Dall’incipit del libro:
– All’erta!…
– Corna di bisonte!…
– In piedi, Bennie!…
– Brucia la prateria?
– No!…
– Fugge il bestiame?… Un clamore assordante, un misto di urla acute, latrati e muggiti echeggia improvvisamente in lontananza, rompendo di colpo il profondo silenzio dell’immensa prateria che, dalle rive del Piccolo lago degli Schiavi, si estende, quasi senza interruzione, fino a quelle del fiume Athabasca e ai piedi della gigantesca catena delle Montagne Rocciose. Sono urla confuse d’uomini, abbaiamenti di cani, muggiti di buoi spaventati. – Bennie, che cosa sta per succedere? L’uomo così chiamato non rispose. Si era bruscamente alzato, sbarazzandosi della coperta di lana che lo copriva, aveva raccolto la carabina a percussione centrale trovata al proprio fianco, e si era slanciato fuori dell’enorme carro. Una oscurità profonda regnava sulla prateria. Non c’erano nè luna, nè stelle. Solamente qua e là si vedevano scintillare, come a ondate, dei punti luminosi, che si abbassavano e si alzavano capricciosamente, tracciando delle linee d’argento o d’un verde pallido di un effetto fantastico. Attorno al carro, delle masse nere si erano alzate in gran numero, muggendo e nitrendo, cercando un rifugio addosso al monumentale carro, verso le cui pareti si urtavano confusamente facendo un gran strepito.
– By-god! – borbottò l’uomo che era uscito, mentre alzava il fucile, come se avesse timore di venire improvvisamente assalito.
– Che cosa succede sulle rive del fiume? Uno sparo era echeggiato in quella direzione. Era stata una detonazione secca, ben diversa da quella delle carabine.


