Dall’incipit del libro:
Caro Cavacchioli, tu mi chiedi qualche spunto autobiografico. Ti ringrazio sinceramente, ma non abbocco. Tutto al più, posso raccontare a te e a pochi lettori come ho passato a Roma la scorsa estate. Torno, ormai, molto di rado in Toscana, e sempre per pochi giorni. Perciò, insieme con qualche amico, quando non piglio la bicicletta, cerco di respirare all’aria aperta e non mi lascio mai alloppiare dalla vita cittadina. Questa estate, andavamo a Maccarese: tra Roma e Civitavecchia. Bisognava alzarsi dal letto prima di giorno; e alla stazione di Termini, mentre compravamo il biglietto, vedevamo, alla luce ancora incerta, stormi di ragazze che invece sceglievano Ladispoli o Santa Marinella. Sartine, d attilografe, impiegate, passavano a coppie o a branchetti, di rado accompagnate dai parenti, portando in mano l’asciugatoio e la biancheria per il bagno. Ce ne erano di anemiche, ma anche di quelle bellocce o belle addirittura. E noi le seguivamo con gli occhi e con una voglia matta d’attaccare discorso e portarne due o tre con noi, di quelle più piacevoli e benevole. Orio Vergani, allora, faceva sempre la proposta di distribuire, per la volta prossima, parecchi foglietti dove fosse stampato, a modo di pubblicità, che i bagni di Maccarese erano preferibili anche per la salute a quelli di qualunque altra spiaggia. E, intanto, da bel giovane che è, si ficcava in mezzo alle ragazze per capire se ce ne fossero disposte a farsi tenere compagnia.


