Clara Viebig nacque a Treviri il 17 luglio 1860. Il padre Ernst Viebig era un eminente funzionario amministrativo e discendente da una famiglia originaria della Posnania (cioè quella parte della Polonia che dopo la guerra del 1870 venne annessa al nascente impero tedesco), dove da generazioni si dedicava quasi esclusivamente alla coltura e amministrazione dei loro vasti possedimenti. La madre veniva da una famiglia della stessa regione dove i maschi per antica tradizione si dedicavano alla carriera ecclesiastica come pastori evangelici. Dai genitori ebbe quindi il rigido razionalismo del protestantesimo, ma l’ambiente nel quale si svolse la sua fanciullezza era prevalentemente ispirato al cattolicesimo. Il tutto sempre a contatto con la natura, e questo ambiente composito e vario le consentì probabilmente di crescere secondo le proprie inclinazioni pur se indirizzata da limiti morali e comportamentali ben precisi.
Un avanzamento di carriera del padre determinò nel 1868 il trasferimento della famiglia a Düsseldorf dove Clara trascorse l’adolescenza. Nel 1876 fu ospite a Treviri di un amico del padre, un magistrato, che probabilmente per primo si accorse delle notevoli attitudini intellettuali della giovane Clara. Questa permanenza le consentì di conoscere meglio la terra natale dell’Eifel, caratterizzata da ambiente montagnoso e a volte desolato – la regione dell’Eifel veniva spesso denominata l’Abruzzo teutonico – nell’ambito della quale Clara Viebig cercava la compagnia degli umili e dei miseri tentando nel contempo di arrivare a padroneggiare l’ostico dialetto locale.
Da questa esperienza nacque il suo primo lavoro letterario, una raccolta di bozzetti, Kinder der Eifel, tra i quali si trovano tratteggiati i drammi che attraversano gli animi semplici della gente del posto: pastori, contadini, vagabondi, carcerati, di volta in volta egoisti o generosi, calcolatori o incoscienti. Tra questi spicca la figura di un mite magistrato che nella novella Colpevole si rivela, persino nel nome, Mild, estremamente mite verso una compassionevole infanticida. Non si può non intravedere in questo personaggio il suo amico e nume tutelare che la guidava appunto con carattere mite in questi suoi primi passi letterari e non solo. Successivamente nel dramma Barbara Holzer, del suo paterno amico fa persino il nome: consigliere di tribunale Mathieu.
Anche i successivi lavori di questo suo primo periodo di attività letteraria hanno radici profonde nella sua terra nativa e, in particolare, Dilettanten des Lebens (I dilettanti della vita), che è tra le poche opere tradotte in italiano di questa scrittrice e che possiamo leggere in questa biblioteca Manuzio.
Alla morte del padre nel 1883 si trasferì con la madre a Berlino. Qui si dedicò anche allo studio del canto e tra le sue attività nell’ambito del conservatorio la troviamo anche impegnata nell’impartire ripetizioni private. Ma per moltissimi anni continuerà a trascorrere una parte dell’anno, sempre in compagnia della madre, presso componenti della famiglia in una tenuta in Posnania. Anche questa esperienza fu fondamentale per l’ispirazione di diversi suoi romanzi. In un suo schizzo autobiografico manifestò il suo amore per la sua triplice “terra d’origine”. Scherzosamente si paragonò a Onkel Broesig, personaggio del grande umorista e scrittore dialettale Fritz Reuter, che aveva il cuore diviso tra tre donne diverse senza saper decidere quale potesse essere la sua fidanzata ufficiale; così lei aveva tre terre d’origine: Treviri dove era nata e dove la sua “culla si dondolava tanto tranquillamente al gioioso rintocco d’innumerevoli campane”; Düsserdolf, artistica e contemporaneamente idilliaca città renana dove trascorse l’adolescenza “in un sogno di felicità senza nubi”; e infine la Posnania “mal conosciuta e per ciò così spesso calunniata” dove il ricordo suo si adagia nei periodi tranquilli ivi trascorsi insieme alla madre.
La sua opera di scrittrice fu certamente influenzata dalla lettura di Emile Zola e in particolare di Germinal, opera per la quale ebbe parole entusiaste. Anche l’influenza di Maupassant è espressamente da lei riconosciuta. La conoscenza con Theodor Fontane le agevolò l’accesso nel mondo dell’editoria, poichè il figlio di quest’ultimo gestiva appunto una casa editrice. Iniziò a pubblicare, firmando C. Viebig per una sorta di mimetismo rispetto al suo genere, su giornali e riviste, prevalentemente racconti e anche fiabe per bambini. Nel 1896 il suo primo romanzo, Wildefeuer, fu pubblicato a puntate su una rivista berlinese. Nello stesso anno si sposò con Friedrich Theodor Cohn, il cui padre era un industriale ebreo e membro della camera dei deputati prussiani. Friedrich Theodor Cohn, dopo aver viaggiato in America e aver completato la sua formazione ad Amburgo, era dipendente dal 1893 della casa editrice di Fontane, ma presto ne divenne socio. Per sposare Clara si convertì alla fede protestante. Questo non lo mise però al riparo dall’emarginazione dovuta al successivo avvento del nazismo, subita fino al 1936 anno della morte. Ma fin dal 1903 aveva lasciato la casa editrice di Fontane fondando insieme a Egon Fleischel la casa editrice Egon Fleischel & Co. portando come fiore all’occhiello proprio le opere della moglie Clara. Dal 1906 fino al 1921 diresse poi da solo la casa editrice che fu infine venduta alla Deutsche Verlags-Anstalt. Ebbero un figlio, Ernst, che assunse il cognome della madre divenendo poi musicista compositore e direttore d’orchestra.
Durante la prima guerra mondiale Clara Viebig sostenne patriotticamente la propria parte belligerante con articoli su vari giornali. Al termine della guerra la sua fama si rafforzò non solo in patria, poiché le sue opere furono tradotte in tutte le lingue europee, comprese quelle slave. Praticamente ogni anno, fino al 1933, quando l’avvento del nazismo costrinse il marito a cedere la sua partecipazione alla casa editrice, diede alle stampe una nuova opera. Arricchì inoltre la propria professionalità e sensibilità viaggiando molto in tutte le principali città europee e si recò anche negli Stati Uniti da sola e talvolta con il marito; i viaggi erano finalizzati soprattutto all’attività di conferenziera.
Alla morte del marito, nel 1936 come già detto, e già all’avvento del nazismo, non potendo più il suddetto proseguire in quanto ebreo la propria attività di editore, sopravvennero per Clara Viebig difficoltà a pubblicare le proprie opere. Decise quindi di aderire alla camera degli Scrittori del Reich (Reichsschriftumskammer) per poter giungere alla pubblicazione dei suoi ultimi tre romanzi che erano rimasti inediti.
Durante la seconda guerra mondiale, per sfuggire ai pericoli dei bombardamenti, lasciò Berlino per rifugiarsi a Mittelwalde nella Slesia meridionale in compagnia di Marie Holzbauer che era da anni la sua governante. Al termine della guerra nel 1946 tornò a Berlino, ma la salute era adesso precaria e anche le condizioni economiche tutt’altro che floride. Un vecchio amico d’infanzia risalente ai tempi della permanenza di Clara all’Eifel, Ernst Leo Müller, ex sindaco di Hillesheim, intervenne in suo aiuto sia finanziariamente che personalmente, anche se forse non sempre disinteressatamente, fino alla morte di Clara.
In occasione del suo 70° compleanno, la città di Düsseldorf, ricordata e celebrata in particolare da Clara Viebig con il suo romanzo Die Wacht am Rhein del 1902, le intitolò una strada. Dagli anni ’60 esiste una Clara-Viebig-Strasse nel quartiere Löbtau di Dresda, così come a Treviri, la sua città natale.
Clara Viebig morì il 31 Luglio 1952 all’età di 92 anni. La sua tomba si trova a Düsseldorf vicino a quella del padre.
In molte sue opere, e specialmente in quelle precedenti la prima guerra mondiale, si riscontrano evidenti tratti autobiografici. In particolare in Rheinlandstöchter (Figlie del Reno) la figura della protagonista Nelda sembra senza dubbio ispirata alla sua propria esperienza diretta. Nelle sue opere la condizione femminile è sempre messa in grande rilievo, anche in netto anticipo sui tempi, affrontando con audacia sia i temi della condizione subalterna della donna che quelli sessuali.
Da ricordare Das Weibendorf (Il villaggio delle donne) che è la storia di un villaggio dove vivono solo donne poiché gli uomini, costretti a lavorare in fabbriche della Vestfalia, fanno ritorno a casa solo due volte all’anno in occasione del Natale e della festa dei SS. Pietro e Paolo. Quindi a Eifelschmidt (naturalmente nell’Eifel) le donne restano ad accudire l’orticello e a filare. La battaglia che le donne, abbandonando ogni scrupolo, intraprendono per contendersi l’unico rappresentante maschio valido rimasto, alquanto scadente per altro, è degna delle migliori pagine satiriche di un Rabelais o di un Cervantes. Come sono pagine apprezzabili e godibili quelle che descrivono il momentaneo ritorno dei maschi, tra balli campestri e gozzoviglie ma anche amori e gelosie, quasi che si dovesse riscuotere un frenetico acconto su un domani di nuova solitudine.
Il primo grande successo fu senza dubbio Die Wacht am Rhein (tradotto in italiano come La guardia al Reno): qui troviamo contrapposta all’inflessibilità prussiana la cordialità e il carattere estroverso dei tedeschi del sud, contrasto che va di pari passo con quello, che troveremo anche in Das Schlafende Heer (L’esercito dormente), tra il protestantesimo teoretico e intollerante e la morale a manica larga del cattolicesimo; ma troviamo anche il confronto tra il sangue versato, molto fraterno, durante la rivoluzione del ’48 e quello che cementò invece nel 1870 l’unificazione della patria anche se non la sua unità.
Opere di grande spessore sono anche Töchter der Hekuba scritto mentre ancora imperversava la prima guerra mondiale e che tratta del dramma delle madri dei soldati caduti in guerra, e il precedente, del 1908, Das Kreuz im Venn ancora ambientato nell’Eifel e idealmente ricollegato alla sua prima opera Kinder der Eifel nei quali il centro della narrazione è la vita dei contadini dell’altopiano. Molto più convenzionali sono invece i romanzi che si svolgono in ambiente borghese.
Fonti:
- Carola Stern: Kommen Sie, Cohn! Friedrich Cohn und Clara Viebig. Kiepenheuer & Witsch, Köln 2006.
- https://de.wikipedia.org/wiki/Clara_Viebig
- Ina Braun-Yousefi, Clara Viebig: Ansichten-Einsichten – Aussichten Traugott Bautz, Nordhausen 2018.
- E. Gagliardi: Clara Viebig, in “Nuova Antologia”, anno 42° fascicolo 842, 16 gennaio 1907.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La contadina Mitte-Lange
Dramma in un atto
Dramma al femminile, intessuto di verismo e religiosità popolare, che si dipana attraverso i discorsi delle protagoniste accanto al letto del moribondo Mitte-Lange nell'incombere di una minaccia avvertita ma mai palesata. - Dilettanti della vita
Due sono gli scenari della relazione tra Lena e Riccardo, con il treno a collegarli ma anche a marcarne la distanza, non solo geografica. Il primo è quello dei piccoli borghi, delle montagne dell’Eifel o la pianura di Althöfchen, l'altro l’ambiente borghese di Berlino. - L'esercito dormente
Il testo è un vero e proprio romanzo “culturale” nel quale i problemi della colonizzazione e dell’assimilazione sono posti con una forza e una lucidità che non può lasciare indifferenti. È una decisa protesta nei confronti degli spietati metodi tedeschi per troncare la resistenza di quella porzione di Polonia, la Posnania, che le logiche di potere avevano assegnata al nascente impero tedesco.