Enrico Rocca nacque a Gorizia il 10 gennaio 1895 in una famiglia ebraica. Il padre Ettore era ferrarese, irredentista; la madre si chiamava Bice Gentilli ed era goriziana e lealista.
Frequenta le scuole tedesche, ma forse insofferente a disciplina e metodi didattici troppo severi ne venne espulso durante l’ottava classe. Riuscì comunque a concludere gli studi liceali e iscriversi all’università a Venezia studiando letterature straniere.
Ma all’insorgere dell’evento bellico decise di dedicarsi principalmente alle iniziative interventiste. Tra marzo e aprile 1915 uscì a Venezia il settimanale “La guerra” da lui fondato. Partì volontario come tenente di fanteria ma in seguito a due ferite, la prima a Gorizia, non grave nell’estate 1916 e la seconda a un braccio nel marzo del 1917, fu costretto a lunghe permanenze in ospedali militari, dapprima a Firenze, e poi a Roma dove decise di stabilirsi al termine della guerra. A queste esperienze è ispirato il suo primo libro Sei mesi di sole.
Insieme a Marinetti (che già aveva conosciuto ai tempi dell’università a Venezia) è tra i più estremisti tra i reduci repubblicani. Pur non essendo materialmente presente aderì all’iniziativa del 23 marzo 1919 a piazza Sansepolcro. Nel 1921, già firma di rilievo sui settimanali “Roma futurista” e “L’Ardito”, fu tra i fondatori del fascio di combattimento romano.
Ma già nel 1922 si trovò a non poter condividere la parabola involutiva del partito fascista (solo nel 1932 prenderà la tessera per poter continuare a lavorare); abbandonò quindi la militanza per dedicarsi al giornalismo. Di questi anni il suo libro di racconti Il mio cuore all’asta, edito dalla Libreria editrice dell’Ardito, di sapore grottesco ma sostanzialmente inquadrabili nell’alveo del futurismo.
Collaborò durante tutti gli anni venti con numerosi quotidiani – “Il Mattino”, “Il resto del Carlino”, “La Stampa”, “La Gazzetta del Popolo”, etc. – anche come corrispondente dall’estero soprattutto in paesi di lingua tedesca.
Nel 1924 effettuò un lungo viaggio in America latina, compendiato nel testo Avventura sudamericana. Sempre negli anni venti iniziò un’intensa attività come traduttore dal tedesco iniziata, probabilmente per necessità economiche, con Il Golem di Meyrink e poi proseguita con diverse opere di Zweig (del quale diventa anche amico), Wassermann, Heine. La sua conoscenza della letteratura tedesca prende corpo con il testo Storia della letteratura tedesca dal 1870 al 1933, pubblicato postumo con prefazione di Bonaventura Tecchi.
Entrato come collaboratore al “Popolo d’Italia” fin dal 1918, vi restò come redattore fino al 1926, nonostante l’ultimo periodo non tranquillo a causa di dissapori con Arnaldo Mussolini. Passò al nuovo quotidiano “Il lavoro d’Italia” (dal 1928 “Il lavoro fascista”) dove prese a occuparsi di critica letteraria e successivamente di critica drammatica. In quest’ambito diventa presto firma autorevolissima e scrive anche su “L’Almanacco letterario”, “Il Dramma”, “L’Italia letteraria”, “Nuova Antologia”, “Pan”, “Pegaso”, “Radiocorriere”, “Scenario” e ancora altre.
Acquisì grande competenza in ambito radiofonico tanto da essere chiamato all’insegnamento al Centro di Preparazione Radiofonica dell’EIAR. Il frutto di questa esperienza si concretizza nel libro anticipatore Panorama dell’arte radiofonica del 1938.
Ma proprio nel 1938 la sua vita viene sconvolta dall’entrata in vigore delle leggi razziali, nonostante i suoi legami con le comunità ebraiche siano sempre stati molto scarsi. Viene privato della firma sugli articoli, è costretto a ritirare la figlia dalla scuola pubblica, nonostante la madre, Livia Pietravalle, sia cattolica. Il crescendo di emarginazione culmina con la legge del luglio 1942 che esclude gli ebrei dallo spettacolo. Aveva continuato a tenere rubriche teatrali con lo pseudonimo di Rocco Airone. I suoi tentativi di evitare la radiazione falliscono.
Si trasferì con la famiglia a Boiano nel Molise, per rientrare dopo il 25 luglio, giorno della “sfiducia” al governo Mussolini, a Roma dove assume la direzione de “Il Lavoro Italiano” che rimane attivo per un mese esatto.
Dopo l’8 settembre è costretto a tornare a Boiano per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi. Quando il fronte di guerra supera la zona dove era rifugiato, si trasferisce a Napoli rimanendo attivo presso radio Napoli, emittente del PWB americano – organismo di controllo sui mezzi di comunicazione –, curando una rubrica giornaliera. Insieme a lui personalità come Mario Soldati, Arnoldo Foà, Leo Longanesi.
Torna a Roma da poco liberata a metà luglio del 1944. Nel frattempo erano state trovate a casa sua alcune lettere a lui indirizzate a firma di Benito Mussolini. Denunciato come fascista, caso non certo isolato in quegli anni, – basti pensare a Tullio Terni, Mario Camis, Carlo Foà – si trova ad essere ebreo per i fascisti, fascista per gli antifascisti. Provato nel fisico da un’epatite e certamente ancora sconvolto dalla notizia del suicidio, del febbraio 1942, dell’amico Stevan Zweig, decide di togliersi la vita il 20 luglio 1944.
Fonti
- Appendice al volume: E. Rocca, Diario degli anni bui, a cura di Sergio Raffaelli. Udine 2005.
- R. Lunzer, Irridenti redenti: il caso di Enrico Rocca.Estratto da: “Quaderni Giuliani di storia”, Anno 24 (lug.-ago. 2003), n. 2.
- C. Magris, Il tragico destino di Enrico Rocca: patriota ebreo e tradito due volte, “Corriere della Sera”, 9 giugno 2012.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Panorama dell'arte radiofonica
Nel 1938 Rocca prende in esame l'emancipazione della radio dalle altre forme espressive; analizza tutte le forme d'arte a cui si ispira: la radiocronaca, il radioteatro, la radiosintesi documentaria e i radiodrammi. - Storia della letteratura tedesca dal 1870 al 1933
Il metodo di lavoro di Rocca, estremamente scrupoloso nell'esaminare personalità e lavoro dei maggiori scrittori tedeschi del periodo preso in esame, porta a ritratti dove emerge il grande equilibrio dell'autore nel prendere in considerazione autori estremamente diversi tra loro, alcuni dei quali non sono palesemente da lui particolarmente apprezzati e altri dei quali è invece addirittura amico.