Traduzione di Cornelio Bentivoglio.

Dall’incipit del libro:

L’armi fraterne e con profani sdegni
l’empia Tebe contesa e ’l regno alterno,
furor sacro a cantare il sen m’accende.
Ma qual daremo, o Dee, principio al canto?
Canterem forse la feroce Gente?
Forse i ratti sidonii, o d’Agenorre
la dura legge, o per lo mar profondo
canteremo di Cadmo i lunghi errori?
Ma da troppo remota ed alta fonte
origin prenderebbe il nostro canto,
se ridicesse del cultor che sparse
il guerrier seme negl’infami solchi,
onde poi nacque fratricida messe
d’uomini armati; o se ridir volesse
Tebe di sette porte e d’ampie mura
ornata al suon de l’anfionia cetra;
o l’ira di Giunone e l’ingannata
Semele accesa dal celeste foco
del suo divino non creduto amante;
o d’Atamante il reo furor, che scempio
feo di Learco, onde ne’ flutti amari
Ino fuggì con Melicerta in braccio.

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titolo:
La Tebaide
titolo per ordinamento:
Tebaide (La)
autore:
opera di riferimento:
La Tebaide / di Stazio ; [tradotta da Cornelio Bentivoglio] ; introduzione e note di Carlo Calcaterra. - Torino : Unione tipografico-editrice torinese, 1928. - 2 v. ; 19 cm.
cura:
Carlo Calcaterra
licenza:

data pubblicazione:
3 aprile 2015
opera elenco:
T
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it Catia Righi, catia_righi@tin.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it Catia Righi, catia_righi@tin.it
traduzione:
Cornelio Bentivoglio