Su sollecitante invito di Carlo Giuseppe conte di Firmian, ministro plenipotenziario e governatore generale della Lombardia, nel 1779 Alessandro Volta (1745-1827) si accinse a stendere una relazione illustrativa del tour da lui compiuto due anni prima in Svizzera assieme al concittadino Giambattista Giovio, che da Como lo aveva portato a Lucerna attraverso il passo del San Gottardo prima di proseguire alla volta di Zurigo, Sciaffusa, Basilea, Strasburgo, Berna, Losanna e Ginevra, con rientro a Torino; nelle varie tappe aveva stretto o consolidato amicizie importanti, e fra esse quella con l’anziano Voltaire, ma a causa degli impegni scientifici e accademici la promessa relazione non proseguì oltre il primo capitolo, redatto sotto forma di una lunga lettera indirizzata allo stesso conte di Firmian, che illustra l’itinerario fino a Lucerna.
È questo l’unico scritto odeporico di Volta ad aver ricevuto la dignità di una coeva pubblicazione a stampa: apparve infatti nell’anno in cui morì, e a curarla fu Carlo Zardetti, futuro direttore del Gabinetto Numismatico di Brera, quale dono di nozze ad Antonio Réina, nella cui ricca biblioteca aveva trovato una copia del manoscritto originale.
Nel volumetto, una vera rarità bibliografica (se ne stamparono appena 76 copie), Volta si conferma uomo di scienza (per otto giorni consecutivi misurò con scrupolosa puntualità la pressione barometrica lungo l’intero percorso per definire una più accurata altimetria delle zone attraversate), ma si mostra anche un viaggiatore di finissima osservazione: mirabili le descrizioni del paesaggio naturale nella stretta valle della Reuss, tra gigantesche e inquietanti rupi incombenti sul tragitto, arditi ponti pericolosamente gettati sopra gole profonde, e montagne impervie che misero alla prova le sue attitudini alpinistiche, infine però riservandogli un gratificante colpo d’occhio sul colossale diorama della Svizzera centrale che il topografo Franz Ludwig Pfyffer (1716-1802) allestiva allora a Lucerna (oggi è qui visibile nel “Giardino dei Ghiacciai”), e che già in quegli anni era considerato il più grande modello di rilievo alpino esistente al mondo.
Sinossi a cura di Giovanni Mennella
Dall’incipit del libro:
Sono due anni che, per genio non meno che per insinuazione di V. E., intrapresi un viaggio letterario nella Svizzera, nel quale impiegai tutto il tempo della vacanza. Nel ritorno, giunto a Torino, dove le acque dirotte mi trattennero varj giorni, scrissi una lettera a V. E., ragguagliandola brevemente di tutto il giro da me fatto, delle cose principali vedute, e singolarmente degli uomini celebri chʼio aveva avuto occasione di conoscere in tale viaggio. Ella poi facendomi sapere che desiderava di tutto una relazione più distinta, io promisi di dargliela tosto che le occupazioni della scuola addossatami, lʼapplicazione a certe mie nuove sperienze e lʼimpegno di terminare alcune memorie già promesse (quelle che furono in seguito pubblicate negli Opuscoli scelti, e nel Giornale di Rozier) mi lasciassero il tempo di stendere tal relazione diffusa.

