Dall’incipit del libro:
Che cosa vuol dire, per tutti i tuoni e le tempeste del mare di Biscaglia? Co… co… So che dei pappagalli si chiamano Cocò, ma io credo che chi mi ha scritto questa lettera non sia uno di quei volatili variopinti!…
«Sarà meglio che chiami mia moglie. Chissà che non riesca a decifrare questi scarabocchi.
«Panchita!…»
Una robusta donna sui trentaquattro trentacinque anni, bruna, cogli occhi tagliati a mandorla come le andaluse, vestita leggiadramente, ma colle maniche rimboccate che mostravano delle ben tornite e vigorose braccia, uscí dal lunghissimo banco d’acagiú, dietro a cui stava risciacquando dei bicchieri.
— Che cosa vuoi, Pepito? — chiese.
— Al diavolo Pepito!… Sono don Barrejo io e non un Pepito qualunque. Quand’è, moglie, che ti ricorderai che io sono un nobile della Guascogna?
— Pepito è un nome piú dolce, marito mio.
— Lascialo in Siviglia.
L’uomo che parlava cosí era uno spilungone, alto e magrissimo, con due baffi spioventi, un po’ brizzolati, ed i lineamenti energici, che mal si adattavano ad un taverniere.
Colle gambe allargate, ritto di fronte ad una tavola occupata da una mezza dozzina di meticci, i quali stavano vuotando un grosso boccale di mezcal, fissava i suoi occhi grigiastri, che avevano il lampo dell’acciaio, su un pezzo di carta.

