Dall’incipit del libro:
Tra la grande rivoluzione francese e la grande rivoluzione russa non c’è analogia che nel finale catastrofico dell’antico regime. Le due monarchie sono cadute come due immensi bubboni purulenti che si slabbrarono e inondarono i due paesi di un fetore nauseabondo. Il tonfo dei rovesci dinastici è stato sentito in tutto il mondo. Le Corti nello sconquasso sono sembrate due ambienti di putrefazioni feudali. L’una non aveva nulla che non avesse l’altra. Gli stessi cervelli in decomposizione, la stessa corruzione, lo stesso assolutismo, la stessa terra dei supplizi. Due personaggi di trono che avevano lavorato i sudditi con la tirannia massima dei loro mostruosi avi. Due insensibilie insensati che si liberavano dalle moltitudini, che volevano vivere con le cariche dei corazzieri e dei cosacchi, che aggredivano e uccidevano. Due amorali. Luigi XVI viveva circondato da un centinaio di bastardi, sessanta dei quali li aveva ereditati da Luigi XV.


