Gioele SolariGioele Solari nacque ad Albino in Val Seriana nel Bergamasco il 25 aprile 1872, in una antica famiglia locale, nobilitata fin dal Seicento, di consolidate tradizioni cattoliche; infatti il primogenito della numerosa prole abbracciò lo stato ecclesiastico e fu canonico a S. Maria Maggiore di Roma.

Luigi Einaudi, che fu legato praticamente per l’intera vita da profonda amicizia con Gioele Solari, nella prefazione al libro di Solari Studi storici di filosofia del diritto, parla del bel «quartiere avito» di Albino, descrivendolo come un recinto di fabbricati civili e rustici cui dà accesso il grande portone carraio, «dove ancora abitavano nel 1949, in case comuni o divise ed in giardini comunicanti, il fratello monsignore, la cognata, la sorella, i nipoti». A quell’ambiente rustico Solari fu sempre legato e certamente da quel mondo trasse buona parte della sua indole parsimoniosa e mai tesa alla ricerca di comodità o lussi; certamente da quella vita da borgo agrario derivarono i suoi modi schietti e i legami famigliari profondi. Si sentì sempre legato alla valle dove era nato e anche alla città di Bergamo, sebbene Torino fosse divenuta più tardi il luogo della sua residenza e probabilmente la sua “patria” di adozione.

Solari frequentò le scuole elementari ad Albino, le medie a Lodi nel collegio dei Barnabiti; nel 1891 si iscrisse alla facoltà di legge a Torino. Era periodo di importanti trasformazioni sociali e di fermenti intellettuali che andavano seguendo rapidamente le dinamiche delle strutture produttive. Mentre prendeva campo l’opportunismo della sinistra (il “trasformismo”), l’incidenza del movimento operaio si andava ampliando e maturava sul piano politico; schiere di giovani intellettuali, mossi da ideali umanitari, si accostavano con adesione più o meno diretta al socialismo. Per una descrizione efficace del periodo, è molto interessante leggere quello che scrisse Solari stesso nel suo saggio Il giovane Einaudi e il problema sociale.

Ancora Einaudi, nel testo che ho già citato, ci dice in che modo avvenne l’adesione di Solari al socialismo descrivendolo come «un moto del cuore, generoso ed acritico», di «bontà e di simpatia umana per gli umili e i reietti»; Bobbio, in Italia civile. Ritratti e testimonianze, parla di «avversione all’egoismo dei ricchi, di senso della giustizia».

Filosoficamente Solari si sentiva attratto dal positivismo con il quale coniugava già efficacemente lo studio della sociologia e dell’economia. Dal 1893 frequentò quindi il Laboratorio di economia politica di Salvatore Cognetti de Martiis, allora appena istituito, dove già si incontravano studiosi della levatura di Luigi Albertini, Giuseppe Prato, Pasquale Jannaccone, Luigi Einaudi. Nonostante la precarietà della collocazione di tale istituto, sistemato in due piccoli locali di un vecchio convento, questa frequentazione lo instradò al metodo della serietà, della costanza e della meticolosa scrupolosità come strumenti fondamentali della ricerca.

Nel maggio 1895 si laureò con una tesi il cui soggetto e svolgimento rispecchiano certamente le riflessioni maturate in quell’ambiente: I salari e i prezzi in Italia, negli Stati Uniti e Inghilterra dal 1860 al 1894 come indice delle condizioni economiche e sociali. Nell’aprile del ’97, la “Critica sociale” pubblicò il suo primo saggio su Lo Stato e le sue funzioni sociali nella Nuova Zelanda: in questo saggio Solari guarda con interesse e malcelato entusiasmo alla salita al governo in quel paese di una coalizione liberal-socialista. Vide in questo un possibile strumento per mettere da una parte le forze conservatrici e contemporaneamente poter indurre lo stato a intervenire contro il tradizionale individualismo anglosassone. Per questa via si sarebbe potuto «conciliare le tendenze socialiste con i diritti degli individui».

Nel saggio Il sistema del sudore, pubblicato l’anno dopo sempre su la “Critica Sociale” denunciò con fermezza lo sfruttamento esercitato in Inghilterra sui piccoli lavoranti a domicilio, privi di tutele legali e sindacali. In La condizione sociale e giuridica degli Italiani nell’Argentina (1899), avanzò una serie di proposte legislative tali da poter migliorare le condizioni dei migranti italiani. In Operai e imprenditori nord-americani (1903) analizzò le dinamiche dell’industrializzazione negli Stati Uniti e le particolarità delle lotte sindacali in quel paese.

Solari tentò una via di mediazione tra le tendenze collettivistiche tedesche e quelle individualistiche inglesi. Era convinto che l’Italia potesse farsi interprete di una via intermedia che potesse conciliare «il valore degli interessi del tutto e i diritti dell’individuo». Trattò di questo tema in un commento alla nuova legislazione sugli infortuni sul lavoro andata in vigore nel 1898. Questo tentativo di conciliazione tra la salvaguardia degli interessi individuali in un quadro sociale dove la società diventa portatrice di interessi prevalenti, e la tendenza di quest’ultima ad annullare l’individuo in una magmatica “collettività”, proseguì in pratica per l’intera sua vita. Da una parte c’è il rifiuto delle dottrine individualistiche ispirate prevalentemente al giusnaturalismo, e dall’altra una rigida chiusura nei confronti dei principi marxiani del materialismo dialettico.

Questo corpo di riflessioni si manifestò nel 1899 recensendo un libro di Luigi Einaudi, Il principe mercante: «le forme collettive, meglio rispondenti ad una vita sociale più larga e complessa» avrebbero avuto il compito di allontanare il positivismo dalle sue caratteristiche più marcatamente individualistiche di matrice anglosassone. In quella fase storica Solari si trovava quindi a contrastare da una parte l’individualismo di Spencer e dall’altra il collettivismo di Marx. In L’opera filosofica di H. Spencer scrisse: «se una scuola conduceva all’individualismo anarchico, l’altra conduceva al socialismo autoritario».

Lo sviluppo sociale non poteva essere visto senza «tener presente il fattore psichico», trascurato sia da Marx che da Spencer, ma che era nella realtà «il movente precipuo delle azioni non pur individuali ma sociali». In questa fase il suo punto di riferimento appare quindi essere Wundt e il cosiddetto “indirizzo psicologico”. Era d’altra parte l’indirizzo che, agli occhi di Solari, meglio rispondeva agli eccessi del capitalismo nei suoi aspetti oppressivi individuando negli enti “collettivi” qualcosa di diverso che non delle aggregazioni di individui, trattandole come entità reali.

In Studi storici di filosofia del diritto scrive:

«Fin dagli anni universitari mi era parso che a un’età in cui il problema delle libertà politiche, dell’organizzazione unitaria del nuovo Stato nazionale, dominava le menti e le scienze giuridiche, dovesse seguire un periodo di profonda trasformazione e di riforme sociali, e che fosse compito della filosofia del diritto farsi interprete delle nuove esigenze dello Stato moderno».

Dopo la laurea in Giurisprudenza Solari conseguì nel 1896 quella in Lettere e nel 1897 in Filosofia. In questa sua instancabile volontà di studio si vede chiaramente il tentativo di acquisire gli strumenti cognitivi che reputava necessari ai suoi progetti. Già dal 1896 iniziò la carriera di insegnante con un incarico in una scuola tecnica come professore d’italiano, storia e geografia. Il 15 novembre 1901 vinse un concorso per l’insegnamento di storia e filosofia nei Licei ed ebbe assegnata una cattedra a Cuneo. Nel 1906 fu trasferito a Carmagnola, dove ebbe tra i suoi allievi Adele Rossi, la futura moglie di Benedetto Croce. Continuò però ad abitare a Torino.

Nel crescere dei suoi interessi per gli studi filosofici ebbe grossa influenza Giuseppe Carle, docente di Filosofia del diritto all’università di Torino che già si era occupato di contrapporre alle istanze individualistiche una sorta di elaborazione sociale del diritto. Più tardi Solari dedicò a Carle il saggio La vita e il pensiero civile di G. Carle, dopo avergli dedicato già nel 1899 il suo primo saggio filosofico Il problema morale, nel quale mise a confronto le etiche spiritualiste con quelle positive e materialistiche. Seguì La scuola del diritto naturale nelle scienze morali e sociali nel 1903 e in seguito a questa pubblicazione ottenne, nel settembre 1903, la libera docenza in Filosofia del diritto. In questo periodo riaffermò la sua adesione alle idee di Wundt: «Né la società soffoca l’individuo né questo può concepirsi all’infuori delle influenze sociali»; il nuovo còmpito della filosofia del diritto diventa dunque «ricondurre il fatto giuridico alla sua vera fonte, ossia di farne un prodotto né storico né biologico, ma essenzialmente psicologico».

Fin dal 1895 era stato bandito dall’Istituto lombardo di scienze e lettere il “premio Pizzamiglio” sulla Influenza delle odierne dottrine socialistiche sul diritto privato: mai assegnato per il livello mediocre delle monografie presentate, fu infine vinto da Solari nel 1907 con un articolato e ponderoso saggio suddiviso in tre sezioni. Nonostante la vittoria del premio e quindi l’evidente apprezzamento per il suo lavoro, Solari volle rielaborare abbastanza radicalmente il testo e pubblicò la prima parte nel 1911 sotto il titolo complessivo L’idea individuale e l’idea sociale nel diritto privato. La seconda parte del testo vincitore del concorso fu pubblicata nel 1918 e la terza parte (Le influenze di diritto privato delle varie scuole di socialismo del secolo XIX) non fu mai rivista e ristampata.

Ancora una volta in questo lavoro il fine era di fondare una teoria liberale che fosse in grado di elaborare una filosofia socialista attraverso una nuova concezione degli enti collettivi. Venne ribadito in questo saggio il rifiuto di teorie materialistiche e biologiche. Affermò quindi di voler superare l’individualismo «mediante il concetto di società interposto tra l’individuo e lo Stato […] principio sintetico, unificatore dei voleri individuali»; il diritto viene definito un «prodotto dello spirito collettivo, del quale potrà negarsi la sostanzialità… ma del quale sono innegabili gli effetti operanti nella storia». Appare abbastanza chiara una certa contraddittorietà. Tuttavia sono evidentemente passi verso un tentativo di costruzione di una teoria realmente organica.

Nel 1912 vinse un concorso per una cattedra universitaria e venne mandato a Cagliari, dove insegnò per un triennio; successivamente fu inviato per altri tre anni all’università di Messina. Nell’ottobre del 1918 venne infine chiamato dalla facoltà giuridica torinese a succedere al suo maestro Giuseppe Carle, che era morto nel 1917. Mantenne la cattedra fino ai settanta anni e l’ultimo suo corso fu nel 1941 dedicato a L’idealismo sociale e il problema della giustizia del quale restano le dispense litografate.

L’evoluzione del suo pensiero a partire dall’iniziale base positivistica avvenne molto lentamente; l’approdo fu quello che lui stesso amava definire «idealismo sociale». Importante per questa evoluzione fu l’amicizia con Piero Martinetti il quale giunse alla direzione di una rinnovata “Rivista di filosofia” nel 1927, quando la suddetta rivista aveva cessato di essere l’organo della Società filosofica italiana; Solari divenne collaboratore assiduo della rivista e la diresse poi di fatto, durante la lunga malattia e dopo la morte del Martinetti (22 marzo 1943), nei difficilissimi anni della guerra, assicurandone la sopravvivenza e la successiva ripresa.

Partendo da Wundt, Solari dovette risalire fino a Hegel per rendere più solido e consistente il suo tentativo di teorizzazione. L’incontro con Hegel avvenne dapprima attraverso la lettura di Lassalle, e Solari identificò subito nel filosofo tedesco «il vero antecedente filosofico del socialismo contemporaneo»; «le condizioni per una concezione sociale del diritto» erano state consolidate da Hegel tramite una efficace sintesi tra l’individualismo kantiano e l’universalismo storicista.

In realtà già durante il secondo decennio del XX secolo Solari aveva ridimensionato l’importanza della sociologia, utile soprattutto per ribadire il «fermo convincimento che il progresso delle scienze giuridiche e politiche è in ragione dell’importanza e dell’estensione che in esse prenderà l’elemento sociale»; nel 1919, all’inizio delle sue lezioni presso la cattedra torinese, affermava ormai senza esitazioni che il carattere strumentale della sociologia era sancito dal suo limite di mera scienza, incapace di attingere il proprio fondamento metafisico: nel saggio La filosofia del diritto come scienza autonoma afferma: «la giustificazione ultima della sociologia deve ricercarsi in una concezione generale della società, e tale concezione è per noi idealistica».

Qualche anno dopo descrive la propria attività come «diretta a penetrare e a superare il dissidio tra la concezione kantiana della libertà, intesa come espressione della personalità morale dell’uomo, e il concetto della libertà oggettiva, che si attua e si concreta nella società e nello Stato, concetto che fu la ragione profonda della speculazione post-kantiana nelle sue applicazioni al problema del diritto e dello Stato».

In sintesi si può affermare che Solari, reagendo al clima positivistico all’interno del quale era avvenuta la sua formazione, abbia cercato di rifarsi al genuino pensiero di Hegel, respingendo l’esasperazione del soggettivismo rappresentata dal neohegelismo italiano e particolarmente da Gentile; con quest’ultimo si trovava in contrasto per quello che lui riteneva fosse un eccesso di individualismo che si concretizzava nella riduzione di tutto il reale all’atto dell’Io individuale e nella negazione del valore dell’hegeliano “spirito oggettivo”. Tale “spirito oggettivo” doveva rappresentare per Solari il fondamento della società come realtà sostanziale. La società non è una somma di individui ma un’entità spirituale, una realtà transpersonale dotata di personalità propria, un «essere vivente creatore di valori» nel quale l’individuo trova la propria integrazione senza perdere per questo la libertà personale, che egli può e deve esercitare nella vita collettiva. «Individuo e società integrandosi cessano di essere due astrazioni e diventano una sola realtà». Il rapporto tra individuo e realtà è «analogo al rapporto dell’uomo con Dio, è rapporto tra due principi aventi i caratteri della personalità […] Ma la società […] è rivelazione di Dio, non è Dio, il quale si sottrae a ogni comprensione umana». In questo senso possiamo comprendere come Solari amasse definire la propria posizione «Idealismo sociale»: accetta quindi la posizione idealistica di una «metafisica del soggetto», ma la orienta in direzione di un soggetto collettivo piuttosto che verso un soggetto individuale.

Negli anni del suo insegnamento a Torino la facoltà giuridica ebbe tra i suoi docenti uomini di prestigio notevole che gli furono colleghi: Luigi Einaudi, Achille Loria, Gino Segré, Pasquale Jannacone, Francesco Ruffini, Federico Patetta. Oltre ai suoi colleghi è giusto ricordare anche quelli che fra i suoi allievi vollero ricordarlo pubblicando una raccolta di Studi in memoria di Gioele Solari e troviamo i nomi di Felice Balbo, Norberto Bobbio, Luigi Bulferetti, Mario Einaudi, Luigi Firpo, Aldo Garosci, Bruno Leoni, Giuseppe Marchello, Alessandro ed Ettore Passerin d’Entrèves, Uberto Scarpelli, Paolo e Renato Treves, Giorgio Vaccarino.

Il primo a discutere una tesi di laurea con Solari fu Piero Gobetti nel 1922 con la tesi La filosofia politica di Vittorio Alfieri; l’ultimo che si laureò con lui fu Aldo Mautino nel 1938 e la sua tesi è una ricostruzione de La filosofia politica di Benedetto Croce. Al lavoro del Mautino è legato l’ultimo lavoro di Solari, Aldo Mautino nella tradizione culturale torinese da Gobetti alla Resistenza, che Norberto Bobbio antepose alla terza edizione della tesi del Mautino stesso, nel 1953.

Gioele Solari morì a Torino la sera dell’8 maggio 1952. Era appena uscito di casa per recarsi alla stazione in partenza per Roma dove avrebbe partecipato ad un’adunanza dei Lincei, quando fu colpito da un malore improvviso.

L’opera di Gioele Solari, concretizzata in numerosi scritti e saggi, non è però sfociata in un’esposizione sistematica, un trattato di filosofia sociale; non ebbe compimento neppure il progetto di dare organicità all’esposizione dell’incidenza del dibattito speculativo sulle legislazioni positive, in particolare «nella parte relativa alla formazione del codice civile germanico, tipica espressione dell’indirizzo storico-dogmatico». Era tuttavia uno studioso minuzioso e attentissimo. Luigi Einaudi disse che le sue schede bibliografiche, sunti di libri etc. divennero «miniera meravigliosa di idee e notizie per gli studiosi». Sono altresì estremamente utili, per approfondire gli aspetti salienti del suo pensiero, i numerosi scritti “minori”, recensioni, note, necrologi, ai quali sovente affidò tramite brevi accenni anche i tratti polemici. Solo una volta, sollecitato dagli antichi colleghi di università, si decise a raccogliere – lui sempre schivo e modesto – una parte dei suoi saggi dispersi nel volume Studi storici di filosofia del diritto che andò alle stampe nel 1949 e fu ripreso successivamente negli anni ’70 dello scorso secolo, con alcune omissioni e significative aggiunte con il titolo La filosofia politica a cura di Luigi Firpo.

Fonti:

  • N. Bobbio, La filosofia civile di Gioele Solari in “Atti dell’Accademia delle scienze di Torino” 1953.
  • N. Bobbio, L’insegnamento di Gioele Solari, in “Italia Civile”. Manduria, Taranto 1964.
  • N. Bobbio, L’opera di Gioele Solari, in “Italia Civile”. Manduria, Taranto 1964.
  • L. Firpo, Introduzione in La filosofia politica vol. I. Bari 1974.
  • AA.VV., Studi in memoria di Gioele Solari. Torino 1954.
  • L. Einaudi, Prefazione in Studi storici di filosofia del diritto. Torino, 1949.
  • B. Leoni, Commemorazione di G. Solari in “Il Politico” XVII, 1952.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • La vita e l’opera scientifica di Francesco Ruffini
    1863-1934
    Francesco Ruffini (1863-1934), storico e docente di diritto ecclesiastico, fu uno tra i dodici professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. Ma di questo Solari nel 1935, quando pubblicò il saggio, non fa menzione. Solari è tuttavia abilissimo a riassumere ed evidenziare nel suo saggio il valore della figura e dell’opera di Ruffini.
 
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Gioele Solari
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Solari, Gioele
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