Dall’incipit del libro:
Non mi dimenticherò mai di quel giorno in cui lo conobbi né del modo con cui lo conobbi. Fu una di quelle rivelazioni piene, ardenti, istantanee; una di quelle espansioni d’animo pronte e complete che non si fanno, non si ricevono e non si conoscono che a quattordici anni. A quell’età gli affetti sono subiti come i rancori, le amicizie rapide come gli affetti, gli affetti inconsiderati come le ire. A quattordici anni si amano tutti coloro che hanno quattordici anni. Più tardi si amano tutti indistintamente, che è lo stesso che dire che non si ama nessuno, perché non si predilige nessuno. Chi ha riconosciuto Eugenio M., chi n’ebbe le confidenze e l’affetto, si sarà ricordato di quell’epoca della vita in cui si pensa, si opera e si ama in un modo così diverso dagli altri; di quell’età, pensando alla quale è impossibile che non si abbia ad esclamare più tardi: “Quanto io era allora migliore!”. Eugenio aveva però toccati i ventiquattro anni quando io lo conobbi, teneva ancora del fanciullo, ma aveva già in tutto dell’uomo; avesse egli vissuto una lunga esistenza sarebbe pur sempre rimasto uomo e fanciullo ad un’ora.


