George Bernard Shaw nacque a Dublino il 26 luglio 1856. Il padre, George Carr Shaw proveniva da una antica famiglia protestante di gentiluomini di campagna; non aveva però ricevuto eredità alcuna. Privo di una vera istruzione si era gettato nell’alcolismo; non c’è dubbio che questa immagine del padre abbia contribuito non poco all’avversione che Shaw maturò e conservò per tutta la vita verso alcool e tabacco.
La madre, Bessie Gurley, figlia di un possidente di campagna, di fronte agli eventi si rivelò inadatta e impreparata all’educazione dei figli; la sua influenza sul giovane George Bernard si limitò a trasmettergli un grande amore e passione per la musica, e non fu comunque fattore di poco conto.
Shaw frequentò varie scuole, fra cui la Wesleyan Connectional School, ma la sua formazione culturale avvenne soprattutto per altre strade. Insoddisfatto della scuola si dedicò alle letture con decisa preferenza per la Bibbia e Shakespeare.
Aveva quindici anni quando i genitori si separarono: la madre, con le due sorelle Lucy e Agnes, andò a vivere a Londra, il padre rimase a Dublino con George Bernard. Il giovane trovò impiego come capo contabile presso un’agenzia immobiliare. Ma nel 1876 si decise ad abbandonare l’Irlanda, trovando che Dublino non poteva offrirgli gli stimoli che andava cercando nel campo dell’arte.
Si trasferì a Londra senza denaro, ma le idee che in seguito propugnò con forza scuotendo perbenismo e convenzioni della società vittoriana erano già tutte in embrione.
Dal 1879 al 1883 scrisse cinque romanzi che furono pubblicati in volume in anni successivi: Cashel Byron’s Profession (1886) (Cashel Byron, Milano 1929), An Unsocial Socialist (1887) (Un socialista asociale, Roma 1990), Love Among the Artists (1900), The Irrational Knot (1905) (Il vincolo irrazionale, Milano 1933), Immaturity (1930). Inizialmente furono infatti pubblicati a puntate su giornali e riviste, ma sistematicamente rifiutati dagli editori.
In quegli anni lesse Il Capitale di Marx, lettura che fu certamente determinante per la sua adesione al socialismo. Ne conseguì l’iscrizione alla Fabian Society, che, come è noto, puntava ad un socialismo gradualista e riformatore.
Shaw frattanto era assiduo frequentatore della sala di lettura del British Museum e partecipava attivamente alla vita sociale londinese. La sua attività di conferenziere, oratore e propagandista lo portava a contatto con alcune delle personalità più interessanti dell’epoca. Ricordiamo almeno i coniugi Sidney e Beatrice Webb, il poeta preraffaellita e socialista W. Morris, il critico teatrale W. Archer, traduttore di Ibsen.
Nel 1885 Shaw divenne critico letterario della «Pall Mall Gazette», nel 1886 critico d’arte di «The World» e dal 1888 al 1890, critico musicale di «The Star»; questa ultima attività fu per lui gratificante e di successo.
Nel 1895 divenne critico teatrale della «Saturday Review»; gli articoli pubblicati su questa rivista furono poi raccolti nel volume Dramatic Opinions and Essays (1907). In questi saggi si inizia a scorgere la polemica verso pregiudizi e convenzioni del teatro inglese che sarà caratteristica successivamente della sua produzione teatrale.
Non c’è dubbio che il rinnovamento che presto sarebbe stato in atto aveva preso impulso non trascurabile anche da questi saggi. Uno tra i più interessanti tra questi saggi è The Quintessence of Ibsenism (1891) (La quintessenza dell’Ibsenismo, Milano 1928). In questo saggio si trova un efficace sostegno al «teatro d’idee» di Ibsen e una prima messa a punto della propria concezione del teatro.
Fra le altre opere saggistiche ricordiamo: Fabian Essays (1887), dove vengono esposte le linee fondamentali del suo pensiero, The Perfect Wagnerite (1898) (Il wagneriano perfetto, Milano 1924), The Intelligent Woman’s Guide to Socialism and Capitalism (1928) (Guida della donna intelligente, Milano 1950), Evervbody’s Political What’s What (1944) (Il credo politico di chiunque, Milano 1951); ciò che accomuna questi scritti è la vena paradossale, oltre che decisamente polemica, con la quale vengono affrontati i temi e il dibattito su argomenti politici, sociali, artistici.
Nel 1898 si sposò con l’irlandese Charlotte Payne-Townsend, attivista femminista; di lei scrisse Bernard Shaw: “She knows the value of her unencumbered independence”. Certamente oltre che “indipendente” seppe anche essere una moglie estremamente paziente, caratteristica indispensabile per vivere affettuosamente accanto a una persona come Shaw che certamente non era di carattere semplice.
Nel 1892 si ebbe la prima rappresentazione della sua prima commedia, Widowers’ Houses e da quel momento le sue opere teatrali si susseguirono ottenendo sempre grosso successo.
Certamente da quel momento in poi Shaw potè dare concretezza alle proprie idee soprattutto per mezzo dell’espressione teatrale, che per lui doveva essere strumento di sostegno alla spinta per una riforma politica e sociale. Da Ibsen, di cui fu sempre infaticabile sostenitore, derivò le basi innovative che divennero fondamento del suo teatro realistico e critico, decisamente in contrasto con la tradizione ormai banale delle convenzioni sceniche e morali del teatro inglese.
Da momento di divertimento ed evasione, il teatro diviene per Shaw strumento di riflessione, di coinvolgimento del pubblico. L’obiettivo è mettere in discussione le caratteristiche del capitalismo, l’ipocrisia della classe dominante, smascherare le convenzioni e le ipocrisie, mettere i pilastri ideali della società, – matrimonio, famiglia, scienza, eroismo, – nella luce che li presenti come false illusioni.
Il teatro doveva essere, secondo le sue stesse parole: “una fucina di pensieri, una guida della coscienza, un commentario della condizione sociale”. Sul palcoscenico rovesciava un impetuoso fiume di idee, spesso contraddittorie, ma che non mancavano mai la loro funzione di stimolo in una forma che è sua caratteristica, insieme brillante, paradossale e satirica.
In aperta polemica con lo sforzo di verosimiglianza del teatro borghese, Shaw costruisce un teatro di demistificazione. Dice Aubrey, protagonista di Troppo vero per essere bello, che i personaggi sono “troppo assurdi perché possano essere creduti, e tuttavia non sono una finzione: i giornali sono pieni di loro”. La grande forza di Shaw sta proprio nel riuscire a mantenere questo equilibrio tra funzione creatrice e realtà concreta, equilibrio che garantisce la validità estetica di figure e situazioni.
Alla prima commedia Widowers’ Houses, come abbiamo visto, nella quale emerge il problema degli slums londinesi, seguirono The Philander (Il cascamorto, 1893) e Mrs. Warren’s Profession (1894; La professione della signora Warren) una delle commedie più famose di Shaw, che affronta il problema della prostituzione sfrondandolo dal perbenismo abituale delle condanne moralistiche.
Queste tre commedie, insieme a un gruppo di quattro che seguirono a breve distanza di tempo, furono pubblicate nel 1898 col nome di Plays Pleasant and Unpleasant (Commedie gradevoli e Commedie sgradevoli). I quattro drammi gradevoli sono Arms and the Man (Le armi e l’uomo, 1894), Candida (1895), The Man of Destiny (L’uomo del destino, 1896), You Never Can Tell (Non si sa mai, 1897). In queste commedie vengono smontati via via gli ideali eroici della guerra e quelli romantici di famiglia e amore.
Nel 1901 fu pubblicata un’altra raccolta, Three Plays for Puritans (Tre commedie per puritani), che comprendente The Devil’s Disciple (Il discepolo del diavolo, 1897), Caesar and Cleopatra (1893; Cesare e Cleopatra) e Captain Brassbound’s Conversion (La conversione del capitano Brassbound, 1899).
Caesar and Cleopatra, come già The Man of Destiny (dove il protagonista era Napoleone) e, in seguito, Saint Joan (1923) (Santa Giovanna, 1978), trovano il loro tratto comune nel tratteggiare i grandi personaggi della storia, sfrondandoli da reminiscenze eroico-romantiche, presentandoli nella loro semplice umanità.
Santa Giovanna è forse l’esempio più importante e suggestivo di questo filone di ricerca dell’autore. Al contrario di personaggi di altre commedie che appaiono più megafoni per idee e sempre indissolubili dal loro legame con il ruolo sociale, santa Giovanna spicca invece per le sue intrinseche caratteristiche umane.
Consolidato il suo successo, si dedicò soprattutto a testi incentrati su temi politici e religioso-filosofici: John Bull’s Other Island (1904; L’altra isola di John Bull), Major Barbara (1905; Il maggiore Barbara), The Doctor’s Dilemma (1906; Il dilemma del dottore), – in quest’ultima dà vita a una satira formidabile nei confronti della scienza medica, – Pygmalion (1912), più volte trasposta nel cinema – nel 1938 con la collaborazione dello stesso Shaw – e che come musical – My fair Lady – ebbe un successo straordinario.
Ricordiamo ancora Androcles and the Lion (1913; Androclo e il leone), Man and Superman (1903; Uomo e superuomo) e Back to Metuselah (1920; Torniamo a Matusalemme). Abbiamo qua la descrizione della evoluzione creatrice, patrimonio soprattutto femminile, con la donna che presiede alle relazioni fra i sessi ed esplica la sua vitalità creativa attraverso la maternità.
L’ultima sua produzione, The Apple Cart (1927; L’imperatore d’America), Too True to be Good (1931; Troppo vero per essere bello), On the Rocks (1933; Fra gli scogli), The Millionairess (1935; La miliardaria), Geneva (1938; Ginevra) sono forse di minore impatto, accentuando l’aspetto drammatico e mettendo l’accento sempre più su aspetti di satira politica.
Questo tipo di involuzione non è però tale da giustificare le posizioni negative di certa parte della critica che vede nel desiderio di verità dell’autore e nel suo impeto di denuncia uno svilimento dell’arte teatrale.
A riconoscimento delle sue qualità notevoli di scrittore resta il conferimento del premio Nobel per la letteratura nel 1925. La sua presenza nella vita letteraria inglese ed europea, si affievolì negli ultimi anni. Lo scrittore morì all’età di novantaquattro anni ad Ayot Saint Lawrence, Hertfordshire, il 2 novembre 1950.
Fonti:
- A. Ganz: George Bernard Shaw. London 1983.
- H. Hutzen Barlow: George Bernard Shaw as a dramatist in the light of divergent critical opinion, 1893-1940. A thesis presented to the faculty of the department of english university of Southern California. February 1942. Microform Edition, ProQuest LLC 2014.
- G.K. Chesterton: George Bernard Shaw. London-New York, 1910.
- G. Griffith: Socialism and superior brains. The political thought of Bernard Shaw. London-New York, 1993.
- A. Henderson: George Bernard Shaw. His life and works. A critical biography. Cincinnati 1911.
- H. Bloom: George Bernard Shaw (Bloom’s Modern Critical Views). London 2010.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Cesare e Cleopatra
Cinque atti
La trama della commedia si innesta sulla vicenda storica susseguente alla guerra civile scoppiata a Roma dopo la battaglia di Farsalo. Il commento di Shaw è in appendice sotto forma di interessantissime note, tra le quali spicca quella imperniata sul concetto di progresso. Gli sviluppi della rivoluzione industriale erano infatti al centro degli interessi di Shaw. - Il maggiore Barbara
Tre atti
Come spesso accade nelle opere di Shaw siamo di fronte a una pièce a tesi, dove lo scontro tra le due visioni del mondo, romantica e idealistica quella di Barbara, maggiore dell’esercito della salvezza, e quella pragmatica e un po’ cinica di suo padre Undershaft, proprietario di industria bellica, procede tra petizioni di principio e dissacranti e paradossali ironie. - Pigmalione
Shaw vuole presentare il suo lavoro come basato sull’importanza della fonetica. Ma appare invece molto più una satira nei confronti delle ipocrisie dell’epoca vittoriana e delle relazioni all’interno del mondo borghese. La commedia è stata più volte trasposta nel cinema e come musical – My fair Lady – ebbe un successo straordinario. - La professione della signora Warren
Il fine di Shaw in questo testo è di focalizzare l’attenzione del pubblico sul fatto che la prostituzione non è conseguenza di una presunta corruzione morale delle donne e neppure delle tendenze libidinose degli uomini, ma delle insopportabili condizioni di indigenza nelle quali molte giovani si trovano a vivere, non superabili da “oneste” professioni.