmente onorevole, quanto alle prospettive di vantaggiosi matrimoni, sebbene compendiasse in sé le qualità del marito ideale oltre che del perfetto intrattenitore: faceto, colto, elegante, buon violinista, versato nel disegno, prestante ballerino e discreto poliglotta, a proprio agio nelle scienze esatte e nella fisica e di qualche ambizione filosofica, era infatti ricercatissimo a corte, non ultimo per l’abilità e la fantasia con le quali sapeva organizzare le feste, di cui fu a lungo estroso e instancabile regista.

Quando nel 1768 il Frugoni morì, R. ne ereditò le carte e fu eletto alla carica di segretario perpetuo dell’Accademia di Belle Arti, ragion per cui nel 1779 il duca gli affidò l’incarico della pubblicazione di tutte le opere frugoniane: compito al quale egli si accinse con molto zelo seppur fra polemiche e incomprensioni, ma infine con risultati che già i contemporanei giudicarono modesti. Tuttavia a Parma continuarono a non mancargli riconoscimenti, promozioni e prebende, che assieme alla produzione letteraria ne proiettarono velocemente la fama al di là dei confini ducali.

Nel 1773 Federico II di Prussia lo aveva nominato membro dell’Accademia di Berlino, e un ulteriore soggiorno all’estero R. fece dieci anni dopo, allorché si recò a Vienna col pretesto di una missione diplomatica. Si era dato ai viaggi assai giovane (oltre che a Napoli e a Roma aveva accompagnato il padre anche in Spagna), ma le due più mature esperienze in Germania e in Austria sancirono il suo progressivo distacco dall’ambiente parmense, che gli parve sempre più isolato, provinciale e gretto.

Morto il padre nel 1785, e divenuto erede di una fortuna consistente, riprese perciò a viaggiare soprattutto in Francia, Inghilterra, Austria, Germania e Olanda. Rientrato a Parma e accresciutagli l’insofferenza per l’ambiente di corte, ritenne che Roma fosse più vivibile, colta e mondana, e vi si trasferì nel 1789. Qui venne attratto dalla sfuggente personalità di Cagliostro, che proprio sul finire dello stesso anno fu arrestato e, inquisito, fece anche il nome di R.

Non risulterebbe che egli fosse coinvolto nelle trame dell’avventuriero, ma la voce si diffuse e a Parma i provvedimenti nei suoi confronti furono durissimi: il duca, bigotto e probabilmente male informato, gli revocò tutte le cariche e gli emolumenti, gli interdisse il ritorno e non recedette nemmeno quando R., intanto trasferitosi a Napoli (dove entrò in amicizia con il ministro Acton), protestò ripetutamente la propria innocenza, non mancando di ribadirla anche al pontefice Pio VI. Alla continua ricerca di una riabilitazione che non sarebbe più arrivata e che lo angustiò al punto da farlo gravemente ammalare, nel 1794 volle farsi ricevere dall’Ordine di Malta, nel quale fu infine accolto. Rientrato a Napoli l’anno dopo, quivi morì nel 1796, senza poter realizzare il desiderio di ritirarsi a vivere nella città natale.

Scrittore assai fecondo, R. è una delle figure più versatili fra quegli esponenti dell’illuminismo italiano del XVIII secolo che rimasero estranei alla politica e al carrierismo, e si dedicarono con entusiasmo alla divulgazione degli ideali enciclopedici, senza tuttavia trascurare i generi letterari più correnti nel loro tempo.

Fece le prime prove sul versante umanistico, grazie all’ottima conoscenza del greco perfezionata nel primo soggiorno napoletano, come traduttore dapprima del poemetto di Museo Eros e Leandro e quindi della Batracomiomachia, ma il filone fu presto abbandonato quando, con il nome di Dorillo Dafneio, entrò nell’Arcadia e per tutta la vita coltivò una produzione poetica d’indole idilliaca ed essenzialmente d’occasione, di stretta osservanza frugoniana (tali, e più celebrati, le Egloghe, 1769; Mnemosine, per le nozze di Carlo Emanuele di Savoia con Maria Adelaide di Borbone, 1775; Per l’incoronazione in Campidoglio di Corilla Olimpica, 1779; l’Agatodemone. Fasti parmensi, celebrativo delle riforme del Du Tillot, 1782; l’Ode per l’acclamazione in Arcadia del duca di Sudermania, 1792; Il Venerdì Santo, 1793; Per l’anno secolare d’Arcadia, 1795).

Altri generi da lui coltivati furono il dramma musicale (Alessandro e Timoteo, 1782), il poemetto storico (L’eccidio di Como scritto nel 1784 e rievocativo di un episodio della sua città natale, nel quale si colgono alcuni echi preromantici), e soprattutto il poemetto didascalico, nel quale si illustrò in due composizioni che ebbero una considerevole risonanza: Il sistema dei cieli (1775), che espone le teorie astronomiche di Copernico e le leggi della gravitazione universale di Newton, e L’origine delle idee (1778), incompiuto ma forse il miglior esito della sua esperienza lirica, nel quale si spiegano i principi della filosofia sensistica propugnati dal Condillac, al quale R. lo dedicò.

Fu però nella prosa dove diede le prove migliori e più originali. Inizialmente si volse a dissertazioni pertinenti alla critica e alle tecniche artistiche (vanno ricordati, su questo tema, in primo luogo i Discorsi accademici relativi a le belle arti, 1772-1775; l’Elogio del Frugoni, l’Elogio del co. Giulio Scutellari, Del disegno parte prima, Del colorito, e la Dissertazione sull’origine delle stampa in legno in rame). Grande appassionato di pittura, su di essa acquisì ampie conoscenze che gli valsero la fama di notevole esperto (i Caratteri dei più celebri pittori e le Riflessioni sulla pittura di Raffaello nelle Camere del Vaticano possono considerarsi gli scritti più significativi sull’argomento).

Al periodo dell’edizione delle opere del Frugoni e alle conseguenti polemiche nei confronti dei detrattori delle proprie scelte editoriali risponde un secondo gruppo di lavori incentrati sulla teoresi del gusto letterario: tali soprattutto l’Apologia dell’edizione Frugoniana e del Ragionamento sulla volgar poesia (1780) e il Ragionamento sulla volgar poesia dalla fine del passato secolo ai nostri giorni, premesso all’edizione frugoniana, dove l’adesione alle teorie del Condillac si risolve in un concetto dellla letteratura subordinata a schemi deterministici che in parte ritorna nel più modesto Ragionamento sulla filosofia del secolo XVIII (1778), dedicato a Caterina II di Russia, e nel quale si riconosce alla filosofia il compito utilitaristico di realizzare concretamente il benessere universale.

Ultime, in ordine di tempo e composte quasi tutte nella stagione partenopea, sono le dissertazioni e le “querelles” erudite di carattere archeologico e sull’arte antica, che confermano un R. aperto sostenitore dei canoni del neoclassicismo, ma non al punto da disprezzare talune manifestazioni artistiche criticate o rifiutate da questo movimento (peculiari, in proposito, la Lettera sui monumenti Indici del Museo Borgiano, illustrati da p. Paolino di S. Bartolomeo (1793), e la Lettera a Diodoro Delfico sul gruppo di Adone e Venere opera di A. Canova).

Le pagine più felici della sua prosa riguardano comunque le relazioni dei numerosi viaggi, editi tutti postumi, fra cui la più rappresentativa è senz’altro il Giornale di Viaggio in Inghilterra negli anni 1787-1788, che è ritenuto degno di affiancare gli analoghi scritti dell’Algarotti.

In questo resoconto emergono a pieno tondo le caratteristiche dello spirito di R., a tratti edonistico ed epicureo, ma sempre annotatore attento dei molteplici aspetti dell’attività umana, colti con una curiosità poliedrica e aperta anche ai fatti di natura economica e sociale: un atteggiamento che non manca nemmeno nelle altre sue relazioni, benché risalti con toni meno immediati e vivaci (Viaggio di Napoli negli anni 1789 e 1790; Viaggio da Napoli a Roma, giugno 1790; Viaggio della Sicilia e Malta negli anni 1793 e 1794; Antichità di Palermo; Delle vedute di Roma; Frammenti sulla città di Londra; Frammenti del viaggio per la Germania).

Della folta produzione di R. solo una parte fu pubblicata lui vivente o venne edita postuma; altre opere, rimaste manoscritte, finirono disperse alla sua morte (comprese molte lettere del poderoso epistolario), e altre ancora, dopo travagliate vicissitudini, sono tornate in proprietà dei discendenti.

Bibliografia:

  • Opere del cavaliere Carlo Castone conte della Torre di Rezzonico, patrizio comasco, a cura di F. Mocchetti, I-X, Como 1815-1830 (tutto il pubblicato, con diversi recuperi di materiale inedito; il primo volume contiene lo scritto Della vita e degli scritti del cav. C. Castone conte di Rezzonico…, Memorie del cav. e conte Giambattista Giovio, pp. XLI-CXIX).

Fonti:

  • G. Fagioli Vercellone, in Dizionario biografico degli Italiani, 37 (1989), pp. 674-678.
  • F. Arato, in Grande Dizionario enciclopedico fondato da P. Fedele, Volume XVII, quarta edizione 1991, p. 368.
  • Letterati, memorialisti e viaggiatori del Settecento, a cura di E. Bonora, Milano – Napoli 1951, pp. 993-1022.
  • Lirici del Settecento, a cura di B. Maier, Milano – Napoli 1960, pp. 322, 527, 613, 676 ss.

Note biografiche a cura di Giovanni Mennella.

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autore:
Carlo Gastone della Torre di Rezzonico
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Rezzonico, Carlo Gastone : della Torre di
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