Sebastiano Timpanaro nacque a Tortorici, in provincia di Messina, il 20 gennaio 1888. Il padre Sebastiano faceva il falegname, la madre era Maria Teresa Fonti.
Frequentò il ginnasio a Patti, il liceo ad Acireale e si iscrisse alla facoltà di fisica all’università di Napoli. I quattro anni trascorsi a Napoli furono molto importanti per la formazione culturale di Timpanaro. Qui conobbe il gruppo animatore della rivista «Diana» del quale fanno parte Nicola Morcardelli, G. Titta Rosa, Gherardo Marone, Francesco Meriano.
I primi suoi articoli sulla rivista «Diana» furono firmati Mario Pant, pseudonimo anagramma che verrà adoperato talvolta anche in seguito. Un altro pseudonimo talvolta adoperato sarà “Etna”.
Nel 1914 Sebastiano Timpanaro, insieme a Bruno Biancoli e Orazio Specchia, fonda «L’Arduo», una rivista mensile di scienza, filosofia e storia. «L’Arduo» viene pubblicato a Bologna dal gennaio al dicembre 1914. Le pubblicazioni si devono interrompere a causa dell’inizio della prima guerra mondiale.
Nel 1915-16 uscì invece, sempre da lui fondato, il mensile «L’Alba», periodico mensile di battaglia. Nonostante non fosse interventista, durante la guerra si distinse fino ad ottenere il 22 gennaio 1916 una medaglia d’argento al valor militare per un’azione in prossimità di Castelnuovo del Carso compiuta il 20 luglio 1915. Sottotenente di complemento nel 19° reggimento fanteria, nonostante una ferita alla testa continuò ad avanzare e a condurre il plotone pur avendo perso molto sangue. Quando tornò ai combattimenti prese la polmonite, ma si trovò comunque al centro del conflitto all’Isonzo e sull’altipiano d’Asiago. Venne nominato dapprima Tenente, poi Capitano.
Riprese al termine della guerra gli studi che aveva dovuto interrompere e si laureò in fisica. Nel maggio del 1919 uscì un numero unico de «L’Arduo» sulle rivendicazioni italiane. Nel 1921, Timpanaro fu nominato assistente di fisica sperimentale all’università di Parma; qui conobbe Maria Cardini, che diventerà sua moglie e che all’epoca era insegnante di liceo. Filologa, dopo essere stata poetessa in gioventù, fu la prima traduttrice italiana del Sidereus Nuncius di Galileo, a testimonianza, pur nell’autonomia delle rispettive carriere, della grande comunanza e intesa con il marito. Ebbero un figlio, Sebastiano Timpanaro jr., che sulle orme della madre divenne noto filologo.
Nel 1921 “L’Arduo” riprese con regolarità le pubblicazioni, preceduto nel 1920 da un numero monografico in memoria di Augusto Righi che proprio in quell’anno era deceduto; proseguì fino al 1923 quando cessò definitivamente le pubblicazioni per motivi economici ma anche politici. A «L’Arduo», che non era una rivista a carattere politico, ma pur tuttavia aveva un orientamento liberale e laico, collaborò anche Piero Gobetti che fin dal terzo numero, con un articolo sullo scrittore russo Andreiev, scrisse per la rivista. Dall’esame di documenti conservati nell’Archivio del Centro studi Piero Gobetti risulta che Gobetti stesso fosse intenzionato a diventare editore della rivista bolognese attuandone un rilancio e portandola a più vasta diffusione sul tipo del francese «Mercure de France», sotto la direzione di Sebastiano Timpanaro. Scrive Timpanaro a Gobetti il primo luglio 1923: “Io sarei contentissimo se la sua idea si potesse realizzare, ma purtroppo ho poche speranze perché l’Arduo ha avuto un buon successo ideale, ma dal punto di vista economico dev’essere stato un vero disastro (dico deve, perché è Biancoli che lo amministra e lo sostiene)”.
A causa delle sue convinzioni politiche, nel 1929, Sebastiano Timpanaro perde anche il posto di assistente all’università di Parma, nonostante si possa supporre che sia stato iscritto al PNF fino dal 3 marzo 1925 come dichiarato da lui stesso in una lettera a Gentile del luglio 1941. Il fatto è tuttavia controverso poiché in un’altra nota Timpanaro stesso afferma: “Mandato via dall’Università di Parma, nonostante i numerosi incarichi ricevuti e assolti con soddisfazione della Facoltà, per antifascismo. Dalla dichiarazione del Direttore dell’Istituto di Fisica di allora risulta una mancata conferma senza motivo. Il fatto è che io rifiutai di iscrivermi al partito fascista e di fare il saluto romano”. Certamente il contrasto con il professore filofascista Lavoro Amaduzzi, del quale era divenuto assistente dopo la morte, nel 1924, di Pietro Cardani, non fu ininfluente sulla sorte di Timpanaro.
Secondo altre fonti sembra invece che l’iscrizione al PNF sia avvenuta nel 1939 poiché avrebbe altrimenti perso il posto anche nell’insegnamento privato che esercitava al liceo delle Scuole Pie Fiorentine, dove era stato ben accettato dagli Scolopi, forte della propria coerenza e integrità, non certo per concessioni alle ingerenze cattoliche nel mondo della scuola.
Il suo allontanamento da Gentile data infatti dal giugno 1923, quando questi come ministro dell’istruzione impose l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari, convinto come era che questa potesse essere una sorta di filosofia “inferiore” adatta a formare il quadro di riferimento mentale e culturale del “popolo”. Timpanaro nell’occasione così scrive a Benedetto Croce: “Il Gentile non è più il maestro che tanti veneravamo, io per primo, ma il discepolo dei suoi peggiori discepoli: un creatore di servi e pappagalli in veste di profeta”.
Si legge in una sua nota: “Poiché alla fine del 1939 il Direttore delle Scuole Pie mi comunicò che se non facevo domanda d’iscrizione al partito fascista mi dovevo considerare licenziato, il 18 dicembre del ’39 presentai la domanda, senza rinunciare al mio irriducibile antifascismo, anzi per sottolineare la cosa, durante il periodo che rimasi alle Scuole Pie non portai mai il distintivo”.
Certamente il suo allontanamento dall’università forzatamente influì sui suoi interessi e sulle sue attività di studioso. Mentre tra il 1922 e il 1929 scrisse numerosi articoli di fisica sperimentale pubblicati su «L’Elettricista», «Il Nuovo cimento» e sui «Rendiconti dell’Accademia dei Lincei», tra il 1930 e il 1939 i suoi articoli e studi ebbero invece come argomento soprattutto le figure dei principali scienziati di riferimento; anche questi vengono pubblicati su «L’Elettricista» ma poi soprattutto nella rubrica “Illuminazioni scientifiche” de «L’Ambrosiano». In questo decennio potè anche dedicarsi ai suoi interessi letterari ed artistici partecipando al celebre cenacolo letterario del Caffé delle Giubbe Rosse e a quello artistico dell’Antico Fattore. Potè mettere insieme con dedizione e sacrificio una bella e ricca collezione di Stampe e disegni – oltre mille opere tra le quali incisioni di G. Fattori e L. Bertolini – che dopo la sua morte i familiari donarono all’Università di Pisa.
L’iscrizione al Partito fascista – sempre rimproveratagli aspramente dal figlio – gli consentì comunque di essere nominato da Gentile direttore della Domus Galilaeana di Pisa, da Gentile stesso fondata fin dal 1939 e che ebbe formalità giuridica nel 1941. La carica fu accettata da Timpanaro perché lo statuto dell’ente non prevedeva che il direttore dovesse prestare giuramento di fedeltà al regime. Questo incarico rappresentò per Timpanaro nuovo stimolo per dedicarsi agli studi di storia della scienza. Purtroppo, l’attività della Domus Galilaeana venne paralizzata dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale (durante la quale Timpanaro riesce a salvare l’ingente patrimonio storico-bibliografico della Domus) e dall’assenza di finanziamenti nel dopoguerra.
Dopo la liberazione di Pisa, Timpanaro si iscrisse al Partito Socialista Italiano. Nel 1948, divenne segretario del Gruppo italiano di Storia della Scienza.
Morì a Pisa il 22 dicembre 1949.
Fonti:
- L. Di Paola (a cura di), Viaggio nel mondo e nella collezione di Sebastiano Timpanaro sr. A 120 anni dalla nascita – Atti del convegno di studi Tortorici 20-21 agosto 2008. Firenze, 2009.
- G. Turi, Giovanni Gentile. Una biografia. Torino, 2006.
- P. Polito, Piero Gobetti e Sebastiano Timpanaro. Carteggio 1923-1925. Annali del centro studi P. Gobetti, 1993.
- L. Di Paola, Sebastiano Timpanaro sr. Profilo, Carteggi. Firenze, 2008.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Scritti di storia e critica della scienza
Il filologo Sebastiano Timpanaro jr. raccoglie, a tre anni dalla morte del padre, gli scritti che gli sono parsi più significativi apparsi negli anni ’20 e ’30 dello scorso secolo e accomunati, come afferma nell’introduzione, dal “tentativo di superare il dissidio tra scienza e storicismo idealistico valorizzando la storia della scienza”. - Scritti liberisti
Sono scritti di argomento vario, – letterario, filosofico e scientifico – dove il liberismo del titolo si dipana in forma decisamente antagonista rispetto ad altre riviste, pur contestatarie, dell’epoca. Si possono certamente trovare sfumature di pensiero riconducibili a Gentile, che fu importante per la formazione dell’autore, ma quello che risalta è il tentativo di porre in essere l’esercizio del pensare, del riflettere ed usare questo come strumento di caratterizzazione della modernità.