Macbeth è tra i più conosciuti drammi di Shakespeare, nonché la tragedia più breve. Frequentemente rappresentata e riadattata nel corso dei secoli, è divenuta archetipo della brama di potere e dei suoi pericoli.
Per la trama Shakespeare si ispirò liberamente al resoconto storico del re Macbeth di Scozia di Raphael Holinshed e a quello del filosofo scozzese Hector Boece. Molto popolare è anche la versione operistica di questa tragedia, musicata da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.
Per gentile concessione del prof. Goffredo Raponi (cenni biografici) che ha curato traduzione e note. Il testo è stato realizzato in collaborazione con l’associazione “Festina Lente C.I.R.S.A.“.
Sinossi tratta da Wikipedia e rielaborata.
Dall’incipit del libro:
Luogo aperto. Tuoni e lampi.
Entrano tre STREGHE.
1a STREGA —
Quando noi tre ci rivedremo ancora?
Con tuono, lampo o pioggia? Quando, allora?
2a STREGA —
Quando sarà finito il parapiglia,
e sarà vinta o persa la battaglia.
3a STREGA —
Sarà al calar del sole, questa sera.
1a STREGA —
E il luogo?
2a STREGA —
Alla brughiera.
3a STREGA —
Laggiù dobbiamo andare
Macbeth ad incontrare.
1a STREGA —
Vengo, Gattaccio.nota 1
2a STREGA —
Ci chiama Ranocchio.nota 2
3a STREGA —
Veniamo subito, in un batter d’occhio!
TUTTE E TRE —
“Per noi il bello è brutto, il brutto è bello” fra la nebbia planiamo e l’aer fello.
(Svaniscono nell’aria)




