Ida Vassalini nacque a Verona il primo novembre 1891, primogenita di Bartolomeo Vassalini, dirigente dell’Ufficio del lavoro, ed Itala Abati. Il fratello Ugo perse la vita (disperso alla Bainsizza) durante la prima guerra mondiale; la sorella Caterina, a lungo legata al poeta Quasimodo, è stata ancora ultimamente al centro dell’attenzione della critica e del giornalismo a causa del suo ruolo di “traduttrice ombra” a favore del grande poeta premio Nobel. Ruolo non nuovo, purtroppo, per più di una donna; ricordo ad esempio Lucia Morpurgo Rodocanachi. Bartolomeo Vassalini nel 1905 aveva fondato il Segretariato dell’Emigrazione che si adoperava perché coloro che volevano emigrare in Germania per trovare lavoro potessero avere dei contatti già avviati.

Ida frequentò nella sua città il liceo Maffei dove ebbe quale professore di lettere il critico letterario padovano Antonio Belloni che la incoraggiò negli anni seguenti a seguire la strada della poesia. Giovanissima si era già interessata alla filologia orientale iniziando lo studio del sanscrito sul testo dell’oxfordiano indologo Sir Monier Williams Sanskrit-English Dictionary. Ida Vassalini si laureò nel 1918 all’Università di Padova (Magistero) in filologia classica dopo essersi laureata durante la guerra a Milano in filosofia.

Dopo la laurea si stabilì a Milano dove fu insegnante in alcuni ginnasi e licei della zona dopo una breve parentesi a Piacenza. Aveva già iniziato a pubblicare saggi e articoli su varie riviste su temi di filosofia e filologia. Tra i suoi insegnanti universitari vi furono Giuseppe Rensi (https://liberliber.it/autori/autori-r/giuseppe-rensi/) e Piero Martinetti (https://liberliber.it/autori/autori-m/piero-martinetti/). Un saggio dedicato al primo – che fu pubblicato su “La vita internazionale” nel 1923 – lo si può leggere in questa stessa biblioteca Manuzio, oltre al saggio su Ettore Regàlia e sul suo testo Dolore e azione (https://liberliber.it/autori/autori-r/ettore-regalia/dolore-e-azione/).

Nel 1923 tradusse Nazionalismo di Tagore (vedi) e sulla base dei principi del filosofo indiano si sentì vicina e aderì al movimento europeista identificandosi con le posizioni di Carlo Sforza (https://liberliber.it/autori/autori-s/carlo-sforza/) e mantenendo una corrispondenza con Aldo Capitini. In questo contesto culturale si avvicinò alla rivista “Coenobium” alla quale avevano dato vita Giuseppe Rensi, Arcangelo Ghisleri e Enrico Bignami e che si poneva su posizioni pacifiste intransigenti. Durante la prima guerra mondiale tale rivista ospitava una rubrica intitolata “Sia guerra alla guerra”.

Fin dal 1919 Ida Vassalini aveva aderito alla Lega Internazionale Femminile per la Pace e la Libertà, con sede a Ginevra, e dal 1922 coordinò le attività della sezione milanese divenendo poi segretaria della sezione italiana. Nel 1924 avrebbe dovuto partecipare come delegata per l’Italia al congresso internazionale dell’associazione che si tenne a Washington nel mese di maggio. Per ragioni di salute dovette rinunciare sostituita dalla scrittrice fiorentina Virginia Piatti Tango (Agar). Le posizioni femministe di Ida Vassalini erano essenzialmente di natura morale, ma lontane da quelle propugnate dall’emergente visione comunista. La sua posizione è espressa in un articolo su “La Vita Internazionale” intitolato Per il congresso di Washington della Lega Internazionale Femminile per la Pace e la Libertà dove scrive fra l’altro:

«Sino ad ora, l’Uomo ha pensato che solo la Forza crei il Diritto: ma ormai la Donna – amica e non rivale – vuol porsi risoluta al suo fianco – per devozione alla santità d’una Vita veramente umana e non per sommissione bruta ad istinti inferiori, – e scorgere, alla luce di più alti Veri valori, la via migliore per l’Umanità che lotta, soffre e spera.»

Si allontanò dalla associazione nel 1927, quando la suddetta associazione non partecipò al movimento contro l’esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (https://liberliber.it/autori/autori-v/bartolomeo-vanzetti/non-piangete-la-mia-morte/). Ida Vassalini era rimasta particolarmente colpita dalla figura e dall’azione di Luigia Vanzetti, sorella dell’anarchico condannato a morte benché innocente, e aveva inviato un accorato appello all’associazione auspicando un’azione di giustizia e di pietà:

«…per l’inaudito martirio degli italiani Sacco e Vanzetti, noi invochiamo dalla nostra Lega un diretto intervento presso le Autorità degli Stati Uniti perché non si commetta un delitto senza nome».

Ma segni di disagio intellettuale si erano già manifestati nel 1926, in stretta relazione al clima che i primi anni di fascismo avevano costruito in Italia. Se ne trova testimonianza in alcune lettere a Madeleine Doty, segretaria generale dell’associazione. Ida Vassalini lamenta che i suoi articoli non vengono accettati e di trovarsi nell’impossibilità di «efficacemente agire per il nostro ideale».

La pesantezza dell’aria di Milano, per lei cresciuta tra le colline gardesane, non è solo di tipo climatico, ma anche metaforica. Il Prefetto aveva in quell’anno ordinato lo scioglimento del VI Congresso filosofico italiano organizzato da Piero Martinetti e al quale anche Benedetto Croce figurava tra i relatori oltre all’appena scomunicato Ernesto Buonaiuti, studioso modernista (https://liberliber.it/autori/autori-b/ernesto-buonaiuti/). Fascisti e cattolici dell’ala di Agostino Gemelli avevano colto prontamente il pretesto necessario ad innescare disordini. Alle delusioni si aggiunse la caduta della speranza di poter andare in Svizzera a insegnare alla scuola di Gland.

Si dedicò per dieci anni alla traduzione del poema filosofico indiano Bhagavad G**ītā (Il canto del beato, vedi) la cui pubblicazione, nel 1943, presso Laterza fu patrocinata da Benedetto Croce, il quale già conosceva bene Ida Vassalini come collaboratrice della “Rivista di Filosofia” che fu tra le poche riviste, insieme a “La Critica” dello stesso Croce, a opporsi culturalmente al fascismo. Questo lavoro di traduzione lo dedicò alla madre e al fratello. È questo uno sbocco esistenziale e le motivazioni della traduttrice sono bene espresse nella lunga e interessante prefazione.

Dopo la pubblicazione di Bhagavad Gītā iniziò a tradurre, dalla lingua “pali” uno dei testi cardini dell’insegnamento buddista, il Dhammapada. Questo lavoro non andò a compimento ed è andato perduto. Ne parla tuttavia nella sua corrispondenza con Capitini.

I suoi scritti furono pubblicati su varie riviste. Nel 1920 pubblicò Essere o non essere su “Luce e Ombra” e l’anno successivo un libretto contenente dieci raccontini per bambini Ascoltiamo i fanciulli! Al termine dei racconti vi sono 38 aforismi che sono frutto della riflessione dell’autrice dopo avere, appunto, ascoltato i fanciulli. In questo lavoro di narrazione e riflessione è riscontrabile l’affinità di indole e di ispirazione con Giovanni Pascoli.

L’interesse per il pensiero filosofico orientale e, in particolare come già visto, per Tagore si manifesta anche in altri scritti di Vassalini, tra i quali va ricordato Tat tvam asi, a proposito dell’interpretazione delle sezioni 9 e 10 della VI lettura della Chāndogya-Upanisad pubblicato nel 1935. Da ricordare anche che con Tagore Ida Vassalini intrattenne una corrispondenza in preparazione alla traduzione di Nazionalismo.

Nel 1952 la rivista “Historica” ospitò un lungo saggio dedicato all’ultimo libro, pubblicato postumo, del filosofo Rensi Il sale della vita. Tale saggio porta il titolo Verso un’occulta armonia suprema?

Morì a Milano il 21 dicembre 1953.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • In memoriam
    La breve raccolta di poesie fu composta dall’autrice in occasione del primo anniversario della morte della madre. Viene esplorato il senso della morte, ma è chiara anche la ricerca della strada per raggiungere la serenità, che è però la strada del dubbio e questo rende comprensibili e apprezzabili queste poesie alle forme della spiritualità contemporanea.
  • Liriche del dubbio
    In queste poesie troviamo sopratutto il tentativo di materializzare il sogno, e in questo sogno trovare la risposta alle domande con le quali si chiudono molte di queste liriche, nella ricerca di indicazioni su un percorso verso la libertà.
 
autore:
Ida Vassalini
ordinamento:
Vassalini, Ida
elenco:
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