Dall’incipit del libro:
Di quanti fra cultori e ammiratori dell’arti belle ha l’Italia, non è alcuno a mio credere, o Bolognesi, che ignori quel che valesse nello scolpire la giovine donna Maria Properzio De’ Rossi; bensì da moltissimi si fan querele, che delle virtù sue appena fra soli pochi dell’arte mantengasi viva la ricordanza. Ma il costei infortunio doloroso sovra tutti parmi abbia a riuscire a voi, o signori, a voi che vi avete con essa di comune la patria. Ed in vero se si venisse a tor via quello che n‘han detto insieme il Vasari, e indi appresso il Cicognara nelle loro istorie, non so in qual modo potessimo ora risovvenirci di un tanto onor vostro. La quale ingiuria, o Bolognesi, se io non mi dessi a credere, aver dovuto ella soffrire più per certa indolenza di mal augurati tempi, che per incuria de’ vostri padri, i quali ebbero sempre in onore ogni maniera d‘arti o di scienze; volentieri vorrei qui farmi del novero di coloro, che un giustissimo sdegno gl’infiamma contro quelle male ordinate città, le quali, o per disconoscenza del buono, o per poco amore delle virtù, o per disleale ingratitudine, o per infingardaggine rea, o per qualsivoglia altra biasimevol cagione, sopportarono non senza grande vergogna, che insieme col corpo andasse sepolto il nome di que’ loro egregi cittadini, che per opere d’ingegno pregiabilissime meritaron d’essere nel cospetto del mondo perpetuati.

