Dall’incipit del libro:
Questa d’oggi è una delle poche feste che comprendiamo. Il calendario non l’ha segnata con alcuna croce, nè un tintinnio di campane, nè uno scoppio solo di botta l’hanno annunziata la sera della sua vigilia. Ma che importa? L’artista napoletano ne aveva scritto la data in quell’angoluccio del cuore dove nota le sue speranze e le sue illusioni, ansioso pel timore di non doverla, come tante altre, passare in quell’altra parte del cuore, più larga assai, dove registra i suoi disinganni.
La festa d’oggi l’artista napoletano l’aspettava da due anni. Quando gli fu annunziata come una lontana promessa, scrollò il capo sfiduciato. Era mai possibile che vi fosse anche per lui una scarrozzata di Montevergine, che anche il suo Archetiello avesse la gloria della girandola; che alla sua Madonna miracolosa mettessero intorno al capo un’aureola d’oro, e sotto i piedi un firmamento stellato di ceri accesi?
Sì, era possibile, e quando vide squadrare la prima pietra del nuovo tempio, incominciò a credere.
Corse allo studio, preparò il marmo, intelajò i suoi due metri di tela, rifece la tavolozza, rassettò i pennelli, e aspettò ancora.

