Il testo è tratto da una copia in formato immagine presente sul sito The Internet Archive (http://www.archive.org/). Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.org/) tramite Distributed proofreaders (http://www.pgdp.net/).
Dall’incipit del libro:
La creaturina nella culla aprì gli occhi e disse: – Ho fame.
Nulla si mosse nell’ombra della camera silenziosa e l’infante ripetè il breve grido inarticolato. Allora s’udì un fruscìo di vesti, un lieve accorrere di passi: due tenere braccia lo sollevano, e lo acqueta un cinguettìo di dolci parole vane. Ecco per la puerile guancia il fresco petto materno, per la piccola bocca avida ecco la fonte di blande e bianche delizie.
Sopita e soddisfatta la creaturina ricade nel sonno.
La piccola Edith Avory tornò dalla scuola correndo, col cappello a sghembo e le treccie al vento, ed entrò ansante nella sala da pranzo della Casa Grigia.
– Sono arrivate? – domandò a Florence, che stava apparecchiando la tavola per il thè.
– Sì, signorina, – rispose la cameriera.
– Dove sono? Il «béby» com’è? Dove l’hanno portato?
E senza aspettar risposta, la ragazzetta scappò dalla stanza e corse sgambettolando su per le scale. Giunta alla «nursery», che fino allora era stata camera sua, si fermò. Attraverso la porta chiusa udì un piccolo grido querulo che le tolse il respiro. Sporse, esitando, la mano, ed aprì la porta. Poi si fermò, attonita e delusa, sul limitare.

