Sogno di una notte di mezza estate (titolo originale: “A Midsummer Night’s Dream”) fu scritta probabilmente tra il 1593 e il 1595. E’ senza dubbio una delle commedie più conosciute e apprezzate di William Shakespeare.
L’opera si compone di tre storie collegate tra loro dalla celebrazione del matrimonio tra Teseo, duca di Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni. La prima storia racconta di quattro giovani ateniesi: Lisandro e Demetrio che amano Ermia, Ermia che ama Lisandro ed Elena che ama Demetrio. La trama è complicata dal padre di Ermia, che le impone di sposare Demetrio. Ernia e Lisandro decidono così di fuggire nei boschi, accompagnati da Elena e Demetrio, ma i quattro si perdono nel buio e nelle loro schermaglie amorose. La seconda storia parla di Oberon e Titania, rispettivamente re degli elfi e regina delle fate, che per il matrimonio fra Teseo e Ippolita si recano nel medesimo bosco dei quattro giovani fuggitivi. Ancora nel bosco si svolge la terza storia, incentrata su una compagnia di artigiani che vuole mettere in scena una rappresentazione teatrale sul tema di Piramo e Tisbe (qui vale la pena segnalare il personaggio di Nick Bottom, uno dei più apprezzati personaggi comici di Shakespeare e l’amatissimo Puck, motore delle azioni, che chiude l’opera).
In Sogno di una notte di mezza estate le invenzioni letterarie e i colpi di scena si susseguono, come gli scherzi e gli equivoci. Ma senza mai perdere delicatezza e poesia.
Per gentile concessione del prof. Goffredo Raponi (cenni biografici) che ha curato traduzione e note. Il testo è stato realizzato in collaborazione con l’associazione “Festina Lente C.I.R.S.A.“.
Dall’incipit del libro:
Atene, sala nel Palazzo di Teseo
Entrano TESEO, IPPOLITA, FILOSTRATO e seguito
TESEO —
La nostra ora nuziale, bella Ippolita,
s’approssima: quattro giorni felici
ci porteranno la novella luna…
Oh, come questa vecchia pare lenta
a dileguarsi, quasi a ritardare
malignamente, come una matrigna,nota 2
l’appagamento dei miei desideri,
o somigliante ad una ricca vedova
ostinatasi a viver troppo a lungo
per rendere a più a più sottili
le rendite del suo giovane erede.
IPPOLITA —
Quattro giorni faran presto a svanire
con le lor notti, e queste a dileguarsi
coi loro sogni; e la novella luna
come un arco d’argento teso in cielonota 3
salirà a contemplare sulla terra
la notte dei solenni nostri riti.
TESEO —
Va’, Filostrato, smuovi alla letizia
la gioventù d’Atene,
desta vivezza e gioia nei lor cuori,
ricaccia ai funerali l’umor triste,
ché quel pallido socio mal s’addice
alla festosità del nostro rito.
(Esce Filostrato)
Se con la spada, Ippolita,
t’ho corteggiata e ho vinto l’amor tuonota 4
con la forza, ora in ben diversa chiave
voglio condurti sposa: con gran pompa
e gran tripudio di festeggiamenti.







