Clarice TartufariClarice Gouzy (Tartufari è il cognome del marito) nasce a Roma (a Novilara in provincia di Pesaro, secondo Carlo Villani) il 14 febbraio 1868 da Giulio Gouzy e Maria Luisa Servizi. Frequenta la scuola normale e consegue, giovanissima, il diploma magistrale. Subito dopo si sposa e si trasferisce a Bagnore di Monte Amiata, in provincia di Grosseto, dove trascorrerà quasi tutta la sua vita dopo il matrimonio.

Inizia assai presto la carriera di scrittrice (la lunga novella Maestra, ad esempio, è del 1887) con bozzetti, poesie e racconti editi in plaquette o su riviste di varia importanza: è infatti collaboratrice della «Donna» di Torino, della «Ricreazione» di Roma, del «Fanfulla della domenica», della «Nuova Antologia», della «Rassegna pugliese» e di altre importanti riviste.

Ha pubblicato nelle loro colonne lavori importanti, come: Il concetto della donna nel pensiero del Bonghi, – Filodrammatiche blasonate, – Ada Negri, studio, – La voce di Omero, canto inspirato dal ricordo di Grecia, – Quadretto fiammingo, sonetto, – Dal finestrino di un treno espresso, pagine di un diario di viaggio, – Il vindice, novella – Per le notti invernali nelle trincee, – Cosas de Espana, impressioni di viaggio, – Addio, mia bella, addio, – Il mio fatale dagli occhi d’aquila, – Fra selve e laghi, – A voi che tornate!; nonché i seguenti componimenti poetici : Lirismo, – Primavera, – Capello bianco, – E penso al mare, – L’amor di tutt’i tempi, – Le mie parole, – È morto il sole, – Mentre piove, – La fontana del mistero, – Fra massi e nuvole, – Luci e specchi. ecc.

L’esordio vero e proprio avviene con il volume Versi nuovi (1894), che non riceve particolare attenzione dalla critica, e al quale fa seguito, due anni dopo, una seconda raccolta poetica, Vespri di maggio (1896).

Si dedica quindi assiduamente al teatro, scrivendo, per circa quindici anni, commedie e drammi di qualche pregio ma di alterno successo, tra cui si possono ricordare: Modernissima (1900), Dissidio (1901), Logica commedia in quattro atti (1901), Arboscelli divelti (1903), L’eroe (1904), commedia, che prosegue il suo giro trionfale per l’Europa nella riduzione dialettale che ne fece Ferruccio Benini; La salamandra (1906), rappresentato in Roma la prima volta al teatro Valle dalla Compagnia di Andrea Maggi nel 1906; Suburra, dramma, in cui descrive l’ambiente della piccola borghesia romana, e che, tradotto in tedesco da Hans Barth, è uscito in volume presso Armani e Stein a Roma, per rappresentarsi in Germania; Lucciole sulla neve (1907) e Il marchio (1914).

Di ben altro rilievo è la sua produzione narrativa, dove la Tartufari riesce indubbiamente a dare miglior prova di sé, tanto che Benedetto Croce non esita ad anteporla a Grazia Deledda, giudicandola dotata di «temperamento assai più robusto, sguardo più ampio e un senso più vigoroso e compatto».

Tra i suoi romanzi più notevoli: Roveto ardente (1901), del quale dice Luigi Capuana: «lampo schietto di accesa passione, in cui l’autrice se mostra più fantasia che immaginazione creatrice (la fantasia si sbriglia a raggruppare fatti, l’immaginazione dà alle persone l’organica forza di vita), ha impeto e foga notevolissimi, che parecchie sue consorelle possono invidiarle»; Fungaia (1908), i cui temi vengono ripresi nel già citato lavoro teatrale Suburra; Il volo d’Icaro (1908); Il miracolo (1909), ritenuto da Luigi Russo il suo libro «artisticamente più puro», romanzo, apparso la prima volta su un giornale di Breslavia, e che, lanciato in volume, ha attratta l’attenzione della stampa tedesca; Eterne leggi (1911) romanzo sociale e filosofico ad un tempo, immediatamente tradotto in francese, in cui dimostrasi, con tocchi magistrali, con salda chiarezza e proporzione di costruzione, come sopra gli affetti e i giudizi degli uomini, sopra la storia e le tradizioni, sopra tutto ciò che nasce e vive impera una legge eterna di caducità e di rinnovamento; L’albero della morte (1912), All’uscita del labirinto (1914), romanzo del quale Amelia Bussa, scrivendone la recensione nel giornale «La Donna» (Torino, 5 marzo 1911), dice di «sentire battere il ritmo inquieto dell’anima femminile di altri romanzi, anima femminile, che in questo uscir di labirinto si compone in miglior bellezza, si eleva con maggior grazia, sognando una linea estetica più informata a purità d’arte, e di trovarvi uno stile sobrio, composto in una signorilità raccolta, che fa pensare a certi luoghi di cara intimità, dove una voce troppo alta o un passo troppo pesante porrebbe una nota discorde»; definito un ottimo romanzo anche da Boine; Il giardino incantato (1912), novelle, che possono dirsi «bozzetti pieni di movimento, riproducenti la vita nella suprema illusione d’amore, e che hanno il segreto d’incatenare l’attenzione del lettori»; Rete d’acciaio (1919), Il dio nero (1921), Il mare e la vela (1924), Lampade nel sacrario (1929), Imperatrice dei cinque re (1931) e Ti porto via! (1933).

La Tartufari è stata anche un’elegante dicitrice; intensa infatti anche la sua attività di conferenziera: il 3 maggio 1912 a Padova, sul canto XXXI del Purgatorio; a Torino nel 1911 su Le insidie del successo; al Lyceum di Roma su La canzonettista, dove auspica la completa riabilitazione della donna nella società, ove ha vissuto sempre in uno stato di soggezione per esclusiva opera dell’uomo.

Muore il 3 settembre 1933 nella cittadina maremmana dove si sposò e visse.

Fonti:

  • I Narratori, Luigi Russo, Roma : Fondazione Leonardo, 1923.
  • Stelle femminili, dizionario bio-bibliografico; Carlo Villani: – Albrighi, Segati, Napoli Milano Roma, 1915.
  • La letteratura della nuova Italia, Benedetto Croce, Bari Laterza 1957.
  • La voce che è in lei: antologia della narrativa femminile italiana tra ‘800 e ‘900, Giuliana Morandini, Milano, Bompiani, 1980.
  • Plausi e botte, Giovanni Boine, Garzanti, Milano, 1983.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti.

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • L'albero della morte
  • Il dio nero
    Romanzo
    Questa storia corale è permeata dalla presenza della Grande Guerra, non alle porte ma sempre presente e sulla quale l'autrice esprime una voce meno retorica, più umana. Le molte donne ritratte raccontano i mille volti dell'amore femminile.
  • Ebe
    Racconto
    Questo romanzo, primo dell'autrice, si colloca tra il sociale ed il verista. Se da una parte mantiene una funzione d'insegnamento morale, dall'altra presenta personaggi credibili ed introduce, con singolare anticipazione, tematiche 'moderne' come l'uso dell'energia solare e lo sfruttamento dei minori.
  • Eterne leggi
    Romanzo
    Il romanzo, oltre ad un'ambientazione scelta volutamente per far conoscere luoghi non degnamente conosciuti, presenta personaggi di un'Italia che sta mutando e dove anche le figure femminili si caratterizzano con ampie e diverse sfumature.
  • Il giardino incantato
    Novelle
    In questo volume di novelle l'autrice, con uno stile ispirato al verismo, crea una ricca galleria di ritratti, indubbiamente riusciti soprattutto quelli femminili, sui quali incidono i cambiamenti della vita e della società.
  • Maestra
  • Il miracolo
  • Rete d’acciaio
    Romanzo
    Questo romanzo del 1919, mai ripubblicato, fa parte di quell'interessante incisivo realismo centrato sui problemi sociali delle donne che caratterizzò il secondo decennio del '900, al quale parteciparono anche Aleramo, Deledda, Messina...
  • Rovèto ardente
    Romanzo
    In questo romanzo, forse il suo più famoso, Tartufari riporta i temi del verismo e della critica sociale soprattutto nella straordinaria descrizione di figure femminili memorabili, in una storia in cui l'intreccio va via via infittendosi.
  • Il sentiero
    In poche pagine viene evocato il silenzio di piccole comunità, tratteggiando l'esistenza di due coppie fratello-sorella, possidenti gli uni, manenti gli altri, esistenze che si intersecano rimanendo tuttavia rigorosamente al posto loro assegnato.
  • L'uomo senza volto
    Romanzo
    In questo romanzo sono distillati i drammi e i dolori conseguenti alla guerra, quegli 'effetti collaterali' di sconvolgimento delle coscienze e delle vite che colpiscono le famiglie quando, dopo tanti anni, qualcuno, ormai inatteso, torna.
  • Versi nuovi
    L'esordio in campo letterario dell'autrice, che però non gode di particolare successo, a cui seguirà una seconda raccolta di poesie intitolata Vespri di maggio (1896). Decisamente più importante è la sua produzione narrativa, dove la Tartufari riesce a dare il meglio di sé.
  • Il volo d'Icaro
    Romanzo
    Il romanzo è tutto ambientato nel mondo del teatro e della critica letteraria in una Roma borghese di primi del '900 quando sta pian piano emergendo un'aristocrazia delle idee. I temi di amore e morte, presenti anche in quest'opera, sono capaci di coinvolgere ancora oggi lettrici e lettori.
 
autore:
Clarice Tartufari
ordinamento:
Tartufari, Clarice
elenco:
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