Dall’incipit del libro:
In un breve programma, pubblicato or fa pochi mesi, io ho dichiarato così la intenzione del presente lavoro:
«La Prolusione tratta della Nazionalità nella filosofia. – Sono possibili, dopo il medio evo e ne’ tempi moderni, tante filosofie nazionali, quanti sono i popoli civili di Europa? O invece quelle che si dicono filosofie nazionali non sono altro che momenti particolari dello sviluppo comune della filosofia moderna nelle diverse nazioni? Si può dire, p. e., che ci sia una filosofia italiana essenzialmente diversa da una filosofia francese, inglese, tedesca, come si dice che ci è stata una filosofia greca essenzialmente diversa da una filosofia indiana? E in generale, il genio proprio originario d’una nazione, il quale si specchia e riconosce così nettamente nella lingua, nella letteratura e nell’arte in generale, e ne’ costumi, deve e può discernersi anche – oggi giorno e in Europa – in quella forma e attività universale dello spirito, che si chiama filosofia? E discernersi in essa, non già come differenza e carattere naturale, letterario o artistico, ma come intuizione universale o pensiero della realtà delle cose: come problema, indirizzo, soluzione?
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L’edizione da noi usata come testo di riferimento è stata pubblicata nel 1908 a cura di Giovanni Gentile (m. 1944), ed è corredata da introduzione e note del curatore, oltre che dell’autore. In ottemperanza alle leggi italiane sul copyright, abbiamo rimosso l’apparato critico, lasciando il nudo testo di Bertrando Spaventa e le sue note. L’edizione completa diventerà di pubblico dominio in Italia, se le leggi resteranno le attuali, nel 2014.
Chi fosse interessato a consultarla nella sua completezza, può trovarne una copia in formato immagine presso “Gallica, bibliothèque numérique de la Bibliothèque nationale de France” (http://gallica.bnf.fr/) al numero di catalogo N075175, oppure nel sito del Project Gutenberg (http://www.gutenberg.org/), che lo pubblica in formato testo in edizione completa, in quanto le leggi sul copyright americano considerano di pubblico dominio l’opera dopo 70 anni dalla sua pubblicazione.
Claudio Paganelli.

