Dall’incipit del libro:
Sia principio da te, luce inconsunta
Di Verità: coeva a Dio tu splendi
Per la notte dei tempi, e tu mi svela
Per che lunga d’inganni ombra si trasse
La traviata umanità soffrente,
Quando, stolta, obliò la sua celeste
Origine, sul suo capo infelice
La giusta provocando ira di Dio.
Fra le terrene tenebre un errante
Popolo abbominato il tuo sorriso
Primamente recava, e dall’eccelso
Mistico Sina, qual perpetua stella,
Guidavalo Mosè, fin che tra l’ombre
Vaticinato e sconosciuto apparve
Chi col suo sangue il mondo empio redense.
Quinci del Lazio i novi lauri e il novo
Regno d’amor, fin che vorace in petto
Ambìzíon, terrene ansie accendendo
Nei pastori di Cristo, in reo mercato
Tramutò le inconcusse are e le soglie
Del paradiso. Erse la fronte e il giogo
Ferreo tentò l’intrepida Ragione.

