Vincenzo Spinoso nacque a Bagnara Calabra il 7 settembre 1915, terzo di sei figli. La famiglia non era agiata ma il lavoro del padre, impiegato ai telegrafi, permetteva una vita decorosa. La sua salute piuttosto gracile gli impedì di avere un’istruzione scolastica regolare perfino durante la scuola dell’obbligo. Scrive nel suo diario che, prima bambino e poi adolescente, dovette conoscere “il filo del bisturi”. Operazioni chirurgiche che certamente influirono in maniera pesante sull’infanzia e la prima adolescenza di Vincenzo. Fu quindi autodidatta fin da bambino. Certamente non gli mancarono le cure affettuose della madre, delle sorelle e di una zia.

La famiglia abbandonò la casa natale e si trasferì in un’abitazione più comoda più lontana dal centro di Bagnara e qui Vincenzo trascorse la propria giovinezza. Il padre teneva all’educazione dei figli, soprattutto dei maschi, come era costume per la borghesia meridionale dell’epoca. Un suo fratello si laureò in matematica diventando docente e pubblicista, il più piccolo studiò ragioneria a Pesaro.

Vincenzo Spinoso visse tra Bagnara, Palmi e Reggio. Negli anni ’30 e ’40 fu lettore voracissimo e il padre lo assecondò in questa direzione, cercando che non avesse a soffrire per quello che gli poteva mancare. Le sue letture spaziavano dalla letteratura italiana antica e moderna a quella straniera: Goldoni, Shakespeare, Leopardi, Ibsen, Lope de Vega, Verga e Capuana, Alfredo Oriani, Guelfo Civinini.

Visse in pieno le difficoltà e le tribolazioni della guerra. Nel ’43 Bagnara subì diversi bombardamenti e Vincenzo, con i suoi concittadini, si rifugiava nella galleria ferroviaria. Sul diario che teneva si trovano le sue considerazioni e riflessioni, che potrebbero definirsi sociali e morali, su quei difficili momenti.

Lo strumento per esprimersi in quel periodo fu prevalentemente il dialetto con la lirica Calabria e la raccolta poetica Muzzuni, pubblicata nel 1944. Tra il ’44 e il ’45 pubblicò altre tre brevi raccolte, in italiano e in versi sciolti, Offerta, Sarmenti e Fides. Carmelina Sicari in “Calabria sconosciuta” n.16-17 ottobre 1981-marzo 1982, parlando della poesia di Spinoso e della sua ispirazione dice:

“L’atmosfera dominante appare quella della sospensione e del mistero, il richiamo a realtà metaforiche. D’altra parte l’insistenza sul tema del dolore e della morte, non forme retoriche ma per lui realtà e storia, appartengono in profondità alla struttura della poesia spinosiana e il linguaggio ne è tutto intessuto.”

Sempre studiando da solo riuscì a conseguire il diploma di Abilitazione magistrale, la qual cosa gli permise di intraprendere l’attività di insegnante privato; il paese era allora privo di scuole medie e superiori.

Intrattenne corrispondenza con vari autori tra i quali Cesare Zavattini e Corrado Alvaro. Collaborò con diversi giornali e riviste. In alcune di queste furono pubblicati suoi racconti: Fratelli e Vampe su “Tempo” di Reggio Calabria; su “Piccolissimo” sempre di Reggio Fiori rossi; La Laurea su “Voce di Calabria”. Altre novelle furono pubblicate su “Azione popolare” e su “Calabrese”. Con la novella Santa Nunziata ottenne il primo premio ex aequo al concorso indetto alla “Settembrata Calabrese” del 1945 (la giuria era presieduta da Leonida Rapaci); nel 1945 gli venne assegnato il primo premio al concorso indetto dall’Istituto Calabria per la novella Mamme e nel medesimo concorso ricevette due menzioni onorevoli per le novelle Zi’ Rosa e Cuginazzi e il terzo premio con la poesia dialettale ’U cumparatu con la quale si cimentò nella satira politica.

Tra il 1944 e il 1950 si concentra tutta la sua produzione narrativa: il romanzo Carmela Zivillica e numerose novelle. Alla fine della guerra diede vita a un giornale locale “Sfassalà”, dal nome del torrente che sfocia a Bagnara, pubblicazione che ebbe la vita brevissima di soli tre numeri; fondò inoltre l’Unione Culturale Bagnarese, tramite la quale riuscì ad organizzare conferenze, serate culturali, un concerto di musica classica e una mostra di pittura. La sua attività di scrittura spazia dalla poesia alla prosa, alla saggistica al teatro ai racconti per ragazzi.

Ma la malattia renale che lo affliggeva da tempo lo portò a morte a soli 36 anni il 28 dicembre 1951.

L’anno successivo la famiglia diede alle stampe, con il titolo Umile Lampa (titolo che l’autore avrebbe voluto utilizzare per una nuova raccolta di versi) un libretto commemorativo che porta oltre alla novella Il casamento alcune liriche, qualche commento critico e la bibliografia completa delle opere edite e inedite.

Solo in anni relativamente recenti la sua opera è stata raccolta in volume: Negli anni ’80 dello scorso secolo sono stati pubblicati diversi suoi scritti sulla rivista “L’Obiettivo”, mensile di Bagnara. Nel 1991 il romanzo Carmela Zivillica unitamente a numerose novelle è stato edito nel volume Mal di Calabria. Le poesie dialettali sono state raccolte nel 1999 nel volume intitolato Sfassalà. L’epistolario e il Diario sono stati pubblicato nel 2002 a cura di Stefano Mangione, e nuovamente nel 2014 è stato pubblicato il romanzo Carmela Zivillica.

Fonti:

  • M.C. Mammola: Vincenzo Spinoso poeta e scrittore di Calabria, in «Calabria letteraria» anno XXXI n. 1,2,3 – 1983.
  • C. Sicari. Vincenzo Spinoso un poeta dimenticato in «Calabria sconosciuta» anno IV-V nn. 16/17 (ottobre 1981-marzo 1982).
  • Nota Editoriale in Mal di Calabria. Reggio Calabria 1992.
  • V. Spinoso: Epistolario (2 marzo 1942-13 luglio 1943); e Diario (14 luglio 1943-27 ottobre 1944). Reggio Calabria 2002.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

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  • Mal di Calabria
    Il volume contiene il romanzo Carmela Zivillica e 21 novelle nei quali le ansie, le pene, i travagli del popolo vengono dall'autore stemperati nella speranza. Colpisce il sapiente uso linguistico e l’accurato dosaggio delle forme dialettali.
 
autore:
Vincenzo Spinoso
ordinamento:
Spinoso, Vincenzo
elenco:
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