Jules Vallès nacque a Le-Puy-en-Velay il 10 giugno 1832 (11 giugno secondo altre fonti). Era figlio di un insegnante, Jean-Luis Vallès e la sua infanzia non fu allegra, nella povertà, accentuata dalle incomprensioni dei familiari e dei compagni di scuola. Tuttavia riuscì piuttosto bene negli studi, ottenendo anche premi, ad esempio quello di retorica mentre studiava a Nantes.
Nella stessa città visse le vicende rivoluzionarie del 1848 alle quali prese parte in prima persona vivendole amaramente come sconfitta. Per proseguire gli studi si trasferì a Parigi dove ebbe la sua definitiva maturazione politica prendendo come riferimenti le idee di Michelet e Proudhon, e sostenendo sempre più decisamente idee repubblicane e anticlericali.
Dopo il colpo di stato del 1851 prese parte ai numerosi tentativi insurrezionali dai quali trasse ancor più che nel 1848 la frustrante sensazione della sconfitta. Non solo, ma avendo saputo il padre della sua partecipazioni ai moti e alle barricate, lo richiamò a Nantes e lo fece rinchiudere in manicomio dove rimase per due mesi e dal quale potè uscire solo grazie all’intervento dei suoi amici il 2 marzo 1852.
Appena libero tornò a Parigi, dove visse in miseria e di espedienti, prima di riuscire ad avere incarichi giornalistici collaborando al «Figaro», – come cronista della borsa – e successivamente a «L’Epoque», la «Presse», la «Liberté», «L’Événement»; egli stesso fondò dei giornali: «La Rue», «Le Peuple», «Le Réfractaire» e pubblicò, nel 1857, la sua prima opera, L’Argent, il cui protagonista era il finanziere Mirès. Nel 1865 pubblicò Les réfractaires e nello stesso periodo diverse opere minori adatte ad essere pubblicate come feuilleton. Nel 1871 in concomitanza dei fermenti rivoluzionari che portarono alla Comune, fondò il giornale «Le cri du peuple» che ebbe una tiratura di 80.000 copie.
All’esperienza della Comune partecipò in prima persona pur su posizioni moderate, e alla caduta dovette rifugiarsi dapprima in Belgio e poi a Londra condannato a morte in contumacia. Da Londra collaborò, tra il 1876 e il 1877 a «L’Événement» e la serie di articoli di quel periodo saranno raccolti nel volume La rue à Londres. Come in altre sue opere viene descritta la vita degli emarginati e dei più poveri. Già nel 1866 in La Rue aveva descritto la vita dei giocolieri e dei saltimbanchi e nel subito precedente Les Réfractaires (1865) si era addentrato nell’ambiente della bohème parigina radunando diversi articoli proposti precedentemente su vari giornali.
Questi testi portarono Vallès all’attenzione di un pubblico non meno vasto di quello che aveva apprezzato Le scene della Bohéme di Murger. Non a caso infatti fu lo scapigliato Felice Cameroni a proporne la traduzione italiana che ora possiamo trovare anche nella biblioteca Manuzio. Sulla vicenda di questa traduzione si segnala il saggio di Filippo Benfante La Comune è una questione di bohéme. Sulla traduzione italiana dei Réfractaires di Jules Vallés (1871-1874), reperibile anche on line.
Vallès fece ritorno in Francia il 13 luglio 1880, approfittando dell’amnistia. Nel 1879 aveva pubblicato L’Enfant, il primo romanzo della trilogia, di ispirazione autobiografica, che ha per protagonista Jacques Vingtras, dedicato a coloro che nell’infanzia “sono stati tiranneggiati dagli insegnanti e battuti dai genitori”. Il secondo romanzo della trilogia, Le Bachelier (1881), è invece dedicato a coloro che “nutriti di greco e di latino sono morti di fame”. Questo testo fu molto apprezzato da Céline ed è stato tradotto per la prima volta in italiano solo nel 2020 a cura delle edizioni Spartaco. Nel 1883 riprese le pubblicazioni di «Le Cri du peuple» dove continuò a sostenere la necessità della rivoluzione sociale.
Morì a Parigi il 4 febbraio 1885 dopo una lunga malattia. Il terzo volume della trilogia di Jacques Vingtras, che era stato pubblicato parzialmente nel 1882 su «Nouvelle Revue», uscì postumo nel 1886, grazie anche alla collaboratrice di Vallès, Séverine, dopo che comunque era stato rivisto dall’autore. Questo terzo volume è dedicato ai “morti del 1871”.
L’adesione di Vallès all’internazionale e poi alla Comune di Parigi è più una inclinazione personale che non una conseguenza di una solida formazione teorica e di rielaborazione intellettuale attenta. L’impegno sociale che sempre emerge dalle sue opere ha portato parecchie resistenze da parte della critica che non ha potuto però evitare di mettere in rilievo l’originalità stilistica e le qualità letterarie. Negli anni successivi alla morte di Vallès si andava consolidando l’opinione che i casi patologici di “illusione romanzesca” fossero dovuti ai lettori che inglobavano alla lettera le caratteristiche dei personaggi. Il ruolo conoscitivo delle finzioni era teorizzato dal filosofo tedesco Hans Vahinger e Il Discepolo di Bourget ricostruisce la vicenda reale di un giovane studente di giurisprudenza, allievo dello stesso Bourget, che il 25 gennaio 1988 uccise la sua amante a colpi di pistola cercando poi di suicidarsi.
Nel processo venne messa in evidenza l’influenza esercitata da Les Amants di Vigny e da La Donna di trent’anni di Balzac. Proprio lo stesso Vallès ebbe a dichiarare che le victimes du livre si trovano tra “un pubblico che trasforma l’inchiostro in sangue e l’impressione tipografica in impressione del cuore”. In questo clima la letteratura sociale di Vallès fu presto accantonata. In Italia prese posizione sull’argomento Ruggero Bonghi in un articolo comparso su «Nuova Antologia» nel 1889. Oggi, a distanza di un secolo e mezzo dalle vicende della Comune, troviamo la narrazione di Vallès tra le più significative di un’epoca e sempre portavoce sensibile e determinata delle istanze dei più deboli, degli oppressi, dei vinti.
Fonti:
- M.L. Premuda Perosa, Jules Vallès, giornalista. Perugia, 1987.
- G. Costa Colajanni, Il giornalismo di movimento di Jules Vallès. Palermo 1981.
- F. Montanari, Jules Vallès, scrittore libertario: all’alba della società di massa. Fasano 1991.
- A. Castoldi, Vallès, Jules. GDE, Torino, 1992.
- S. Calabrese, “Wertherfieber”, bovarismo e altre patologie della lettura romanzesca. In La cultura del romanzo, Torino 2001.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- L'insorto
Il romanzo fu pubblicato nel 1886 postumo, l’anno successivo alla morte dell’autore Jules Vallès, ed è il terzo di una trilogia ad evidente sfondo autobiografico. La descrizione dei due mesi della Comune dà il senso a tutta la trilogia e certamente sono il momento di spicco di questo romanzo. - I refrattari
L’ambiente descritto da Vallès nel volume è quello della Bohème, il modello di vita dell’artista emarginato prodotto e scaturito dal ceto medio urbano. Loro retaggio è anche la dottrina – che dobbiamo a Théophile Gautier – dell’arte per l’arte e il dettato di “épater le bourgeois”, atto di ribellione che appare decisamente moderno ma che sarebbe impossibile se non ci fossero dei borghesi da “épater”, da impressionare, da stupire.