Quando è stata pubblicata per la prima volta, nel 1855 per i tipi di Le Monnier, questa raccolta, Giuseppe Giusti – poeta, scrittore e accademico della Crusca (1809 – 1850) e amico del Thuar –, scrisse:
«Felice chi ha saputo e potuto mantenersi un cuore così buono, come ci vuole a scrivere quel libro. Credi che tu mi hai fatto fare l’esame di coscienza e l’atto di contrizione al meno dieci volte. Mi duole di doverti dire che non avrai lettori quanti ne meriti, se per lettori s’intende dire persone che sappiano valutare un libro. Ma non ti fermare per questo; verrà un tempo che questi scritti si faranno sentire pienamente». (Epistolario di Giuseppe Giusti ordinato da Giovanni Frassi…; Firenze, 1859. Volume Primo, Lettera 167 pag. 461)
Con uno stile lineare e scorrevole, l’autore osserva gli usi e costumi toscani dell’epoca, che vengono raccontatati con la classica vulgata tipica di quei luoghi. Pietro Thouar riassume in sé un’esistenza indirizzata tutta per il bene della gioventù, per il progresso morale e civile del popolo, per il trionfo della verità e della giustizia; dalla lettura di queste sue narrazioni l’anima ne esce migliorata, consolata, non straziata né abbattuta da luttuose e cupe storie, perché la descrizione della virtù sopravanza quella del vizio.
L’editore Paggi, ristampando nel 1889 quest’opera, ha arricchito questi racconti – oltre ad alcune graziose illustrazioni create appositamente – con un corredo di note inserite per aiutare i lettori a familiarizzare con i vocaboli dialettali già caduti in disuso.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
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Dall’incipit del primo racconto Le tessitore:
Ai primi di Novembre del 18…, la casa di maestro Cecco muratore in via dell’Ariento era tutta sotto-sopra. La mobilia, parte nella strada e parte nel baroccio, doveva andare ad un secondo piano delle case-nuove sul Prato.
Maestro Cecco, assistito da Michele e dall’Anna suoi figliuoli, sgomberava per dar luogo a’ nuovi pigionali venuti anch’essi col loro carico.
Il medesimo baratto di famiglie e di masserizie accadeva in molti luoghi del vicinato, come anche nel rimanente della città, sicchè figuratevi che via-vai, che tramenío, che casa del diavolo!

