Si ringrazia la casa editrice “In Fonte”, che ha concesso l’utilizzo del
testo.
Dall’incipit del libro:
La era una bella mattina di maggio, nell’ora che in piazza della Rotonda a Roma ferve il mercato d’erbe, di pollami, di selvaggine; due uomini s’incontrano quasi a mezzo la piazza, uno solo, l’altro accompagnato da molte persone. Si salutano piacevolmente, si fermano e scambiano varie parole, e tutti intorno, i cittadini e fino la gente del popolo, li guardano con meraviglia, si parlano l’un l’altro susurrandosi all’orecchio il loro nome.
Uno accenna all’aspetto di avere appena trent’anni: lunghe chiome gli cadono dalle spalle, [10] due occhi vivaci ma dolcissimi, un volto soave, di belle forme e di un profilo quasi greco. Veste le gambe e le cosce di bei calzoni di seta ricamati e stretti; al corpo un giubbarello di velluto arabescato in oro che alla schiena si ristringe a pieghe, e nell’innanzi si abbottona sul petto: una fascia di seta gli recinge il fianco e copre l’apertura fra il giubbarello e i calzoni: in testa un berretto nero di velluto. L’altro lo avanza in età di forse sette anni, capelluta la testa, la barba lunga sul mento: aspetto d’uomo focoso ma determinato, occhi accesi, fronte su cui siedono alti pensieri, naso corto, la cui metà anteriore scopresi guasta dalla forma primitiva per riportata ferita: veste dimesso, abito schietto e sopravveste nera.


