Dall’incipit del libro:
Poichè in questi ultimi anni, ma più intensamente dopo il «maggio francese», è venuta alla ribalta una ennesima interpretazione del pensiero marxiano con l’etichetta di marxismo libertario e poichè esso è stato avallato da doviziose dissertazioni, riteniamo opportuna non soltanto una confutazione dell’espressione in sè e per sè, che è una patentissima contradictio in adiecto, ma anche, e soprattutto, delle argomentazioni portate a sostegno di questo preteso «marxismo libertario» che ci sono sembrate o assolutamente non probanti o, comunque, artificiosamente enunciate.
Quale scopo si sono prefissi i fautori del «marxismo libertario»? Hanno inteso formulare soltanto una sintesi tra marxismo ed anarchismo, oppure ne hanno voluto tentare il superamento, prendendo dalla prima e dalla seconda teoria le tesi che sembravano loro positive, attuali e non contraddittorie? A questi loro tentativi hanno o non hanno voluto attribuire intenti pragmatistici?
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