Dall’incipit del libro:
Malgrado le pubbliche allegrezze, manifestate a Venezia l’anno 1474 per la liberazione di Scutari, la Repubblica non avea tratto a dir vero, un gran vantaggio da questa guerra. Nondimeno uno ve n’era d’importantissimo per l’opinione pubblica; quello di aver vinto un potente nemico col quale non eravi speranza di poter conciliare una pace solida ed onorifica. Tale si fu in fatti dopo questa vittoria l’energia del popolo, e tale si era allora la grandezza dello Stato, che malgrado la lunga e penosa guerra sostenuta contro i Turchi, si poterono rimettere tosto le perdite fatte in Albania, prodotte particolarmente dal cattivo clima, ed armar di nuovo cento galee da opporre alle forze Ottomane. Il valoroso Antonio Loredan, appena eletto generalissimo di mare, era subito partito per la sua destinazione. Egli si trovava a Lepanto, allorchè quel medesimo eunuco Solimano che aveva combattuto sotto Scutari, vi arrivò con trenta mila Turchi per circondare la città. Ivi il tenne assediato per quattro mesi, ma poi fu costretto a ritirarsi. Si portò quindi presso l’isola di Lemnos, sperando di poterla prendere per assalto. Già la sua grossa artiglieria abbatte le mura, atterra le porte di Cocino, ma una pronta ed intrepida resistenza dà tempo a Loredan di volar al soccorso. Lemnos è salva: Solimano è in piena fuga.


