Giovanni Rajberti (Milano, 18 aprile 1805 – Monza, 11 dicembre 1861) è stato un poeta e chirurgo italiano.È noto anche con lo pseudonimo di medico-poeta, con il quale firmò le sue prime prove poetiche: L’arte poetica di Quinto Orazio Flacco esposta in dialetto milanese (1836); L’avarizia. Satira prima di Quinto Orazio Flacco esposta in dialetto milanese (1837); La prefazione delle mie opere future. Scherzo in prosa del medico poeta (1838); L’arte di ereditare di Quinto Orazio Flacco esposta in dialetto milanese (1839); Le strade ferrate.
Sestine milanesi del medico poeta (1840); Il volgo e la medicina. Discorso popolare del medico poeta (1840); Amicizia e tolleranza. Satira di Quinto Orazio Flacco esposta in dialetto milanese (1841).
Si potrebbe affermare che Rajberti sia stato un umorista, così come si potrebbe anche dire il contrario. Analizzando le sue opere e la sua personalità si evince che si possono trovare buone motivazioni a sostegno di entrambe le descrizioni del poeta. Si possono distinguere gli umoristi in tre gruppi. Vi sono umoristi ai quali ogni spettacolo ispira solo satire acerbe, altri umoristi invece guardano la realtà notandone le sue contraddizioni.
Infine l’ultimo gruppo di umoristi si distingue per avere molto buon senso e carattere sereno; questi desiderano solo far ridere senza risultare aspri nelle loro considerazioni e, inoltre, sono consapevoli di differenziarsi dagli scrittori puramente giocosi e burleschi. Il Rajberti apparteneva all’ultima categoria. Rajberti si distinse anche per il suo astio nei confronti della filosofia.
Tale disposizione d’animo lo portava spesso a creare motivi burleschi apprezzabili, ma allo stesso tempo poteva rappresentare un limite nella misura in cui per ‘filosofia’ si intende il non voler vedere solo la superficie dei fatti ma la loro vera essenza. Spesso in Rajberti si nota una disposizione allo scherzo, alla satira, ma nonostante ciò non ride e non si burla delle disgrazie umane; nel suo riso vi è una vena di umorismo, un sentimento nobile.
Due aspetti peculiari della scrittura del Rajberti consistono nell’essere talvolta prolisso, senza che ce ne sia ragione. Spesso, infatti, il medico poeta affronta argomenti scherzosi, accostandovi riflessioni più serie che, talvolta, creano confusione nel lettore. Rajberti fa parte della schiera di scrittori che sanno sia scrivere un articolo giocoso e burlesco, sia serio e riflessivi a seconda che convenga l’uno o l’altro.
Fu inoltre un amante di Orazio, un eccellente poeta meneghino e aggiunse qualità inedite alla letteratura di quel tempo. Risulta utile per comprendere appieno la personalità e le abilità del medico poeta riprendere la descrizione che lo scrittore Paolo Mantegazza ne fece: “Col suo riso rumoroso e galantuomo ci fece ridere senza amarezza sulle umane miserie e sulle mille e una forma delle umane goffaggini, non lasciando mai rancori anche in quelli che egli percuoteva. Fino osservatore vedeva uomini e cose dal lato umoristico, ma non si fermava mai alla sola vernice e approfondiva il taglio nella ferita, senza far guaire la vittima: scrittore facile, abbondante, forse troppo abbondante, detestava i pedanti, ma conosceva le più riposte bellezze della nostra lingua”.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Rajberti