Max Stirner, pseudonimo di Johann Caspar Schmidt (Bayreuth, 25 ottobre 1806 – Berlino, 26 giugno 1856), è stato un filosofo tedesco, radicale sostenitore di posizioni anti-stataliste che danno importanza, all’individualismo, all’egoismo etico ed a un primordiale concetto di anarchismo. Il nom de plume deriva da un soprannome che gli era stato dato dai compagni di scuola a motivo della sua alta fronte (da Stirn, che in tedesco significa appunto “fronte”).

Le informazioni sulla vita di Stirner sono poche e frammentarie; la maggior parte di esse si conoscono grazie a John Henry Mackay, che pubblicò nel 1898 la prima biografia del filosofo, raccogliendo informazioni da varie fonti, come documenti e testimonianze scritte e orali.

Di lui manca qualsiasi fotografia o ritratto sicuro eseguito da contemporanei, se si esclude una caricatura del gruppo dei “Liberi” e un disegno, entrambi opere di Friedrich Engels su richiesta di Mackay, circa quarant’anni dopo, fatto che ha dato origine ad equivoci (spesso alcune foto di autori correlati al suo pensiero, come Benjamin Tucker, individualista americano vengono confuse per immagini di Stirner). Un ritratto coevo di Stirner sul letto di morte venne forse fatto eseguire da Bruno Bauer, ma è andato perduto.

Altri suoi ritratti vennero eseguiti sulla base degli schizzi di Engels, come quello di Félix Vallotton nel 1900 o molti dipinti e illustrazioni recenti. Talvolta viene raffigurato con i capelli neri, ma in realtà era biondo, come risulta dalle testimonianze.

Di carattere riservato, condusse un’esistenza abbastanza appartata e solitaria (a parte qualche anno come membro del gruppo della sinistra hegeliana), non immune da eventi tragici e difficoltà.

Johann Kaspar (o Caspar) Schmidt nacque a Bayreuth, nella Baviera settentrionale, il 25 ottobre del 1806, figlio di Albert Christian Heinrich Schmidt, un intagliatore di flauti e di altri strumenti musicali, e di Sophia Eleonora Reinlein, entrambi luterani.

Meno di un anno dopo la sua nascita il padre morì, e, dopo due anni, la moglie si risposò con un aiuto-farmacista, Heinrich Ballerstedt. La madre ed il patrigno si trasferirono a Kulm, in Prussia, il bambino rimase con una zia, ma li raggiunse più tardi.

Nel 1818, a 12 anni, tornò a Bayreuth e fu accolto dalla famiglia del padrino. Nel 1819 intraprese gli studi classici al Gymnasium locale. Nel 1826 si iscrisse all’Università di Berlino, dal 1828 al 1829 frequentò l’Università di Erlangen, nel 1829 quella di Königsberg: il tutto durò cinque semestri di studio, seguiti poi da “un lungo viaggio per la Germania”.

Comunque riuscì a seguire qualche lezione di Friedrich Schleiermacher ed Hegel, di quest’ultimo in particolare quelle sulla filosofia delle religioni, sulla storia della filosofia e sulla filosofia dello ‘spirito soggettivo’. Nel 1833 si trasferì a Berlino, dove studiò per due semestri a cui seguirono ulteriori interruzioni, dovute forse ai problemi mentali che afflissero la madre, che portò con se nella capitale.

Nell’aprile 1835 Stirner fu candidato all’insegnamento di cinque materie (filosofia, storia, lingue antiche, tedesco, istruzione religiosa), ma non accettò e si limitò a fare lezioni di latino gratis per 18 mesi. Nel 1837 sposò la figlia di 22 anni della sua padrona di casa, Agnes Klara Kunigunde Burtz, che morì di parto solo un anno dopo, dando alla luce un figlio, nato prematuro e di cui non si sa nulla.

Da una nota dello stato civile di divorziato di Stirner, al momento della morte (“non madre, non moglie, non figli”) si può dedurre che il figlio del filosofo non sia vissuto a lungo.

Il suo patrigno morì nel 1835 e nel 1837 sua madre fu ricoverata in un manicomio di Berlino, dove morì, secondo Mackay, nel 1859, secondo altri, invece, prima del figlio.

Nel 1839 ottenne la cattedra di insegnante di storia e letteratura alla Lehr- und Erziehungsanstalt di Mme. Gropius, una scuola per ragazze dell’alta borghesia, situata al numero 4 del Köllnischer Fischmarkt, Berlino. Nello stesso anno, frequentava un gruppo di giovani Hegeliani chiamati Die Freien (“i liberi”), tra cui figurano tanti nomi che avrebbero poi composto parte della filosofia tedesca del XIX secolo: Bruno Bauer, Arnold Ruge, Ludwig Feuerbach, Friedrich Engels e in seguito anche Karl Marx. Stirner ed Engels erano molto amici, ma non è chiaro se egli frequentò mai di persona Marx. I “Freien” erano soliti riunirsi da Hippel’s, una birreria sulla Friedrichstraße.

In questo gruppo conobbe anche Marie Wilhelmine Dähnhardt 1818-1902), che poi nel 1843 divenne la sua seconda moglie. Ernst Dronke, nella sua opera Berlin, in cui descrive il clima berlinese della metà degli anni quaranta del XIX secolo, rievoca la scandalosa scena del matrimonio, con gli amici che, incuranti, giocano a carte, gli sposi che si sono dimenticati gli anelli e Bruno Bauer che per rimediare ne toglie due di ottone dal suo borsellino.

Le sue prime stesure avvennero nel 1842, quando pubblicò due corti articoli sulla Rheinische Zeitung, testata giornalistica fondata da Karl Marx nello stesso anno: Das unwahre Prinzip unserer Erziehung oder der Humanismus und Realismus (Il falso principio della nostra educazione o dell’umanesimo e realismo) e Kunst und Religion (Arte e religione).

Il primo è un articolo pedagogico che propone il contrasto verso l’educazione dei bambini secondo norme esterne ed una maggiore coltivazione delle loro predisposizioni con lo scopo di renderli “caratteri sovrani, il secondo la recensione dell’opera di Bruno Bauer La tromba dell’ultimo giudizio contro Hegel ateo ed anticristo. Contribuì anche al Leipziger Allgemeine Zeitung.

La stesura della sua opera maggiore, L’Unico e la sua proprietà, fu completata tra il 1843 e la metà del 1844. Venne stampata alla fine del 1844, essendo già disponibile a novembre, ma l’edizione è postdatata al 1845. L’Unico viene sequestrato dalla censura, ma subito dissequestrato poiché ritenuto dalle autorità così “incomprensibile” e “assurdo” da essere poco pericoloso.

L’opera ebbe un discreto successo critico, attaccò ed ebbe risposta da Bruno Bauer, Ludwig Feuerbach, Moses Hess e Arnold Ruge. Attrasse anche l’attenzione di letterati quali Bettina von Arnim e Kuno Fischer.

Subito prima della pubblicazione del libro Stirner lasciò il suo lavoro e visse per due anni sperperando l’eredità della moglie, che lo lasciò alla fine del 1846. Essa con un altro uomo era partita per l’Inghilterra e poi per l’Australia; scriverà poi a Mackay che “non aveva mai amato né rispettato” il marito (essendo lei divenuta poi una fervente credente cattolica, e andando a vivere in una comune), ed era perciò abbastanza riluttante a parlarne.

Disse che Stirner era un uomo “astuto” e che la loro unione fu principalmente una coabitazione più che un matrimonio. Morirà a Londra nel 1902, dopo aver cambiato nome in Mary Smith. Nonostante questo, la dedica de L’Unico è proprio a Marie, sebbene qualcuno abbia sottolineato un certo sarcasmo in questa azione.

Successivamente Stirner, che aveva investito (in gran parte finanziato dalla moglie stessa) con scarso successo in un’impresa di trasporto e vendita del latte, finì due volte arrestato per debiti (dal 5 al 26 marzo 1853 e dal 1º gennaio al 4 febbraio 1854), e nemmeno il denaro della madre (peraltro scarso), entrato in suo possesso a causa dell’infermità mentale e fisica della donna, bastò a coprirli. Si mise allora a lavorare come traduttore, traducendo in tedesco Jean-Baptiste Say e Adam Smith e forse scrivendo qualcosa per il Journal des österreichischen Lloyd. Compilò anche una “Storia della Reazione”, un insieme di citazioni altrui.

Max Stirner morì in povertà il 26 giugno 1856, a soli 49 anni, a causa di un’infezione non curata degenerata in setticemia e febbre acuta; la patologia fu causata da un carbonchio (lieve infezione cutanea da Staphylococcus aureus) sul collo, che era probabilmente a sua volta la complicanza del morso di un insetto velenoso. Pochi amici presenziarono al funerale: tra i giovani hegeliani solo Bruno Bauer. Poco tempo dopo l’amico Ludwig Bühl organizzò una colletta e fece erigere una modesta lapide. Nel 1892 fu sostituita dalla lapide attuale, pagata da John Henry Mackay.

Fonti

Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores

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Max Stirner
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Stirner, Max
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