Velia Titta MatteottiVelia Titta nacque a Roma nel 1890, ultima di sei figli. Il padre, Oreste Titta, aveva avviato una attività per la lavorazione del ferro battuto, ma abbandonò la famiglia quando Velia aveva appena 10 anni; poi nel 1904 la madre, donna molto religiosa, morì lasciando Velia affidata alle cure del fratello, celebre baritono col nome d’arte di Titta Ruffo. Velia studiò in scuole e collegi religiosi, mostrando amore per la letteratura e scrivendo alcune poesie, pubblicate nel 1908, nei volumetti È l’alba e Primi versi.

Conobbe Giacomo Matteotti durante una vacanza all’Abetone nel 1912, e lo sposò con rito civile nel 1916. Dall’unione nacquero tre figli, Giancarlo, Gianmatteo, ed Isabella. Seguì il marito che prestava servizio militare in Sicilia, e nei suoi possedimenti nel Polesine; ma essendo di salute cagionevole, fece lunghi soggiorni al mare oppure, a Roma, ospite del fratello Ruffo.

Matteotti fu rapito (e si scoprì in seguito, subito ucciso) il 10 giugno del 1924. Nel pomeriggio del 14 giugno Velia si recò ad un breve, freddo colloquio con Mussolini, capo del Governo, per sapere da lui la verità. Il corpo di Matteotti fu ritrovato il 16 agosto del 1924, nei pressi di Monterotondo, e trasportato per i funerali e la sepoltura a Fratta Polesine. Velia rinunciò a tenere il funerale a Roma, ma fu particolarmente insistente nel vietare qualsiasi presenza ufficiale di esponenti fascisti durante il trasporto della salma e le esequie. Nelle Lettere a Giacomo, epistolario postumo, si leggono queste sue parole:

«Chiedo che nessuna rappresentanza della milizia fascista sia di scorta al treno, nessun milite fascista di qualunque grado o carica, comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario in servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio e a Fratta Polesine fino a tanto che la salma sarà sepolta. Voglio viaggiare come semplice cittadina italiana che compie i suoi doveri, per potere esigere i suoi diritti, quindi nessuna vettura salone, nessuno scompartimento riservato, nessuna agevolazione o privilegio, ma nessuna disposizione per modificare il percorso del treno, quale risulta dall’orario di dominio pubblico. Se ragioni di ordine pubblico impongono un servizio d’ordine, detto servizio sia affidato solamente ai soldati Italiani».

Velia si costituì inizialmente parte civile nel processo contro gli assassini del marito, assistita da Giuseppe Emanuele Modigliani. Quando fu chiaro che un pesante depistaggio aveva contraddistinto le indagini, ritirò la costituzione di parte civile per non avallare un giudizio compiacente:

«Chiedo perciò mi sia concesso di estraniarmi dall’andamento di un processo che ha cessato di riguardarmi. […] Mi parrebbe, accedendo all’invito, di offendere la memoria stessa di Giacomo Matteotti, per il quale la vita era cosa terribilmente seria. Quella memoria nella quale e per la quale, e solo per educare i figli all’esempio ed alla fermezza paterna, vivo ancora appartata e straziata»

Non riuscì mai ad ottenere la restituzione degli effetti personali del marito, e men che meno i suoi appunti per il discorso che avrebbe dovuto pronunciare l’11 giugno 1924. Fu sempre posta sotto stretta sorveglianza insieme con i famigliari; visse a Fratta Polesine con la suocera Isabella, e quindi a Roma.

Morì nel 1938 a Roma dopo una operazione chirurgica; funerali e sepoltura avvennero a Fratta Polesine. I figli furono affidati alla sorella Nella Titta.

Oltre ai già citati libri di poesie, nel 1920 pubblicò con lo pseudonimo di Andrea Rota un romanzo, L’idolatra. Un altro suo romanzo non fu mai completato.

Sulla vita di Velia Titta Matteotti nel 2014 fu anche scritto uno spettacolo teatrale: Vita di Velia Titta Matteotti scritta da Elena Cuoco ed interpretata da Massimiliano Fini e Maria Russo. Più di recente, a febbraio 2024, Dodici anni d’amore. L’intenso carteggio di Giacomo e Velia Matteotti è stato messo in scena dall’attrice Valentina Lodovini con il musicista Valentino Corvino.

Un servizio del 1970 sulla morte di Matteotti, con le parole della moglie e di Turati:
https://www.raicultura.it/storia/articoli/2022/06/Il-ricordo-di-Velia-Matteotti-e-Filippo-Turati-0e5248c3-5c92-4b99-b11e-077b314c0221.html

Fonti:

Note biografiche a cura di Gabriella Dodero

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • L’idolatra
    Romanzo
    L’autrice, moglie di Giacomo Matteotti, proveniva da una famiglia di artisti, il fratello fu un celebre baritono. Non stupisce quindi che Velia Titta, già moglie e madre, dedicasse il suo tempo libero alla letteratura, pubblicando nel 1920 questo romanzo, con uno pseudonimo maschile, Andrea Rota.
 
autore:
Velia Titta Matteotti
ordinamento:
Titta Matteotti, Velia
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