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Dall’incipit del libro:
Dio tacea da gran tempo. Ai consueti
Balli moveano in ciel gli astri, e con dura
Infallibile norma albe ed occasi
Il monotono Sol dava a la terra.
Reddían le nevi a biancheggiar le spalle
Del tremante dicembre; april venia
Col suo manto di fiori; arida e stanca
Movea la bionda està giù da’ falciati
Campi a cercar le vive onde marine;
E, coronato il crin d’edra e di poma,
Scendea l’autunno a ruzzar vispo e snello
Fra l’accolte alpigiane, e pigiar l’uve
Nei colmi fianchi dei capaci tini.
Tutto seguía così l’alte, immutate
Leggi de la Natura, e nullo in terra
Creato obietto, o in ciel, l’arduo sentiva
Strano silenzio del mai visto Iddio.
Abbandonati e solitarî intanto
Giacean per le infrequenti aule divine
I marmorei Celesti; e per le fredde
Vòlte il sacerdotal canto e la prece
Qual vano si perdea grido, che inalza
Da la rupe solinga il cacciatore,
Se mira dileguar giù ne la valle
Tra ‘l sonante canneto il salvo augello.


