Dall’incipit del libro:
Che ci siano o no nelle scuole il crocefisso e la dottrinetta, è cosa, come ognuno immediatamente avverte, di pochissima importanza. Se ci fossero, non varrebbe certo la pena di fare una campagna per toglierneli. Ma che, non essendoci, vi siano stati introdotti, è prova evidente che, non ostante le belle parole di rinnovamento, la nostra vita politica continua a poggiare sull’espediente, sull’equivoco, sul falso.
Equivoco e falso particolarmente in riguardo a quel sistema di pensiero del quale è rappresentante massimo il ministro dell’istruzione che del crocefisso e del catechismo ha ordinata la reintroduzione. Se vi fosse bisogno d’una riprova che quel sistema di pensiero non è se non un tessuto di equivoci con cui si vanno irreparabilmente distruggendo le qualità di chiarezza e realismo proprie dell’indole italiana e si riproduce la situazione intellettuale di ipocrisia e bigottismo instaurata nella penisola dal dominio spagnuolo (quasi che quella lue ci sia ancora nel sangue e non possa non ripresentarsi sotto altre forme e nomi) – se vi fosse bisogno d’una tale riprova, la reintroduzione della religione nelle scuole per opera dell’idealismo assoluto o «attuale», la fornirebbe in modo patente.

