Dall’incipit del libro:
Quando sul limitare della fanciullezza il fantasma ridente della Poesia uscì dai veli dell’incomposto tumulto dell’essere che si affacciava bramoso alla vita, inconscio ancora della natura del proprio ardore e dei mezzi di estrinsecare la piena irrompente dell’affetto e della meraviglia, novità grandi e misteriose erano avvenute nella repubblica letteraria italiana. Gli antichi dèi erano stati sbandeggiati ed i nuovi non avevano ancora ottenuto l’exequatur dalle autorità costituite. Una grande incertezza regnava nelle scuole e più di un vecchio insegnante vi perse il latino; ma i più continuavano nel consueto indirizzo, confidando in un prossimo ristabilimento dell’ordine. Il Cinque Maggio, La Pentecoste, La Risurrezione erano, come pel passato, mandati religiosamente a memoria, ed i Diritti e Doveri di Silvio Pellico continuavano a murare le basi etiche delle anime nuove: ogni tentativo di recare in iscuola le questioni del giorno era prontamente soffocato sul nascere, e soltanto da certi nebulosi ammonimenti sul dovere di guardarci dall’empietà e dall’errore, di conservarci onesti e timorati si induceva che qualche gran cosa doveva esser accaduta.



