Dall’incipit del libro:
Quando l’Ariosto si metteva a scrivere il suo poema, il romanzo cavalleresco era un genere vecchio e stravecchio, che aveva da raccontare di sé una lunghissima storia. Cittadino italiano da secoli, non poteva dissimulare le sue origini oltramontane. E forse gliene rincresceva; giacché s’era giunti ad un tempo, in cui non pareva possibile nessuna specie di nobiltà, che non si riconnettesse in qualche modo coi Greci e coi Latini. Di questa storia del romanzo mi pongo a tracciare le linee principali; voglio mettere sotto gli occhi dei lettori l’albero genealogico dell’immortale poema, per determinare che posto esso occupi nella stirpe. Il far ciò è una preparazione necessaria allo studio analitico che mi sono prefisso. Prima di ricorrere ai crogiuoli, sento il bisogno di conoscere e far conoscere la provenienza del corpo che prendo tra le mani, e di considerarne i caratteri generali. Procederò dunque sinteticamente, e sarò parco di nomi e di date; ché non intendo punto di comporre un sommario, e meno che mai un indice. Quindi la moltiplicità infinita degli autori e delle opere mi deve scomparire davanti; il romanzo cavalleresco mi diventa quasi un essere vivente, di cui ho da studiare e rappresentare le graduali evoluzioni; che devo prendere in lontane regioni della Francia, per accompagnarlo fino a Ferrara.


