«Quando l’artista è una ‘centrale creativa’, è stupido, è disonesto, è immorale chiudersi dentro una singola arte, asservirsi alle sue ragioni particolari, alle sue ragioni speciali. E ho avuto il coraggio di mettermi di là dalle arti, sopra le arti» (Giuliano Briganti, Leonardo Sciascia, Alberto Savinio. Pittura e letteratura, Franco Maria Ricci, Parma, 1979)
Con queste parole Savinio, nell’esprimere la sua concezione dell’artista, ci fornisce nel contempo un’efficace sintesi della propria natura poliedrica, che gli ha consentito di spaziare dalla musica, alla pittura, alla letteratura, al teatro, e gli ha procurato l’apprezzamento di Edoardo Sanguineti e di Leonardo Sciascia, ma anche, da parte del critico letterario Matteo Marchesini, la poco lusinghiera definizione “sommo dilettante”.
Andrea Francesco Alberto de Chirico, che poi adotterà lo pseudonimo Alberto Savinio, nasce ad Atene il 25 agosto 1891. Il padre, ingegnere e imprenditore, colte le precoci propensioni artistiche dei figli, avvia Andrea allo studio del pianoforte (otterrà il diploma a soli 12 anni) e Giorgio a quello della pittura, presso il Politecnico di Atene. Nel 1905, alla prematura morte del padre, la famiglia si sposta dapprima a Milano, poi a Monaco di Baviera, dove i due fratelli proseguono gli studi.
Savinio, deciso ad intraprendere la carriera di compositore, si trasferisce nel 1910 a Parigi, dove frequenta l’ambiente dell’avanguardia, ed in particolare il circolo delle “Soirées de Paris”; diventa amico di Apollinaire, ed aderisce al Surrealismo. Per distinguersi dal fratello, la cui fama di pittore si stava diffondendo anche in Francia, decide di assumere uno pseudonimo, prendendolo o (tesi prevalente) da Albert Savine, editore francese dalla dubbia reputazione, noto per i molti scandali ed i relativi processi, o da Hercule Savinien Cyrano de Bergerac, reso celebre in quel periodo dalla commedia eroica di Rostand, letta da Savinio nel 1909. Nelle opere autobiografiche adotterà invece lo pseudonimo Nivasio Dolcemare.
Nel 1914 scrive Les chants de la mi-mort, poemetto in francese accompagnato da composizioni musicali e da bozzetti di costumi e scenografia (il tutto realizzato da lui), ispirato dalla poesia di Apollinaire e il cui personaggio senza volto ispirerà a sua volta i manichini dipinti poi dal fratello. Ne esegue alcuni brani in un concerto al quale erano presenti i maggiori esponenti dell’avanguardia, riscuotendo grande successo con la sua interpretazione appassionata. Egli definisce le sue composizioni “musique métaphysique”, il corrispettivo, quindi, della pittura del fratello.
Nel 1915 i due fratelli, mobilitati, si trasferiscono con la madre a Ferrara, dove frequentano Carrà e De Pisis, portando in Italia la pittura metafisica. Nel 1916 Savinio inizia a scrivere il suo primo romanzo, Hermaphrodito, che pubblicherà nel 1918, un anno dopo essere stato* arruolato come interprete a Salonicco; anche sul fronte continua a scrivere racconti che invia a diverse riviste d’avanguardia come “Dada” di Tristan Zara.
Nel 1918 si trasferisce con la famiglia a Roma, dove collabora assieme al fratello con il Teatro d’Arte, diretto da Luigi Pirandello, e conosce la futura moglie, attrice della compagnia di Eleonora Duse, con la quale nel 1926 torna a vivere a Parigi; qui inizia a dedicarsi alla pittura, organizzando mostre dapprima a Parigi, poi a Torino e Firenze.
Nel 1933 ritorna in Italia e dal 1937 vive a Roma, dove si dedica alla ritrattistica, tenendo molte mostre in diverse città italiane, e, nel contempo, alla letteratura ed all’attività giornalistica (collabora anche con “La Stampa”). Muore a Roma il 5 maggio 1952.
Opere principali:
- Narrativa: Hermaphrodito, 1918; La casa ispirata, 1925; Angelica o la notte di maggio, 1927; Tragedia dell’infanzia, 1937; Achille innamorato, 1938, Gradus ad Parnassum, 1938; Infanzia di Nivasio Dolcemare, 1941; Narrate, uomini, la vostra storia, 1942; Casa “La vita“, 1943; Tutta la vita, 1945.
- Teatro: Il capitano Ulisse, 1934; Emma B. vedova Giocasta, 1949; Alcesti di Samuele, 1949; Orfeo vedovo, 1950.
- Saggistica: Dico a te, Clio, 1940; Ascolto il tuo cuore, città, 1944; La sorte dell’Europa, 1945; Vita di Enrico Ibsen, post., 1979.
- Raccolte postume di articoli: Scatola sonora, 1955; Nuova enciclopedia, 1977; Torre di guardia, 1977; Il signor Dido, 1978; Il sogno meccanico, 1981; Palchetti romani, 1982.
- Composizioni musicali: Perseo, 1924; La morte di Niobe, 1925; Ballata della stagione (1925).
- Opere pittoriche: Sodoma, 1929; Atlante, 1927; Orfeo, Autoritratto e Apollinaire, 1927; Nella foresta, Le visite e Idylle marine, 1930; Monumento ai giocattoli, 1930; Penelope, 1933; Nettuno 1939; Mademoiselle Centaure, 1945; I miei genitori, 1947; Monumento marino ai miei genitori, 1950.
Fonti:
- Archivio Alberto Savinio,
https://www.albertosavinio.it/it/biografia - Giuliano Briganti, Leonardo Sciascia, Alberto Savinio. Pittura e letteratura, Franco Maria Ricci, Parma, 1979.
- Enciclopedia Treccani, https://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-savinio/
- Francesca Cogoni, Alberto Savinio. Nasceva 130 anni fa l’eclettico artista “sopra le arti”,
https://www.rsi.ch/cultura/focus/Alberto-Savinio-14660697.html - M. Mocchi, Alberto Savinio, enigmatica origine di uno pseudonimo: una nuova ipotesi, in “Studi on line”, ANNO I n.1, 1 gennaio – 30 giugno 2014.
Note biografiche a cura di Mariella Laurenti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Alfredo Casella
Il breve saggio, composto in occasione del decennale della morte del grande compositore Alfredo Casella, contiene alcuni brevi scritti di due tra i più eclettici e innovativi personaggi della cultura italiana della prima metà del secolo scorso, Barilli e Savinio. - Angelica, o La notte di maggio
In un contesto fatto di ironiche frammentazioni, microsequenze di rappresentazioni oniriche, plurilinguismo, iterazioni, Savinio narra dell’incontro tra il barone Rothspeer e l’attrice Angelica, con un chiaro riferimento mitologico al classico mito di Amore e Psiche. - Ascolto il tuo cuore, città
Con quest’opera Savinio fa nascere l’arte passeggiando per Milano, alla ricerca e alla delimitazione del «suo territorio». La città fu atrocemente bombardata nell’agosto del 1943; l’autore volle aggiungere alcune pagine su questa devastazione e così il libro si è trasformato nel ritratto di una città che non esiste più, ma è anche una testimonianza di grande speranza per la Milano che sarà. - Casa «la Vita»
La raccolta è un vero e proprio gioiello letterario. La capacità di Savinio di costruire atmosfere surreali, grazie anche a una solo apparente leggerezza, traspare in quasi tutti i racconti, inframezzati, quasi per sottolinearne il gusto suggestivamente insolito, da bizzarri intermezzi di gusto surrealista, da nove disegni ed un autoritratto con volto di civetta. - Infanzia di Nivasio Dolcemare
Savinio affronta in modo diretto il problema dell’infanzia; la guarda con occhio distaccato e sereno, certamente in un’ottica freudiana saldamente antiautoritaria. Lo stile surrealista alleggerisce gli aspetti tragici dell’infanzia dove l’umorismo prevale sulla comicità. - Maupassant e "l’altro"
Lo scritto nasce come saggio introduttivo alla traduzione, fatta in collaborazione con Anna Maria Sacchetti, di Venti racconti di Maupassant. Insuperabile breve saggio di critica letteraria, fu pubblicato poi nel 1960 sottolineandone così la piena dignità autonoma. - Tragedia dell’infanzia
Si tratta, scrive Savinio, di «un assieme di nitidi ricordi e di reminiscenze vaghe», di «una vicenda compiuta in sé», che ricostruiscono il percorso del bambino Savinio fino al definitivo approdo nel mondo dei «grandi». - Vita di Enrico Ibsen
Savinio affronta, ovviamente ispirato da Ibsen, del quale non scrive qui una articolata biografia, il tema della donna e del femminismo. E lo fa con ironia e insieme con precisione intellettuale, in maniera sorprendentemente precorritrice.