Dall’incipit del libro:
Il Carducci ribelle irriducibile degli anni che corsero dal 1867 al 1878, il bestemmiatore, come lo dissero i suoi avversari, dell’Italia, che chiamava vile, per viemeglio spingerla all’azione, si andava lentamente cambiando, o meglio intonandosi ai tempi che pure essi cambiavansi per condizioni e fatti nuovi. Il repubblicano violento veniva smorzando lentamente le fiamme della ribellione e l’astio contro la monarchia; sebbene in ogni tempo rifulgesse in lui quell’amore all’Italia, quel santo affetto di patria, che lo aveva mosso a scrivere e a operare sino dagli anni più lontani. E continuava a ripetere a tutti, e in tutti i toni, che l’Italia era fiacca, che si appagava ormai solo di parole vane, di alti gridi; e occorreva invece por mano alle opere; e sopratutto occorreva una nuova educazione sapientemente democratica; un senso della realtà , un solido piano di ricostruzione del paese, un coordinamento al nobilissimo fine di fare l’Italia, ora che gli Italiani erano tutti uniti in Roma.

