In alcune zone del territorio siciliano centro-orientale sopravvive un idioma che i linguisti denominano “dialetto galloitalico di Sicilia”, nel quale prevalgono forme dialettali tuttora diffuse nell’Italia nord-occidentale. Queste singolari presenze si formarono quando l’isola fu occupata dai Normanni, che per iniziativa di alcune loro potenti famiglie, e in particolare degli Altavilla, promossero una politica d’immigrazione di genti d’area francese (principalmente normanni e provenzali) e del nord Italia (prevalentemente piemontesi e liguri), incentivandole a trasmigrare in Sicilia mediante la concessione di terre e privilegi. La migrazione, che coprì un arco temporale esteso dalla fine dell’XI fino a tutto il XIII secolo, in Italia interessò principalmente l’intera area del Monferrato in Piemonte e una parte dell’entroterra ligure di ponente, assieme a limitate frange occidentali della Lombardia e dell’Emilia attuali. Gradualmente eroso dalla contigua concorrenza dei dialetti siciliani, dalla penetrazione sempre più capillare della lingua italiana, e dai modi di esprimersi introdotti dai mass-media, oggi il galloitalico è circoscritto a poche comunità sparse tra le province di Enna e Messina.

Tra i primissimi a occuparsi di questo singolare gergo fu Remigio Roccella (1829-1916), un appassionato lessicografo e notaio a Piazza Armerina (dove l’idioma è ancora parlato), che nel 1875 raccolse in questo vocabolario non meno di 12000 voci, allora d’uso corrente nella comunità natale, delle quali fornì pronuncia e significato. Preceduto da un sommario storico e da una breve introduzione grammaticale e ortografica, è sull’argomento un lavoro pionieristico e una preziosa fonte conoscitiva che continua a essere citata anche per averci tramandato una ricca nomenclatura relativa a usi, costumi e mestieri ormai da tempo scomparsi. Un libro, dunque, che si raccomanda ai cultori di lessicografia dialettale, ma che potrà soddisfare le curiosità più spicciole di quei lettori ai quali sono familiari i dialetti dell’Italia settentrionale e in specie piemontesi e liguri, e che non mancheranno di sorprendersi scoprendo le affinità, le omofonie, le assonanze e non di rado le identità che tuttora legano le loro parlate con quelle di chi era sceso in Sicilia più di dieci secoli or sono.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

Dall’introduzione del libro:

Prima di presentarvi alcuni miei lavori sulla lingua vernacola che si parla in Piazza Armerina, mi corre l’obbligo d’informarvi su talune particolarità della storia di questa antichissima città, onde meglio vi ponessi in rilievo gli elementi che concorsero alla formazione di quel vernacolo: mi converrà quindi parlarvi di storia antica, e ravvolgervi nei dubbï e nelle citazioni. Prosaica cosa in vero metto in campo e nojosissima, in mezzo alla romantica cavalleria del secolo che volge; ma per quanto prosaica e nojosa, essa è utile al progressivo svolgimento linguistico, e quale un pezzo archeologico ferma e stabilisce la veridicità della storia di un paese.

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titolo:
Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina, Sicilia
titolo per ordinamento:
Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina, Sicilia
descrizione breve:
Preceduto da un sommario storico e da una breve introduzione grammaticale e ortografica, è sull’argomento un lavoro pionieristico e una preziosa fonte conoscitiva che continua a essere citata anche per averci tramandato una ricca nomenclatura relativa a usi, costumi e mestieri ormai da tempo scomparsi.
autore:
opera di riferimento:
Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina, Sicilia / per Remigio Roccella. - Caltagirone : B. Mantelli, 1876. - 291 p. ; 8.
licenza:

data pubblicazione:
7 marzo 2024
opera elenco:
V
soggetto BISAC:
ARTI E DISCIPLINE LINGUISTICHE / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Ruggero Volpes
impaginazione:
Ruggero Volpes
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Giovanni Mennella, giovanni.mennella@istitutostudiliguri.191.it