Dall’incipit del libro:
L’onnipotente Dio, el quale regge tutto l’universo, in due modi infunde la virtú del suo governo nelle creature. Però che nelle crea- ture, che non hanno intelletto e libero arbitrio, i nfunde certe virtú e perfezioni, per le quali sono inclinate naturalmente ad andare per li debiti mezzi al proprio fine, senza difetto, se già non sono impedite da qualche cosa contraria : il che accade rare volte.
Onde tale creature non governano sé medesime, ma sono go vernate e menate alli fini proprii da Dio e dalla n atura data da lui. Ma le cre- ature, che hanno el dono dello intelletto, come è l ’uomo, sono da lui per tale modo governate, che anc ora vuole che si governino sé medesime: perché dà a loro el lume dello intelletto , per lo quale possino cognoscere quello che li è u tile e quello che li è inutile, e la facultà del libero arbitrio da potere eleggere l iberamente quello che a loro piace. Ma perché el lu me dello intelletto è molto debi- le, massime nella puerizia, non può perfettamente u no uomo reggere sé medesimo senza adiutorio dell’al tro uomo, essendo mas- sime quasi ogni uomo particulare insufficiente per sé medesimo, non potendo provedere solo a tutti li suoi bisogni cosí corporali come spirituali.
Riproduce il testo dell’Edizione Nazionale delle Opere di Girolamo Savonarola: G. Savonarola, “Prediche sopra Aggeo e Trattato del reggimento della città di Firenze”, a cura di Luigi Firpo, Roma, Belardetti, 1965, pagg. 435-487.


