Traduzione di Felice Bellotti.
Dall’incipit del libro:
Aristone, il quale a sua volta ebbe un figliuolo chiamato Sofocle, a cui, per distinguerlo dall’avolo, Venne aggiunto l’epiteto di juniore . Sofocle amava moltissimo quest o suo nipote, ed era opinione che avesse in pensiero di lasciargli gran parte delle sue ricchezze, per la qual cosa Iofonte, pauroso che ne andasse diminuita la sua parte di eredità, accusò il padre di fatuità dinanzi ai membri della fratria , chiedendo che gli fosse tolta la giurisdizione su i propri beni. Allora il poeta per respingere una tale calunnia presentò e lesse ai s uoi giudici un magnifico squarcio del suo Edipo a Colono , da lui composto poco tempo prima, e fu la prima parlata dell’intero coro, ai membri della sua fratria , o, per dirla con vocabolo latino, curia , che dovevano esaminarlo. E il risultato di quella lettura fu che venne assolto e gli fu permesso di ritenere il governo delle proprie sostanze, e l’accusatore ebbe la condanna d’insano, mentre il nostro poeta campò novant ‘anni, e conservò fino all’ultimo il calore del suo genio, avendo scritto il suo capolavoro l’ Edipo a Colono solo un anno prima della sua morte, avvenuta nel 406 av. C. Gli antichi gli attribuirono cento ventitre drammi, ma alcuni sembrano avere appartenuto ai suoi discepoli, e dei cento ventitre, sette soltanto pervennero fino a noi tutti interi e sono tragedie, le quali si contengono nel presente volume, e che s’intitolano: Edipo re, Antigone, Ajace, Le Trachinie, Elettra, Filottete, Edipo a Colono . Delle altre non abbiamo che alcuni frammenti e semplici titoli; venti o ventidue di queste sono drammi satirici nel senso antico del vocabolo.


