Traduzione di Paolo Savj-Lopez e Giuseppe De Lorenzo.
Dall’incipit del libro:
Dopo aver nel primo libro considerato il mondo come pura rappresentazione, come oggetto per un soggetto, nel secondo libro l’abbiamo guardato dall’altra sua faccia, trovando che questa è volontà, e risultò che il mondo, oltre all’esser rappresentazione, non è altro che volontà. In virtù di tale conoscenza, il mondo come rappresentazione l’abbiam definito, sia nel complesso che nelle sue parti, oggettità della volontà: ciò che viene quindi a significare la volontà fatta oggetto, ossia rappresentazione. Ricordiamoci inoltre che codesta oggettivazione della volontà aveva molti gradi, ma determinati: attraverso i quali, con chiarezza e compiutezza di grado in grado più alta, veniva l’essenza della volontà ad entrar nella rappresentazione, ossia a presentarsi come oggetto. In codesti gradi abbiamo già nel secondo libro riconosciuto le idee di Platone, in quanto essi gradi sono appunto le specie determinate, o le originarie, immutabili forme e proprietà di tutti i corpi naturali, sia inorganici che organici; come anche sono le forze universali manifestantisi secondo leggi di natura. Tali idee in complesso si presentano adunque in individui e fenomeni singoli innumerevoli, stando di fronte ad essi come modelli di fronte alle copie. La molteplicità di codesti individui può esser rappresentata solo mediante tempo e spazio; il loro nascere e perire solo mediante causalità: nelle quali forme tutte noi non vediamo se non differenti modi del principio di ragione, che è il principio ultimo di ogni cosa finita, di ogni individuazione, nonché la general forma della rappresentazione, com’essa penetra nella conoscenza dell’individuo in quanto individuo.

