Rafael SabatiniRafael Sabatini leggeva e scriveva cinque lingue prima di acquisire una vera padronanza dell’inglese; questa sua formidabile capacità gli consentì di accedere a una ricca varietà di fonti primarie; si trovò ad essere quindi lo scrittore di romanzi storici linguisticamente più sofisticato di chiunque altro.

Nacque a Jesi, nelle Marche, il 29 aprile 1875, familiarizzando quindi fin dall’infanzia con un ambiente ricco di mura medievali – la cinta muraria di Jesi risalente al XV secolo è tuttora pressoché intatta – e antichi palazzi spesso quasi in rovina. Suo padre, Vincenzo Sabatini, era un tenore e non parlava inglese; sua madre, Anna Trafford Sabatini, era un soprano di origine inglese, ma insegnò a suo figlio piuttosto poco della sua lingua madre prima che questi iniziasse ad andare a scuola in Svizzera e Portogallo.

Solo dopo essere approdato in Inghilterra ancora adolescente, all’inizio dell’ultimo decennio del XIX secolo, – i genitori avevano accantonato la carriera di cantanti dandosi all’insegnamento del “bel canto” purtroppo sempre con scarso successo – acquisì conoscenza sufficiente della lingua che avrebbe usato per iniziare il mestiere di scrittore all’inizio del secolo successivo. Si era adoperato fino a quel momento per intraprendere una carriera nel commercio ma con risultati molto modesti.

Nel 1904, quando pubblicò The tavern Knight (Il Cavaliere della Taverna), si convinse che la sua professione poteva essere non dissimile da quella di bravi artigiani della scrittura come Stanley J. Weyman, all’epoca popolarissimo. Il successo nel 1906 di Bardelys il Magnifico lo consacrò in pratica come scrittore apprezzatissimo di romanzi storici e di intrattenimento. Divenne direttore della casa editrice di Martin Seeker Ltd dal 1913 al 1918. Durante la Grande Guerra lavorò nel Dipartimento di Intelligence del War Office. Nel 1918 divenne cittadino naturalizzato inglese.

Il successo di The Sea-Hawk (Lo sparviero del mare), pubblicato nel 1915, fu enorme, superato solo da quello di Scaramouche nel 1921. Quest’ultimo, rifiutato da ben sette editori e accettato infine con una proposta economicamente molto misera, vendette invece in breve tempo centinaia di migliaia di copie. Rex Ingram ne trasse nel 1923 il primo di numerosi film; Sidney Blackmer fu protagonista in un adattamento teatrale prodotto da Charles Wagner, e Georges Baklanoff si assicurò i diritti operistici per la Chicago Opera Company. Sabatini divenne l’unico sopravvissuto dell’era del romanzo storico, passando attraverso ulteriori trionfi con i suoi tre romanzi incentrati sulla figura di Capitan Blood.

Da quel momento furono numerosi i suoi romanzi adattati per le scene (ma scrisse anche commedie originali) e successivamente per il cinema. Anche i suoi primi romanzi – Bardelys il Magnifico e The Sea-Hawk – furono portati sullo schermo da registi importanti come King Vidor e Michael Curtiz.

Il suo interesse per la vicenda storica non era certo limitato a un particolare periodo; spesso i suoi studi preliminari lo portavano a tesi che almeno apparentemente si presentavano come provocatorie. È il caso, ad esempio di The life of Cesare Borgia, la cui non proprio brillante fama era, secondo Sabatini, frutto di distorsioni rinascimentali e di vera e propria diffamazione. Altrettanto provocatorio appare lo studio di sei personaggi (Re Riccardo I, San Francesco d’Assisi, Giovanna d’Arco, Sir Walter Raleigh, Il Vice-ammiraglio Lord Nelson e Florence Nightingale) intitolato Heroic Lives del 1927.

Cercò sempre comunque di mantenere la massima obbiettività trattando le sue fonti storiche. Se prendiamo ad esempio Torquemada e l’Inquisizione spagnola (1913), Sabatini mise in rilievo il fatto che era ben difficile rimanere neutrale. Gli scrittori che avevano trattato l’argomento erano mossi sempre da partigianeria religiosa, più o meno dichiarata, seguendo quindi il punto di vista cattolico, protestante o ebraico. Sabatini ammise senza esitazione che l’Inquisizione spagnola era stata uno spietato strumento di distruzione. Scrisse apertamente sulle crudeltà delle pene inflitte a presunti eretici.

Tuttavia, nella prefazione, si oppose con forza all’idea che solo la chiesa di Roma avesse perseguitato miscredenti. Ci fu il sanguinario scozzese John Knox, il massacro di presbiteriani, puritani e cattolici romani sotto Elisabetta I, le persecuzioni degli anabattisti sotto Edoardo VI, e le violenze degli stessi anabattisti. Nessuna religione, sosteneva Sabatini, poteva permettersi di lanciare strali verso un’altra. In Torquemada e l’Inquisizione spagnola emerge una comprensione di come operavano determinate forze storiche, che ha pochi eguali in testi inglesi su questo periodo storico e su questi particolari eventi. Fu per anni anche adottato come libro di testo scolastico. Tra le numerose fonti di Sabatini quella che spicca maggiormente e che lui considera la più completa è l’opera di Juan Antonio Llorente.

Sabatini propugna l’idea che sia praticamente impossibile conoscere tutta la verità su un qualsiasi evento storico. Si arrogò quindi il diritto di essere selettivo ogni volta che le “autorevoli fonti” apparivano con evidenza ampiamente discordi, dimostrando che i fatti ammettevano comunque più di una interpretazione. Si sentiva in ogni caso maggiormente attratto da eventi storici che si presentavano di per sé bizzarri e comunque scaturenti dall’intrecciarsi delle passioni umane.

La sua maniera di “riempire i grigi” della storia attingendo liberamente alla sua fantasia non poteva che far inorridire gli storici accademici. Anche questo contribuì a una scelta di vita estremamente solitaria. Non incontrò praticamente mai altri scrittori e molto raramente parlava di opere scritte dai suoi contemporanei. Nel 1931, durante una visita negli Stati Uniti, dichiarò che non aveva “alcun contatto con il mondo moderno”, e la sua ostinazione a sfuggire interviste o esprimere pareri su problemi contemporanei era insolita per uno scrittore, in un’epoca in cui le celebrità venivano letteralmente inseguite per “estorcere” loro dichiarazioni su fatti d’attualità.

Chi conosceva la sua passione per la pesca al salmone nel Cumberland e lo sci nelle Alpi e il suo apprezzare la vita tranquilla nell’Herefordshire finì per rispettare la sua propensione per la privacy. Le visite al British Museum servivano soprattutto a raccogliere le informazioni necessarie per sfatare leggende come quelle che hanno a che fare con The Man in the Iron Mask o Guglielmo Tell, o per dare verosimiglianza alle sue storie ambientate nell’Europa di Carlo V, in Francia sotto Francesco I, o in Inghilterra sotto gli Stuart.

Una dei pochi casi nei quali Sabatini si lasciò andare ad aperta ammirazione fu per le novelle di Mary Johnston, Prisoners of Hope (1898) e To Have and to Hold (1900) che trovava apparissero come “cose ricordate… cose testimoniate personalmente”; e questo veniva posto in contrapposizione alla tecnica “sana e accademica” di Sir Walter Scott: “… non c’è nel leggerlo nessuna illusione che ti stia raccontando qualcosa di prima mano. Anzi, si sforza quasi di rivelare i mezzi con cui costruisce il suo”. L’arte di Scott, diceva Sabatini, non nascondeva l’arte.

Se il romanzo storico rimanesse “in buone mani” sarebbe sempre una delle espressioni più apprezzate e preziose dell’arte letteraria. Ma per renderlo e mantenerlo tale, però, è necessario che siano chiari i limiti entro i quali può svolgersi la fantasia dello scrittore. È necessario inoltre che la preparazione sia onesta e meticolosa, e accurato lo studio del periodo da rappresentare, in modo da trasmettere un’impressione di grande verosimiglianza alla vicenda raccontata. Tuttavia il realismo letterario veniva definito dal Sabatini “Arte poco importante e poco inventiva”, che poteva collocarsi “da qualche parte tra le arti della fotografia e del giornalismo”.

L’ultimo romanzo di Sabatini, The Gamester, che fu pubblicato nel 1949, – l’anno prima della sua morte avvenuta in un hotel ad Adelboden, in Svizzera il 13 febbraio 1950, – raccontava la storia di John Law, l’economista scozzese che ben si integrò Francia.

Per concludere, il pensiero guida di Sabatini fu la scelta della “lingua letteraria”: “le migliori storie sono scritte in inglese” soleva affermare, citando ad esempio Joseph Conrad, Edwin Bjorkman e Michael Arlen, stranieri che hanno conseguito il successo letterario scrivendo in inglese. Era insofferente invece al confronto al quale lo sottoponeva la critica con Dumas o Scott o, per quanto concerne la tecnica narrativa, con James Fenimore Cooper.

La sua tecnica abituale era in realtà vestire “poche ossa di storia”. Questo fin dai suoi primi lavori come The Sea-Hawk, per il quale ideò una fonte fittizia, vale a dire una storia autobiografica scritta in 18 volumi in folio il cui autore era l’ambizioso Lord Henry Goade.

Nonostante l’attuale oblio che copre questo scrittore, ancora oggi è vivo il ricordo, almeno per chi si occupa di cinematografia, dell’interpretazione di Errol Flynn e Olivia de Havilland di Captain Blood; e certamente il personaggio di Scaramouche, che fino agli anni ’80 del secolo scorso è stato ripetutamente riproposto anche alla televisione, rimane tutt’oggi nell’immaginario collettivo come simbolo del successo dell’applicazione, della volontà, della perseveranza che, se perseguite pervicacemente, portano con sicurezza al successo. Bella la riedizione del 2009 con interessante prefazione di Goffredo Fofi.

Fonti:

  • Harold Orel, The Historical Novel from Scott to Sabatini – Changing Attitudes Toward a Literary Genre, 1814-1920 (1995, Palgrave Macmillan)
  • Rafael Sabatini, Columbus. A Romance (Hutchinson & co. LTD, London New York 1942) (e-pub edition 2020).
  • Rafael Sabatini, Captain Blood. His Odyssey. London, The universal library, 1929.
  • Rafael Sabatini, The Life of Cesare Borgia of France. London, Stanley Paul & co., 1912.
  • Rafael Sabatini, Torquemada e l’Inquisizione spagnola. Milano 1948.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Il cavaliere della taverna
    Romanzo
    Questo è il secondo romanzo di Sabatini e lo portò a scalare quella notorietà che seppe poi consolidare con romanzi successivi. L’intricata, improbabile e bizzarra vicenda di paternità sconosciute e rivelate è ambientata durante la guerra civile che vide prevalere Cromwell e i puritani.
  • La giustizia del duca
    Raccolta di quattro racconti basati su episodi della vita di Cesare Borgia durante la riconquista della Romagna compiuta con l’appoggio del papa e sconfiggendo via via i vari signorotti locali. Lo scopo di Sabatini è di correggere la messa a fuoco moderna con la quale viene letta la figura del 'Valentino'.
 
autore:
Rafael Sabatini
ordinamento:
Sabatini, Rafael
elenco:
S