Dall’incipit del libro:
Le sono molto riconoscente per avermi con tanta cordialità invitato ad associarmi in qualche modo a lei nell’evocazione che si fa in questo libro della superba figura del poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, suo amico. Mi ha porto così facendo un’occasione ottima per esprimere con più di convinzione e caldezza di quel che non facessi anni addietro, quando mi avvenne di parlare di lui, la mia ammirazione per la sua arte; non solo, ma per il suo carattere, il quale non mi era noto allora che imperfettamente. Anzi, non pure imperfetta era la nozione che avevo di quel carattere che lei ci dipinge oggi con tanta vivacità, ma ne avevo un’idea del tutto falsa; com’era del resto il caso per molti in quel tempo; i quali non conoscendo di persona l’autore dei Sonetti e Poemi, eran per forza portati a fidarsi dei sinistri racconti, dei pettegolezzi e delle favole che sedicenti amici facevano, e hanno poi continuato a fare, intorno a lui. E sì che, quanto a me, nè il desiderio mi è mancato di mettermi in rapporto diretto con esso — chè lo avevo sentito fin da quando leggevo quasi adolescente, in una biblioteca fiorentina, le sue prime opere poetiche —; nè avevo trascurato di adoprarmi per concordare un incontro fra noi appena si era presentato il destro di poterlo fare senza troppo scomodo nè per lui nè per me. Fu nel 1903, mi ricordo. Ero capitato a Nervi per caso, ma incantato da quel paese delizioso mi vi ero fermato con l’intenzione di trattenermivi un poco.


