Dall’incipit del libro:
Si può dire che Giovanni Giolitti si è iniziato nella politica come crispino. I primi movimenti furono tali. Figlio di un impiegato dello stato anelava uscirne per salire. Egli era intimo di due giornalisti che avevano fatto storia. Firmarono tutti e tre la circolare che invitava il collaboratore massimo della liberazione siciliana a un grande banchetto politico a Torino. I due firmatari, compagni di Giolitti, erano Bottero, direttore della Gazzetta del Popolo , e Roux, direttore della Piemontese . Fu una amicizia durata poco. Una volta nel gabinetto Giovanni Giolitti si è sentito raffreddato. Crispi lo chiamava nei dietroscena con soprannomi antipiemontesi e antipatici. Li li per salire al posto di presidente dei ministri Crispi gli fu ingrato. Gli portò via dei ma ttoni di sotto i piedi. Ho questo dialogo curioso:
— In questo non ci sarebbe che lei, on. Crispi, gli disse, non so se ironicamente o seriamente, Umberto che lo aveva ricevuto per la consultazione.
— Mi metta da parte, maestà: io sono vecchio, non ho innanzi a me molti anni per giungere a svolgere tutto in un programma di governo.


