Biografia di due Xenia e di un Sereni
«Così era anche dentro di me: la tenerezza e il timore della prima maternità, la beatitudine della vita coniugale e il lavoro in laboratorio. Il neonato amato, desiderato, diletto, la fiamma azzurra dell’amore viene abbandonato ancor prima di essere nato e condannato ad essere orfano. Non abbiamo né dubbi né esitazioni: la nostra via è quella di essere sinceri con noi stessi e con gli altri.» (da ‘Im dorì – Con la mia generazione di Xenia Pamphilova Silberberg, come riportato da Yakov Viterbo in Xenia Pamphilov Silberberg : Storia di un’ebrea non ebrea, p. 50)
Questo scrive Xenia Silberberg quando rievoca la nascita della figlia, Xenia Silberberg, poi diventata Marina Sereni, la cui vita è stata movimentata, ricca di esperienze terribili e di gioie e passioni profonde. La narrazione di questa esistenza si mescola con altre esistenze in maniera spesso intricata, complicata anche dal fatto che il suo nome coincideva con quello di sua madre Xenia Pamphilova Silberberg, e il suo nome di ‘battaglia’, Marina, fu lo stesso che venne dato alla sua seconda figlia. La vita delle due Xenia, madre e figlia, ebbe molti tratti comuni, perché entrambe, in epoche e situazioni diverse, scelsero e/o si trovarono a dedicarsi alla militanza per il benessere altrui, dei meno fortunati, con dedizione e passione politica assoluta. Certamente non si può scrivere di Xenia Marina Silberberg Sereni senza narrare diffusamente anche delle vite di sua madre Xenia e del marito Emilio Sereni, tanto queste tre esistenze furono inestricabilmente legate.
La comune passione e militanza politica però le portò su strade diverse, creando una frattura fra loro che non fu mai sanata. Ogni studiosa/o che ha affrontato e studiato questa crepa tra le due Xenia ha dato una sua interpretazione, suffragata dalla scelta di alcuni fatti ed elementi piuttosto che di altri. Ci siamo fatte naturalmente la nostra idea, ma lasciamo che siano lettrici e lettori a darsi una loro risposta su una tema, i rapporti tra genitori e figli, tra madri e figlie, che non è legato solo a questa vicenda delle due Xenia, ma che invece ha un carattere decisamente universale, che va oltre il significato storico della loro testimonianza storica e politica.
Xenia Silberberg – chiamata dalla madre Xeniuska – nasce il 1 gennaio 1906 a Berna da Xenia Pamphilova, di religione ortodossa, e da Lev Silberberg, socialrivoluzionario russo di origine ebraica. Ella assumerà il cognome Sereni dopo il matrimonio con Emilio Sereni e il nome Marina, come nome di battaglia, durante la clandestinità nel periodo fascista. Marina Sereni è il nome con cui è più conosciuta in Italia.
La madre di Xeniuska, Xenia (1881-1957) era nata in Crimea. Suo padre Xenofont era un pedagogo, di origine greca, di religione greca-ortodossa ed un seguace dei narodniki, il movimento populista russo dell’Ottocento; la madre Maria Goering, anche lei insegnante ‘del popolo’, era tedesca luterana. Confinata in Siberia per la sua attività rivoluzionaria, Xenia sposò nel 1902 Lev Ivanovič Silberberg (1880-1907), giovane ebreo russo, confinato anch’egli, militante tra i socialisti rivoluzionari. Siamo agli albori del ‘900, la Russia è in grosso fermento antizarista. Un tema forte di discussione tra i politici deportati è se nella lotta politica debba essere dato spazio alla violenza e al terrorismo. Xenia e Lev vengono rilasciati e la coppia si trasferisce nel sud della Francia. Nel 1904 la Russia entra in guerra con il Giappone. Sembra aprirsi uno spiraglio per deporre lo Zar. In questo periodo Xenia è in cinta. I coniugi lasciano la Francia, rientrano in Russia ma si separano presto: Xenia va in Svizzera a partorire e Lev si trasferisce in Finlandia per essere più vicino al momento rovente. La repressione zarista è sempre più forte. Xenia parte per la Russia, lascia la neonata, la ‘fiamma azzurra del loro amore’, la lascia alla cura della nonna paterna e raggiunge il marito in Finlandia. Ma per una delazione Lev viene arrestato; tradotto a Pietroburgo, dopo un rapido processo viene condannato a morte e impiccato nell’inverno 1907. Lev nega a sé stesso di vedere la figlia prima dell’esecuzione: non può dimostrare segni di debolezza. Xenia riporta nel suo diario le parole del marito:
«È mia assoluta volontà che nostra figlia abbia una madre che viva con lei e la faccia crescere, e che quando sarà grande conoscerà quelle pagine meravigliose del tuo diario, tu le racconti quanto l’amai, quanto ti amai e le dica che ho abbandonato le persone più care, questo mio grande amore e la mia vita per lottare contro la sofferenza e le pene degli altri…» (da ‘Im dorì – Con la mia generazione, cit. p. 56)
Xenia Silberberg decide di non lasciare mai Xeniuska e di non tornare in Russia. Madre e figlia vanno prima a Parigi poi a Sèvres, dove la vita è meno cara. Nell’estate 1911 vengono invitate in Italia da amici. Poi tornano in Francia: il mondo è sconvolto dall’esplosione della prima guerra mondiale, poi dalla rivoluzione russa. Nei primi anni ’20 Xenia pensa di poter tornare in Russia, ritenendo che la situazione sia favorevole ad un rientro. Ma non è così. Le due Xenia giungono in Italia, che sarebbe dovuta essere una tappa di transito, e restano a Roma. La vita è molto dura. Vivono dando in subaffitto camere della loro casa a giovani ebrei che dalla Palestina vengono a studiare a Roma o ebrei russi in viaggio per la Palestina. Xeniuska cresce, studia e trova lavoro come impiegata. La piccola famiglia si apre alla cultura italiana e a quella ebraica, fino a quel momento mai troppo seguita. Forse la madre vuole avvicinare la figlia alla religione di suo padre Lev? Ma Xeniuska non è reattiva, si dimostra sorda alle sollecitazioni culturali e politiche della madre.
La vita della giovinetta, minuta, ma resistente e tenace, timida e modesta, che tende alla sottovalutazione di sé stessa e delle sue capacità, sta per avere una svolta profondissima. Emilio Sereni nasce nel 1907 in una numerosa famiglia della borghesia ebraica romana, figlio di Samuele medico della Real casa e di Alfonsa Pontecorvo. In un foglio scritto a macchina, forse la copia di un originale perduto, con la data 29 marzo 1921 Emilio quattordicenne, i suoi fratelli e i loro amici scrivono cosa faranno tra 10 anni: egli scrive: “sarò professore di agraria e organizzatore operaio e dei contadini”. Nel 1923, terminati gli studi classici a Roma – in quegli anni frequenta casa Silberberg, con l’intento di imparare il russo –, si iscrive all’Istituto superiore di Agraria di Portici. Nel 1927 si laurea in scienze agrarie con una tesi su La colonizzazione agricola ebraica in Palestina. Nella mente di Sereni c’è l’idea di abbracciare il movimento sionista. Ma invece quasi immediatamente comunica al fratello Enzo, che è entrato nel movimento sionista e si è trasferito in terra d’Israele, il suo rifiuto di vicinanza al sionismo e l’adesione invece alla base filosofica del pensiero di Marx e Lenin. Sionismo, comunismo:
«i febbrili vent’anni di chi era nato con il secolo, trovavano in quelle e in altre parole un denominatore comune: la speranza di un mondo diverso, più giusto ed umano.*» (Clara Sereni, Il gioco dei regni, Firenze, Ed. digitale 2017, p. 162)
Sereni ha sempre considerato che il suo impegno scientifico non potesse andare separato da un civico impegno nella lotta per la libertà.
Nel 1923-24 dunque Xeniuska ed Emilio, sempre chiamato Mimmo in famiglia, si conoscono. I loro rapporti diventano sempre più stretti, fino a che Mimmo nel 1927 le chiede di sposarlo. Dopo un anno di fidanzamento, nel novembre 1928, Xenia sposa Emilio Sereni con una cerimonia celebrata secondo tutte le regole ed i riti del matrimonio ebraico. Tutto ciò è omesso nel libro di memorie I giorni della nostra vita di Marina Sereni, pubblicato postumo nel 1955: la cerimonia religiosa era un’ottima copertura rispetto alla militanza comunista di Sereni? Scriverne, avrebbe posto dubbi e interrogativi sulla loro lealtà al Partito? Manlio Rossi-Doria, storico amico di Mimmo e che è uno degli invitati, ritiene che la scelta del matrimonio nel Tempio fu una forma di rispetto degli sposi nei confronti della comunità nella quale Mimmo era cresciuto. Condividendo pienamente le idee del marito – il quale nello stesso periodo entra formalmente nel Partito Comunista d’Italia –, Xeniuska diventa una militante comunista. Ormai siamo in pieno regime fascista. A Portici hanno la loro prima casa. Nel 1929 nasce Lea Ottobrina, la prima delle tre figlie che Sereni avrà da Xeniuska. Nel 1936 nascerà Marina e nel 1946 Clara. Vivono dello stipendio da borsista di Sereni presso il costituendo Osservatorio di Economia Agraria per la Campania alle dipendenze dell’omonimo Istituto Nazionale.
La militanza con il gruppo comunista di Portici, del quale fanno parte intellettuali come Manlio Rossi-Doria, Giorgio Amendola e numerosi operai e contadini, promuove un’intensa attività clandestina di propaganda antifascista. Rossi-Doria ha la responsabilità del collegamento con i lavoratori delle fabbriche, altri curano il settore dei contadini. Mimmo e Xenia Marina hanno il compito di mettere a punto i materiali da diffondere. Nel 1930 Sereni viene arrestato e il Tribunale Speciale lo condanna a quindici anni di carcere – la sentenza è accompagnata dal solito adagio che non si può capire come faccia un uomo che ha famiglia ad occuparsi di una politica che lo fa andare in galera –, cui si vanno ad aggiungere tre anni di vigilanza speciale. La prima reclusione è presso la casa penale di Viterbo, poi a Civitavecchia. La moglie rocambolescamente segue sempre Sereni e mantiene i contatti con lui e con il partito. È lei ad inviare clandestinamente in Francia gli articoli che il marito ha scritto prima di essere arrestato.
Nel 1935, Sereni è liberato grazie ad un’amnistia e la famiglia fugge in Francia. Arrivano a Parigi all’inizio del 1936. Qui Xenia dà alla luce la seconda figlia, Marina, e partecipa con Teresa Noce (1900-1980) – a breve, nel corso della sua partecipazione alla guerra civile spagnola in difesa della Repubblica, assumerà il nome di battaglia Estella – alla fondazione del giornale “Noi donne”, inizialmente solo un foglio clandestino, poi mensile di politica e cultura, ancora attivo.
Ma dinamiche e tensioni interne al partito pongono Sereni formalmente sotto accusa anche a causa della famiglia di Xenia, considerata vicina al socialismo rivoluzionario. Xenia era forse una lontana parente della donna, Fanni Efimovna Kaplan, che molti anni prima, nel 1918, aveva attentato alla vita di Lenin. E sempre a Xenia Marina erano rimproverate l’amicizia e la comunanza che sua madre aveva avute con Boris Savinkov (1879-1925), importante rappresentante dell’organizzazione combattente del Partito Socialista Rivoluzionario. Peraltro la cosa non era mai stata tenuta segreta. Xenia Marina Silberberg Sereni nel 1938 è espulsa dal partito e Sereni viene estromesso dalla dirigenza.
Nel febbraio 1937, decretando la definitiva rottura dei loro rapporti, Xenia Marina scrive alla madre, che dal 1932 si è trasferita in Israele e vive nel kibbuz di Na’an:
«I lunghi anni di assenza di Mimmo mi hanno costretta ad alzarmi dritta sulle mie gambe, e l’anno di permanenza a Parigi mi ha dato – per la prima volta in vita mia – la possibilità di trovare la mia strada e saggiare finalmente le mie forze. Ecco perché ciò che ti scrivo lo scrivo non sotto una qualsivoglia influenza, come poteva accadere prima ma partendo da me […] Magari dentro di te dirai: quanto sarebbe stato tutto più tranquillo, se non mi fossi occupata di politica, se fossi stata una qualunque donna di casa! Ma sai benissimo che non ne saresti stata contenta, come non eri contenta quando sembrava, in un certo momento, che sarei stata così io.» (Clara Sereni, cit., Firenze, Ed. digitale 2017, p. 235-237)
Il 1° settembre 1939 scoppia la seconda guerra mondiale e il 14 giugno 1940 i tedeschi occupano Parigi. Sereni decide di lasciare la capitale occupata e si trasferisce in bicicletta a Tolosa. Con alcuni compagni avvia l’organizzazione politica clandestina nel sud della Francia, mascherandola con un’attività ortofrutticola in una casa colonica. Xenia lo raggiunge poco dopo in treno con la figlia Lea e la piccola Marina. Da lì poi, nel 1942, si trasferiscono a Cros de Cagnes presso Nizza, dove Sereni nel giugno 1943 viene arrestato dagli italiani e torturato, in attesa di essere trasferito in Italia per essere quasi certamente fucilato. Alla caduta del fascismo, il Tribunale straordinario di guerra della IV armata regia lo condanna a 18 anni di reclusione; passa nel carcere di Fossano e poi in quello di Torino, sotto la custodia diretta delle SS, rimanendo per sette mesi nel braccio della morte. Solo nell’agosto 1944 Sereni viene liberato grazie ad un disperato sotterfugio organizzato da Xenia Marina, forse con l’aiuto di Edoardo Volterra, figlio del matematico Vito Volterra (1860-1940) che nel 1931 era stato uno dei dodici professori universitari in tutta Italia a rifiutarsi di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo. Intanto Enzo Sereni, fratello di Emilio, nel 1943 torna clandestinamente in Italia, preoccupato per il fratello che è in prigione e per gli ebrei che sono sotto il fascismo; viene paracadutato in Toscana ma è immediatamente arrestato dai tedeschi, internato prima a Bolzano poi a Dachau e lì ucciso. Inizia il periodo di clandestinità e di resistenza, vissuto dai Sereni a Milano, dove restano fino alla liberazione. Mentre il marito è impegnato nella direzione dell’ufficio di agitazione e propaganda, Xenia tiene un corso di educazione politica per le compagne.
Dopo la liberazione, nel 1945 i Sereni tornano a Roma e viene pubblicato, con il nome di Marina Sereni, Una scuola, breve resoconto di alcune giornate in una scuola di partito. Nel 1946 nasce la loro terza figlia, Clara. Sereni è sempre più attivo nel campo politico e sociale ed è spesso assente, come testimoniano alcune lettere pubblicate in I giorni della nostra vita, libro di memorie scritto da Marina intorno al 1950-1952. Nel 1950 Marina si ammala di cancro e tutte le cure dei medici italiani, poi di quelli sovietici e infine di quelli svizzeri, non riescono a guarirla. Muore a Losanna il 27 gennaio 1952. A maggio 1952 la sezione del Partito Comunista Italiano di Portici viene intitolata al suo nome. Dopo la sua morte, nel 1955, il partito fa pubblicare e diffondere le memorie di Marina; l’opera avrà molto successo e sarà indicata dal Partito comunista come modello pedagogico. Nel 1953 Emilio Sereni sposa in seconde nozze Silvana Pecori da cui ha altre due figlie, Anna e Marta.
Tutto l’immenso patrimonio documentario e la ricca biblioteca costruiti e alimentati nel corso degli anni da Emilio Sereni sono custoditi e consultabili presso l’Istituto Alcide Cervi, presso la vecchia casa della famiglia Cervi a Gattatico (Reggio Emilia). La vicenda familiare e politica, a partire dall’infanzia di Emilio Sereni fino alla morte di Xenia e infine brevemente la successiva vicenda umana di Emilio, è narrata nel bellissimo libro Il gioco dei regni, scritto, nel 1993, dalla figlia Clara Sereni (1946-2018), scrittrice e giornalista.
Si ringraziano vivamente per la collaborazione e la disponibilità la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la Biblioteca della Fondazione Lelio e Lisli Basso, la Biblioteca Archivio Emilio Sereni presso il Museo Cervi, la Biblioteca della Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino presso il Polo del ‘900, la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, la Biblioteca dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma, l’Archivio contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze in particolare nella figura della Dott.ssa Ambra Spaccasassi.
Fonti:
- Marina Sereni, I giorni della nostra vita. Roma, 1955.
- Ambrogio Donini, prefazione a I giorni della nostra vita, di Marina Sereni. Roma, 1955.
- Edoardo D’Onofrio, Una famiglia di comunisti : commento a “I giorni della nostra vita” di Marina Sereni. Roma, 1955. Si tratta della trascrizione della Conversazione tenuta “alle ragazze e ai giovani” comunisti di Roma l’11 luglio 1955 nella storica sede della Sezione Comunista di Testaccio.
- Giuseppe Favati, a cura di, I giorni della nostra vita, di Marina Sereni. Firenze, 1970.
- Giorgio Amendola, Una scelta di vita. Milano, 1976. Pag. 172.
- Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza. Milano, La Pietra, 1976. Ad vocem Da considerarsi un’opera fondamentale, creata per far conoscere le migliaia di uomini e donne che ne fecero parte, ma i requisiti dichiarati di ‘accesso’ all’enciclopedia sono la condanna ad almeno 5 anni del Tribunale Speciale e che, dopo la galera, gli oppositori abbiano continuato la lotta in Italia o all’estero. Xenia Marina è comunque presente.
- Manlio Rossi-Doria, La gioia tranquilla del ricordo : memorie 1905-1934. Bologna, Il Mulino, 1991. Rossi-Doria conobbe Sereni da studente al Liceo Mamiani di Roma nel 1919, divennero grandi amici e condivisero gli anni di Portici e la militanza.
- Clara Sereni, Il gioco dei regni, Firenze, 1993. Clara Sereni (1946-2018) si definì “ebrea per scelta più che per destino, donna non solo per l’anagrafe, esperta di handicap e debolezze come chiunque ne faccia l’esperienza, utopista come chi, radicandosi in quanto esiste qui e oggi, senza esimersi dall’intervenire sulla realtà quotidiana, coltiva il bisogno di darsi un respiro e una passione agganciati al domani» (Taccuino di un’ultimista. Milano, 1998)
- Yakov Viterbo, Xenia Pamphilov Silberberg. Storia di un’ebrea non ebrea, Aosta, 2003. Nell’introduzione, Viterbo dichiara che questo suo libro è insieme la presentazione e la traduzione dell’autobiografia di Xenia, madre di Xeniuska, scritto perché, a suo avviso, il libro di Clara Sereni non è abbastanza completo. In effetti è un dato di fatto che la madre Marina aveva trasmesso a Clara pochissime notizie sulla nonna Xenia.
- Patrizia Gabrielli, Tempio di virilità. L’antifascismo, il genere, la storia, Milano, Franco Angeli, 2008. Interessante studio sull’evoluzione delle biografie e autobiografie e della storiografia sulle donne. Nello scrivere di Marina Sereni, l’autrice risulta aver consultato l’edizione del diario con la prefazione di A. Donini.
- Giorgio Vecchio, Emilio Sereni a cura dell’Istituto Alcide Cervi
https://www.istitutocervi.it/2014/03/18/emilio-sereni/ - Luigi Capograssi Colognesi, Sereni, Emilio, in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 92 (2018)
https://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-sereni_%28Dizionario-Biografico%29/ - Stanislao Scognamiglio, Figli di Portici famosi : Xenia Silberberg Sereni, 2018
https://www.lospeakerscorner.eu/figli-di-portici-famosi-xenia-silberberg-sereni/ - https://it.wikipedia.org/wiki/Xenia_Silberberg
Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- I giorni della nostra vita
Il messaggio d’amore e di ribellione all’ingiustizia contenuto ne I giorni della nostra vita ha un valore assoluto per i sentimenti e le sensazioni che fa vivere o rivivere in chi lo legge, che va al di là di tutte le considerazioni politiche o storiche. - Una scuola
Una scuola è il frutto dell'esperienza vissuta in prima persona dall’autrice, quando, tra l’agosto del 1944 e il 25 aprile 1945, organizzò a Milano un corso di educazione politica per le compagne.