Mario RapisardiMario Rapisardi, all’anagrafe Mario Rapisarda (Catania, 25 febbraio 1844 – Catania, 4 gennaio 1912), è stato un poeta e docente universitario italiano.

Venne soprannominato “il Vate Etneo”, appellativo da lui stesso coniato nel suo autoritratto poetico in stile foscoliano, presente nel poema Atlantide.

Mario Rapisarda, noto poi come Rapisardi, nacque a Catania il 25 febbraio 1844.

Figlio di Salvatore Rapisarda, di professione patrocinatore legale, e Maria Patti, da ragazzo ebbe come istitutori due preti e un frate: i primi due gli insegnarono «grammatica, retorica e lingua latina»; il terzo «un intruglio psicontologico che egli gabellava per filosofia».

Lettore di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, l’Inno di guerra, agl’italiani e l’incompiuto poemetto Dione, nella cui prefazione esaltava le battaglie di Solferino, Palestro e Magenta, partecipando così all’atmosfera politica di quei mesi, che pose fine alla monarchia borbonica con la spedizione dei Mille.

Nel 1863 pubblicò un volumetto di versi, intitolato Canti. Nel 1865 si recò per la prima volta a Firenze. Vi conobbe Giovanni Prati, Niccolò Tommaseo, Atto Vannucci, Pietro Fanfani, Andrea Maffei, Giuseppe Regaldi, Erminia ed Arnaldo Fusinato, Francesco Dall’Ongaro, Terenzio Mamiani e altri «illustri e buoni», come li chiamò più tardi. Nel 1868 pubblicò a Firenze La Palingenesi poema nel quale auspicava un rinnovamento religioso dell’umanità.

Nel 1870 ricevette l’incarico di insegnamento presso l’Università di Catania. Nel 1872 pubblicò a Pisa la raccolta di liriche Le ricordanze, ispirata alla poetica di Giacomo Leopardi.

Nel 1875 pubblicò a Firenze Catullo e Lesbia. Nel 1876 Pietro II, imperatore del Brasile, assistette ad una sua lezione, mentre spiegava l’ultimo libro del De Monarchia dantesco. Nel 1877 pubblicò a Milano Lucifero, poema in cui esaltava il trionfo del razionalismo sulla trascendenza. L’arcivescovo di Catania, scandalizzato dall’accoglienza riservata al poema, ordinò bruciare il libro anticlericale.

Nel 1878 fu nominato ordinario di letteratura italiana all’Università di Catania, essendo Ministro della Pubblica istruzione Francesco De Sanctis. Nel 1879 pronunciò all’Università di Catania il discorso inaugurale dell’anno accademico, Il nuovo concetto scientifico. Nel 1883 pubblicò a Catania la raccolta di poesie sociali Giustizia e nel 1884 il poema Giobbe, dove esprimeva con linguaggio lirico il dolore umano, e che è considerato il suo capolavoro.

Rifiutò la candidatura offertagli dal collegio elettorale di Trapani con ben 6200 suffragi, cifra allora straordinaria, accusando la sua debole salute, l’insufficienza dei suoi studi e l’indole «aliena da negozi politici». Nel 1887 pubblicò a Catania Le poesie religiose, nelle quali è vagheggiata una religiosità di stampo panteistico. Nel 1888 fu incriminato dalla magistratura di Venezia per la poesia sociale Duetto.

Nel 1894 pubblicò il poema Atlantide, satira e caricatura dei letterati del tempo. Nel 1902 pubblicò L’asceta e altri poemetti. Nel 1905 il proposito di congedarlo dall’Università causò la protesta degli studenti di molti atenei italiani.

Morì nel 1912 a Catania: al suo funerale, di fronte al municipio, parteciparono oltre 150.000 persone. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche poiché riconosciuto come massone e «irreligioso», la sua salma – sommariamente imbalsamata – rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale. Infine, nel 1921, verrà sepolto nel cimitero monumentale di Catania, nel “viale degli uomini illustri”, dove riposano, tra gli altri, anche Giovanni Verga, Antonino Gandolfo e Federico De Roberto.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Rapisardi

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autore:
Mario Rapisardi
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Rapisardi, Mario
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