Dalla dedica del curatore: “Non vi sien pertanto disgradevoli, o SPOSI ECCELLENTISSIMI, le attente cure da me usate intorno a un’opera, la cui pubblicazione, comechè picciola ella siasi di mole, riuscita sarebbe impossibile, quando con men che paziente mano stata fosse assistita. Posso assicurarvi d’essermi con tutto l’ impegno occupato, ond’essa la luce vedesse del Pubblico, che l’aspetta, vestita d’un abito alla odierna pompa non disdicevole. Ho cercato che nitida ne fusse la stampa, ed esatta la correzione, e spero d’avere in ambe queste cose il mio intento ottenuto.”

Lettere di L. Anneo Seneca recate in italiano dal commendatore Annibal Caro.

Dall’incipit del libro:

Io concorro nel tuo parere, che tu ti debbi ascondere nell’ozio; ma voglio che tu lo facci anco per modo, che l’ozio resti ascoso. Et ancorchè tu sappi di far questo non per precetto de’ Stoici, ma ad imitazion loro; tu devi anco farlo per precetto, perchè il ritirarti del tutto lo potrai far quando vorrai. Ora ti verrà fatto facilmente, poichè non solemo mandar i tuoi pari in ogni governo, nè d’ogni tempo, nè senza proposito alcuno. Oltre di questo avendo noi assignato al sapiente una Republica degna di lui, che è il Mondo, non si potrà dir ch’ei sia fuor della Republica, ancorchè s’allontani da essa: e forse anco lasciando questo solo angolo, passa a molto maggiori e più ample cose, per le quali salito poi in cielo, conosce apertamente in quanto umil loco sia seduto, mentre egli ascendeva la sedia, o il tribunale. E di più ti dico, che quando il Sapiente con la meditazione s’adduce avanti gli occhi tutte le cose divine, et umane; allora è ch’egli opera più che possa fare. Ora torno a quel che avevo cominciato a persuaderti che tu facci, che il tuo ozio non sia conosciuto. E per ciò fare non accade che tu facci profession di filosofo: io voglio che tu battezzi questo tuo proposito con altro nome; e che tu dichi di ritirarti per infermità, o per stanchezza, o se vuoi anco chiamarla poltroneria. Il gloriarsi dell’ozio, è una pigra ambizione. Certi animali per non esser ritrovati, guastano le lor pedate intorno alla tana. Il medesimo tu devi fare: perchè facendo altrimente, non mancheranno chi ti perseguitino.

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titolo:
Lettere
titolo per ordinamento:
Lettere
autore:
opera di riferimento:
Lettere di L. Anneo Seneca recate in italiano dal commendatore Annibal Caro e per la prima volta pubblicate nelle nozze Michiel e Pisani. - In Vinegia : dalla Tipografia Palesiana, 1802. - xxiv, LXXVII, [3] p. : ill. ; 8o.
copertina:
[elaborazione da] "La muerte de Séneca" (1871) di Manuel Domínguez Sánchez - Museo del Prado, Madrid - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Manuel_Dom%C3%ADnguez_S%C3%A1nchez_-_El_suicidio_de_S%C3%A9neca.jpg - Pubblico Dominio.
cura:
Angelo Dalmistro
licenza:

data pubblicazione:
6 luglio 2017
opera elenco:
L
ISBN:
9788828101499
soggetto BISAC:
FILOSOFIA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Alberto Mello, albertomello@tin.it
impaginazione:
Massimo Rosa
Rosario Di Mauro (revisione)
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Ugo Santamaria
revisione:
Sandra Zanatta, zanatta_sandra@yahoo.it
Ugo Santamaria
traduzione:
Annibale Caro