Giuseppe RipamontiNato nel 1577 a Tegnone, attuale Ravellino (Lecco), manifesta fin da piccolo un carattere irascibile, destinato a procurargli inimicizie e sofferenze, ma anche una viva predisposizione allo studio, che induce i suoi genitori, piccoli proprietari terrieri, ad avviarlo alla carriera ecclesiastica. Viene quindi affidato a uno zio, parroco di Barzanò, che, oltre ad impartirgli l’istruzione di base, gli insegna la lingua latina e l’ebraica; la conoscenza di quest’ultima gli apre a 17 anni le porte del Seminario della Canonica di Milano, permettendogli di impressionare favorevolmente l’esaminatore, il cardinal Borromeo, appassionato cultore proprio della lingua ebraica. Questo incontro, nel bene e nel male, sarà determinante per Ripamonti.

Quando lo zio smette di pagargli la retta del seminario (perché “non poteva o non voleva”, afferma Ripamonti), per mantenersi inizia a lavorare prima come precettore, poi come segretario del vescovo di Novara e, abbandonato questo, come insegnante a Monza, nella Comunità dell’arciprete Ludovico Settala. Nel 1605 finalmente diviene sacerdote e il cardinal Borromeo prima lo chiama ad insegnare latino al seminario di Porta Orientale di Milano, poi, nel 1607, quando crea la Biblioteca Ambrosiana (inaugurata nel 1609), lo sceglie, assieme ad altri otto intellettuali, come membro del Collegio dei Dottori; lo ospita poi nel suo palazzo e, colte le sue attitudini, gli affida l’incarico di storico ufficiale.

Ripamonti inizia quindi a scrivere la storia della Chiesa di Milano (Historiarum Ecclesiae Mediolanensis libri), la cui prima parte verrà pubblicata nel 1617. Nel frattempo, a causa del suo carattere che già in seminario gli aveva creato problemi, entra in conflitto con alcuni esponenti del Collegio dei Dottori e, per insofferenza nei confronti di questo ambiente, nel 1618 decide di accettare 200 ducati per lasciare il cardinale e passare al servizio del governatore dello Stato di Milano, Pedro de Toledo, che intendeva portarlo con sé in Spagna come storiografo. La disapprovazione del cardinale lo spinge però a cambiare idea, a restituire il denaro ricevuto e a chiedere perdono al suo mecenate, che però non lo riaccoglie a palazzo.

Nel 1618 viene arrestato dall’Inquisizione ed incarcerato nel palazzo arcivescovile. È accusato di immoralità, di scarso zelo nell’adempimento dei suoi doveri di sacerdote, di aver introdotto cambiamenti nella sua storia della Chiesa milanese dopo l’imprimatur, di aver in questa diffamato, sotto falso nome, alcuni colleghi del Collegio dei Dottori. Chiede aiuto e protezione a Pedro de Toledo, ma questi, che peraltro non aveva apprezzato il suo precedente comportamento ondivago, per non entrare in conflitto con la Chiesa gli rifiuta il suo appoggio. Un suo tentativo di fuga, subito sventato, porta gli inquisitori ad inasprirgli la pena, e gli vengono sequestrati tutti i libri tranne il breviario (solo a distanza di qualche mese gli sarà concessa la lettura delle opere di Cicerone). Nel 1619 l’inquisitore di Milano, terminata l’indagine, comunica che sono cadute le accuse in materia di fede ed affida a Borromeo l’incarico di procedere per le altre imputazioni; il cardinale, però, nonostante le sollecitazioni dei vescovi di Milano, rinvia il processo fino al 1622, forse per reazione alle voci che attribuivano a Ripamonti il ruolo di “ghostwriter” (o almeno di traduttore dall’italiano in latino) di alcune opere latine pubblicate a nome dello stesso Borromeo.

Finalmente, nel 1622, il processo si conclude e Ripamonti viene condannato a tre anni di prigionia più altri due di arresti domiciliari in un “luogo pio” e a sottoporre tutte le sue opere alla censura del Sant’Uffizio. Viene però data facoltà a Borromeo di attenuargli la pena e il carcere è commutato negli arresti domiciliari nel palazzo arcivescovile, a condizione che Ripamonti rinunci a presentare appello contro la sentenza. Ripamonti accetta e riprende quindi la stesura della storia della Chiesa, della quale pubblica la seconda e la terza parte dopo l’approvazione del Sant’Uffizio.

Nel 1630, allo scoppiare della peste, si rifugia nella Villa San Carlo Borromeo di Senago, messa a disposizione dal cardinale per fornire un rifugio sicuro agli intellettuali più prestigiosi del milanese. Terminata la peste, Ripamonti ritorna a Milano ed ottiene incarichi prestigiosi: nel 1631 Borromeo lo fa riammettere nel Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana, nel 1635 il Consiglio dei Sessanta decurioni di Milano lo nomina storiografo cittadino e gli affida il compito di scrivere la storia della città dal 1313 alla morte di Federico Borromeo. Ripamonti quindi scrive, fa approvare dal Sant’Uffizio e nel 1641 pubblica De peste Mediolani, e Historiae patriae libri X. Nel 1639 è nominato dal marchese de Legnanes, governatore del Ducato milanese, canonico di Santa Maria della Scala. Le precarie condizioni di salute (soffriva di idropisia) lo spingono però a trasferirsi in campagna, nella casa del parroco di Rovagnate, dove muore il 14 agosto 1643.

Fonti:

  • Marco Paolantonio, Il De Peste di Giuseppe Ripamonti, Booksprint 2015.
  • Mauro Reali, Giuseppe Ripamonti ghostwriter del cardinale Borromeo?, in “La ricerca”, 29 dicembre 2013.
    https://laricerca.loescher.it/autori/reali/
  • Giuseppe Ripamonti, La peste di Milano del 1630, traduzione di Francesco Cusani, Milano, tipografia e libreria Pirotta e C., 1841 (introduzione del traduttore).
  • Giuseppe Ripamonti, Historiae patriae, Volume quarto, traduzione di Luciana Foglino e Rossella Risso, Roma, Aracne Editrice, 2020 (introduzione).

Note biografiche a cura di Mariella Laurenti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • La peste di Milano del 1630
    Libri cinque / cavati dagli annali della Città e scritti per ordine dei 60 decurioni dal canonico della Scala Giuseppe Ripamonti
    Scritta in latino e pubblicata nel 1641, solo nel 1841 viene edita la prima traduzione in italiano a cura di Francesco Cusani della minuziosa opera di testimonianza di Ripamonti non solo del flagello del '600 ma anche della vita a Milano in quel tragico periodo.
 
autore:
Giuseppe Ripamonti
ordinamento:
Ripamonti, Giuseppe
elenco:
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